Garlasco, 16 settembre 2025 – A diciotto anni dal delitto di Garlasco, la morte di Chiara Poggi torna al centro dell’attenzione con nuovi sviluppi e rivelazioni. Nel corso della trasmissione Quarta Repubblica su Rete4, il genetista Matteo Fabbri ha raccontato un retroscena di rilievo riguardante le indagini iniziali sull’omicidio avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco, in provincia di Pavia.
Genetista Fabbri: “Nel 2007 ci negarono accesso ai rifiuti”
Durante l’incidente probatorio sono state repertate otto impronte parziali di cui sei sul sacchetto dei cereali consumati da Chiara Poggi la mattina del delitto e due sul sacchetto della spazzatura. Nessuna traccia è stata rilevata invece sul sacchetto dei biscotti e sulla confezione di Estathè. Fabbri ha sottolineato che queste otto tracce hanno i “requisiti minimi” per un confronto e saranno analizzate insieme alle impronte di Chiara, del fidanzato Alberto Stasi e del nuovo indagato Andrea Sempio.
Il genetista ha rivelato che nel 2007, al primo accesso possibile alla villetta dopo un mese dall’omicidio, la difesa tentò di ispezionare il cestino della spazzatura ma l’operazione fu bloccata e impedita. Fu possibile solo fotografarlo, con visibili confezioni di Fruttoli e The. “Non ci è mai stata fornita una spiegazione per questo impedimento”, ha affermato Fabbri, evidenziando come si trattasse di un reperto centrale per tutte le parti in causa, inclusi gli inquirenti.
La teoria dei due killer e la ricostruzione scientifica
Fabbri ha rilanciato la pista della presenza di due persone coinvolte nel trasferimento del corpo di Chiara Poggi, ipotizzando un “meccanismo di trasporto” che si basa su “segni scientifici oggettivi come spruzzi di sangue e striature di mano” trovati sulla scena del crimine. Questa versione supporta la tesi difensiva di Stasi, che da anni suggerisce la possibile responsabilità di altri soggetti oltre al fidanzato condannato definitivamente nel 2015.
La svolta sul DNA di “ignoto 3”
Parallelamente, la Procura di Pavia ha chiarito un mistero riguardante il DNA definito “ignoto 3”, rinvenuto su una garza usata durante l’autopsia di Chiara Poggi. Si è appurato che si trattava di una contaminazione derivante da un altro cadavere sottoposto a esame nello stesso periodo, escludendo così l’esistenza di un terzo profilo biologico collegato al delitto.
Questi nuovi elementi, insieme ai reperti ritrovati e alle analisi scientifiche in corso, confermano come il delitto di Garlasco sia tuttora oggetto di approfondimento e rielaborazione, con potenziali sviluppi giudiziari che potrebbero modificare la comprensione di uno dei casi più discussi della cronaca nera italiana.





