Genova, 20 novembre 2025 – Continua la mobilitazione dei lavoratori dell’ex Ilva di Genova Cornigliano, che da ieri notte presidiano lo stabilimento con un’occupazione e presidi permanenti, dormendo in strada per chiedere attenzione al governo sul futuro dell’industria siderurgica italiana. La situazione si fa sempre più tesa anche negli altri siti del gruppo, con proteste e scioperi che coinvolgono Taranto, Novi Ligure e altre sedi strategiche.
Al termine della giornata, la situazione è rientrata con i lavoratori di Genova che hanno tolto il presidio.
Il grido di allarme della sindaca Silvia Salis
Dal presidio genovese, la sindaca di Genova, Silvia Salis, ha espresso un duro giudizio sulla gestione della vertenza: «Non siamo in un Paese normale se i lavoratori devono dormire per strada per farsi ascoltare dal governo». La Salis ha definito il piano attuale come un vero e proprio “suicidio assistito” per l’acciaio nazionale, sottolineando che ne va del lavoro di mille operai liguri e di tutta l’economia italiana.
La sindaca, che ha preso l’incarico il 29 maggio 2025, ha criticato la mancanza di una strategia complessiva da parte dell’esecutivo, definendo il piano Urso senza futuro e denunciando la fretta politica nel promuovere soluzioni come il forno elettrico a Cornigliano senza un reale progetto industriale. Sul tema dello scorporo dei siti del gruppo, la Salis ha affermato che potrebbe essere l’unica via per salvare Genova, a patto che il governo si impegni a garantire investimenti e un piano politico serio, non un semplice “si salvi chi può”.
Ex Ilva, la protesta si allarga
Non solo Genova: a Taranto, cuore pulsante dell’ex Ilva, le sigle sindacali Fim, Fiom, Uilm e Usb hanno convocato assemblee infuocate e deciso azioni di sciopero immediato, occupazioni di reparti e blocchi interni. I lavoratori contestano il piano del governo, ritenuto un preludio alla chiusura dello stabilimento, e chiedono il ritiro del progetto presentato a Palazzo Chigi.
Il clima negli stabilimenti resta quindi estremamente teso, con centinaia di operai in corteo e un blocco degli ingressi alla direzione. I sindacati hanno lanciato un appello diretto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni affinché intervenga con urgenza e riapra un confronto che al momento appare bloccato.
Anche a Novi Ligure si registra mobilitazione con scioperi e manifestazioni, mentre la protesta coinvolge tutta la dorsale degli impianti siderurgici ex Ilva.
Ex Ilva, Bombardieri accusa: “Il lavoro di Urso rischia di portare alla chiusura”
Secondo Pier Paolo Bombardieri, segretario generale della Uil, le azioni del ministro Urso starebbero conducendo l’ex Ilva verso la chiusura definitiva. “Da più di un anno ci parlano di potenziali investitori interessati, ma al momento non c’è nulla di concreto”, ha dichiarato Bombardieri a margine del consiglio confederale regionale della Uil Piemonte. Il leader sindacale ha espresso preoccupazione riguardo alle proposte avanzate dall’esecutivo: “Quando si parla di formazione, chiediamo: formazione per fare cosa? Per smontare l’Ilva o produrre acciaio? Non è chiaro”. Bombardieri ha sottolineato come l’incontro recente abbia di fatto sancito una situazione critica per lo stabilimento, con il rischio concreto di chiusura.
Il segretario della Uil ha ricordato che le proposte dei lavoratori sono già sul tavolo, ma temono che non vengano prese in considerazione. L’attenzione è rivolta sia alla salvaguardia dei posti di lavoro sia alla possibilità di garantire un futuro alla produzione siderurgica italiana.
Fiom e Fim Cisl: picchetti e proteste a oltranza
La Fiom Cgil ha annunciato altre 24 ore di sciopero nello stabilimento ex Ilva di Novi Ligure, con picchetti a oltranza in attesa di un incontro con il prefetto. I lavoratori continuano a manifestare per chiedere garanzie sul futuro dello stabilimento e la salvaguardia dei posti di lavoro.
A Taranto, la Fim Cisl guida la protesta dei dipendenti dello stabilimento ex Ilva. Il segretario nazionale Valerio D’Aló ha ribadito che i lavoratori non accetteranno mai un piano di chiusura. La mobilitazione prosegue con scioperi, occupazioni e blocchi, spostandosi ora all’esterno della fabbrica per coinvolgere l’intera città.
D’Aló ha sottolineato che la protesta non è rivolta contro nessuno, ma mira a difendere il lavoro e la sicurezza dei dipendenti. Il sindacalista ha inoltre chiesto al governo di riaprire il dialogo e di finanziare la decarbonizzazione senza penalizzare i salari dei lavoratori o fermare impianti essenziali per Taranto, Genova, Novi Ligure, Salerno e l’intero gruppo ex Ilva.
Il messaggio dei sindacati è chiaro: garantire continuità produttiva, sicurezza ambientale e occupazionale. I lavoratori rimangono pronti a mantenere la mobilitazione fino a quando il governo non offrirà risposte concrete sul futuro degli stabilimenti.
Un settore strategico in bilico
L’ex Ilva, oggi gestita da Acciaierie d’Italia, società in amministrazione straordinaria con il coinvolgimento dello Stato attraverso Invitalia, è uno dei principali asset industriali del Paese. Dal 2015 è iniziata una fase complessa caratterizzata da passaggi di proprietà, crisi produttive e tentativi di rilancio, con l’obiettivo di innovare la produzione e ridurre l’impatto ambientale.
Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha confermato che non ci saranno incrementi di personale oltre le 4.450 unità previste e ha annunciato percorsi formativi per altri 1.550 lavoratori. Tuttavia, i sindacati contestano l’assenza di un vero piano industriale e denunciano che senza una svolta politica e investimenti concreti il processo di deindustrializzazione porterà a un indebolimento irreversibile del settore siderurgico italiano.
Le trattative con potenziali acquirenti, tra cui Bedrock Industries, Flacks Group e altri soggetti internazionali, sono ancora in corso, ma restano avvolte da riservatezza e incertezza. La protesta e la mobilitazione dei lavoratori rimangono una voce forte e chiara verso il governo, che si trova di fronte a una sfida cruciale per il futuro dell’industria e dell’occupazione in Italia.
Per approfondire: Dall’Italsider ad Acciaierie d’Italia: l’ascesa e il declino dell’Ilva




