Milano, 16 maggio – La giudice di Pavia, Daniela Garlaschelli, ha affidato a due periti sei quesiti della maxi perizia genetica sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. I quesiti riguardano l’analisi dei profili genetici e l’eventuale comparazione del DNA già valutato nel processo a Alberto Stasi
L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco, continua a sollevare interrogativi e a stimolare nuove indagini. Recentemente, la giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, ha affidato sei quesiti a due periti di grande esperienza: la genetista Denise Albani e l’esperto di analisi dattiloscopiche Domenico Marchigiani. Questi quesiti rappresentano un passaggio cruciale nell’ambito di un incidente probatorio, richiesto dalla Procura per fare luce su aspetti ancora oscuri della vicenda.
Analisi dei profili genetici
I quesiti si concentrano principalmente sull’analisi dei profili genetici estratti dai margini ungueali di Chiara, campioni precedentemente esaminati dal perito Francesco De Stefano durante il processo di secondo grado a carico di Alberto Stasi. In quell’occasione, De Stefano aveva dichiarato che i risultati non erano utilizzabili per comparazioni. Tuttavia, ora i nuovi periti sono stati incaricati di valutare se, alla luce delle attuali tecnologie e metodologie scientifiche, sia possibile considerare questi profili validi per un confronto.
Importanza della comparazione con il DNA
Particolare attenzione sarà riservata al secondo quesito, che prevede la verifica della possibilità di effettuare una comparazione con il DNA di Sempio, un possibile sospettato. Questo passaggio è fondamentale per capire se nuovi sviluppi scientifici possano offrire risposte a domande rimaste in sospeso per quasi due decenni.
Gli altri quesiti
Il terzo punto riguarda “l’estrazione del DNA dai ‘para-adesivi’ delle impronte rinvenute sulla scena del crimine e sugli oggetti analizzati”, che sarà effettuata nei laboratori del RIS di Parma. Su questo aspetto, la difesa di Sempio – rappresentata dagli avvocati Taccia e Lovati – ha chiesto e ottenuto che le analisi siano limitate all’ambito genetico, escludendo quelle dattiloscopiche.
Il quarto quesito concerne invece “l’estrazione del DNA dai campioni biologici e dai reperti” che, all’epoca, non furono mai analizzati oppure diedero risultati “dubitativi o inconclusivi”. Tali materiali si trovano presso l’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Pavia.
Il quinto punto prevede la “comparazione” tra tutti i profili genetici ottenuti, con l’obiettivo di verificare “l’eventuale corrispondenza o compatibilità” con il DNA di Sempio, di Stasi, dei membri “di sesso maschile della famiglia Poggi”, nonché di tutte le persone oggi incluse nel nuovo giro di prelievi. Questi ultimi comprendono, tra gli altri, le gemelle Cappa, Marco Panzarasa, Roberto Freddi, Mattia Capra, Alessandro Biasibetti, il medico legale dell’epoca, tre investigatori della prima indagine e i soccorritori intervenuti nella villetta. Qualora queste persone, che non risultano indagate, si rifiutassero di sottoporsi ai tamponi salivari, il giudice per le indagini preliminari potrà disporre il prelievo coattivo.
Infine, il sesto punto – introdotto oggi dalla difesa di Sempio – riguarda la “catena di custodia”, ovvero le modalità con cui tutti i reperti sono stati conservati nel corso degli anni.