Restano in carcere i tre indagati per l’omicidio del sedicenne Giuseppe Di Dio, ucciso la sera del 1° novembre davanti a un bar di Capizzi, in provincia di Messina. Il gip del tribunale di Enna ha infatti convalidato i fermi nei confronti di Giacomo Frasconà Filaro, 20 anni, accusato di omicidio aggravato e tentato omicidio, e dei suoi familiari, il padre Antonio e il fratello Mario, ritenuti responsabili di concorso nel delitto.
Sparatoria a Capizzi: l’interrogatorio e le dichiarazioni degli indagati
L’interrogatorio si è svolto nel carcere di Enna alla presenza del gip Zelia Futura Maimone e del sostituto procuratore Salvatore Interlandi. Giacomo Frasconà Filaro si è avvalso della facoltà di non rispondere, limitandosi a una dichiarazione spontanea per scagionare il padre e il fratello, affermando che “loro non c’entrano niente, non sapevano nulla”. Al contrario, Antonio e Mario hanno risposto alle domande, sostenendo di essere stati allertati telefonicamente da un amico di Giacomo sulle sue intenzioni e di averlo cercato per impedirgli di compiere un errore, ignorando però che fosse armato. Avrebbero accompagnato Giacomo in auto fino al bar, dove lui ha poi chiesto di essere lasciato.
Secondo la difesa, rappresentata dall’avvocato Felice Lo Furno, Giacomo sarebbe stato oggetto di una serie di provocazioni e sarebbe stato pestato poco prima della sparatoria, episodio di cui porta ancora i segni. Dopo l’aggressione, avrebbe preso la pistola in una casa abbandonata prima di dirigersi verso il bar.
La dinamica della sparatoria
Sabato sera, davanti al bar di Capizzi, Giacomo ha sparato contro un gruppo di ragazzi, colpendo mortalmente Giuseppe Di Dio, 16 anni, e ferendo lievemente un 22enne. La vittima è deceduta poco dopo il trasporto alla guardia medica. L’arma del delitto, una pistola con matricola abrasa, è stata recuperata e sequestrata dai carabinieri del comando provinciale di Messina, che hanno fermato subito dopo i tre indagati.






