Tunisi, 19 ottobre 2025 – La città tunisina di Gabès si prepara a una nuova giornata di protesta contro l’inquinamento: l’Unione Generale Tunisina del Lavoro (UGTT) ha infatti proclamato uno sciopero generale regionale per il 21 ottobre. Il motivo della mobilitazione è la grave crisi ambientale che da anni affligge il territorio, in particolare legata alle attività del complesso chimico del Groupe Chimique Tunisien (GCT).
La protesta contro l’inquinamento industriale a Gabès
La decisione dello sciopero arriva dopo settimane di crescenti tensioni sociali, scandite da cortei, sit-in e scontri serali con le forze di polizia, che hanno portato a decine di arresti. La commissione amministrativa regionale dell’UGTT ha annunciato l’astensione dal lavoro per denunciare le condizioni di degrado ambientale e chiedere interventi urgenti per la tutela della salute pubblica. La situazione è particolarmente critica nelle aree di Ghannouch e sulla spiaggia di Chatt Essalem, dove le emissioni fuori norma di ammoniaca e anidride solforosa, insieme allo scarico in mare di residui di fosfogesso, hanno causato ripetuti episodi di intossicazione con numerosi ricoveri, inclusi studenti.
Il Consiglio regionale dell’Ordine dei medici di Gabès ha chiesto un controllo sanitario immediato, mentre la Lega tunisina per i diritti dell’uomo ha denunciato una vasta campagna di arresti notturni che ha portato a oltre 38 fermi, con 25 persone in custodia cautelare. Intanto, per lunedì 20 ottobre è stata convocata una seduta parlamentare straordinaria con la partecipazione dei ministri della Salute e delle Infrastrutture, per discutere la situazione ambientale e sociale della regione.
Le implicazioni politiche ed economiche della crisi
Il presidente tunisino Kaïs Saied ha definito i problemi legati all’inquinamento a Gabès un vero e proprio “assassinio ambientale“, attribuendo le cause a scelte politiche passate e ribadendo la costituzione di una commissione d’inchiesta urgente. Contestualmente sono state inviate delegazioni tecniche per pianificare interventi di riparazione al complesso chimico.
Il caso di Gabès mette in luce l’alta posta in gioco tra rilancio industriale e salvaguardia ambientale. Il fosfato, prodotto dal GCT, rappresenta infatti la principale risorsa mineraria della Tunisia e una voce chiave dell’export nazionale. Il governo ha l’obiettivo di quintuplicare la produzione annuale di fosfato entro il 2030, portandola a 14 milioni di tonnellate, ma le proteste e le condizioni di salute pubblica nella regione pongono un forte interrogativo sull’equilibrio tra sviluppo economico e tutela ambientale.






