Roma, 12 dicembre 2025 – Alcuni Paesi stanno adottando delle misure per limitare l’impatto dei social media sui giovani, come inserire delle restrizioni sull’età di utilizzo. Per UNICEF, tuttavia, queste iniziative non sono sufficienti a garantire una protezione efficace dei bambini. L’organizzazione internazionale richiama l’attenzione sulla necessità di un approccio più integrato che vada oltre il semplice divieto, per tutelare i diritti e il benessere dei più giovani.
Per l’Unicef le limitazioni di età non bastano
“In tutto il mondo, i Governi stanno discutendo su quanto un giovane sia ‘troppo giovane’ per usare i social media, con alcuni che introducono restrizioni legate all’età su tutte le piattaforme”, afferma l’UNICEF in una nota. Queste misure nascono dalla preoccupazione per la crescente esposizione dei bambini a rischi quali il bullismo, lo sfruttamento e contenuti dannosi, con conseguenze negative sulla salute mentale e il benessere. Tuttavia, l’agenzia delle Nazioni Unite evidenzia che lo status quo sta fallendo nei confronti dei bambini e sta mettendo a dura prova le famiglie.
L’UNICEF ricorda che i social media non sono un lusso, ma per molti bambini rappresentano un’importante ancora di salvezza, soprattutto per quelli isolati o emarginati. Attraverso queste piattaforme, infatti, possono accedere a opportunità di apprendimento, socializzazione, gioco ed espressione di sé. Le restrizioni di età, se applicate senza una strategia più ampia, rischiano di spingere i minori verso spazi meno regolamentati e più insicuri, complicando ulteriormente la loro protezione.
Verso un approccio globale e responsabile
L’UNICEF invita i governi a garantire che le leggi sull’età non sostituiscano l’obbligo delle aziende tecnologiche di investire nella creazione di piattaforme più sicure e in una moderazione efficace dei contenuti. Le aziende, secondo l’organizzazione, devono rivedere il design dei loro prodotti ponendo al centro la sicurezza e il benessere dei bambini, sviluppando strumenti di verifica dell’età che rispettino i diritti e le esperienze differenziate degli utenti più giovani.
Queste protezioni devono essere applicate in tutti i contesti, inclusi i Paesi fragili o colpiti da conflitti, dove le capacità istituzionali di regolamentazione sono limitate. L’UNICEF sottolinea inoltre che la regolamentazione non deve esonerare le piattaforme dall’obbligo di assumersi la responsabilità di identificare e affrontare proattivamente gli impatti negativi sui diritti dei bambini.
L’organizzazione, presente in 193 paesi con la sua sede centrale a New York, continua a promuovere i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nel mondo, impegnandosi a proteggere i più vulnerabili attraverso interventi concreti e campagne di sensibilizzazione. In Italia, l’UNICEF è attivo dal 1974 e offre numerose possibilità di sostegno, tra cui la nota iniziativa “Adotta una Pigotta”, finalizzata a raccogliere fondi per progetti a favore dei bambini in difficoltà.
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