Ospite della nuova puntata del BSMT di Gianluca Gazzoli, il Professor Luciano Floridi. La discussione si concentra principalmente sull’impatto trasformativo dell’Intelligenza Artificiale (AI) sulla società, l’istruzione e il lavoro, sottolineando come l’AI non sostituisca l’abilità umana, ma piuttosto amplifichi le capacità di coloro che sono già competenti. Il dialogo tocca anche temi come la regolamentazione dell’AI negli Stati Uniti, evidenziando le tensioni tra legislazione federale e statale, e l’importanza di un cambiamento culturale nell’approccio alle nuove tecnologie da parte delle generazioni meno giovani. Inoltre, vengono affrontati i risvolti sociali dell’AI, come la diffusione di disinformazione e la crescente tendenza a sviluppare legami affettivi con i sistemi di intelligenza artificiale, sollevando preoccupazioni etiche e psicologiche.
Luciano Floridi: IA, competenza e la trasformazione della normalità
Uno dei concetti centrali ribaditi dal Prof. Floridi riguarda la natura abilitante dell’IA, non sostitutiva della competenza umana. Luciano Floridi sottolinea che “L’unica cosa che l’IA fa veramente è aiutare quelli che le cose le sanno fare… Quelli che non le sanno fare vanno a sbattere“. Egli usa una potente analogia per chiarire questo punto: “È un po’ come quando uno pensa che tanto ci pensa l’automobile, ma se tu non hai la patente, io ti posso mettere in mano qualsiasi automobile, ma vai a sbattere contro il primo muro“. L’IA, quindi, non elimina la necessità di abilità, ma amplifica la capacità di coloro che già possiedono il “mestiere“.
Il panorama tecnologico è mutato radicalmente nell’ultimo anno, un periodo definito come “un anno impegnativo” nel settore AI/informatica. La sfida maggiore non è solo comprendere i nuovi sviluppi, ma “cambiare proprio dentro il cervello che cos’è normale“. Per i giovani di 18 anni, l’uso di strumenti come ChatGPT è un “dato acquisito“, qualcosa di ormai vecchio e stabilito, non una novità. Floridi esorta a non resistere a queste innovazioni, ma a “cavalca[rle]“ e a pensare in modo strategico, perché la rivoluzione digitale è “già avvenuto“.

Geopolitica e regolamentazione dell’IA
Un tema importante trattato è l’interazione tra l’innovazione tecnologica e il contesto geopolitico, in particolare il ruolo degli USA e dell’Europa. Floridi ha discusso le tensioni interne agli USA, dove l’amministrazione Trump ha tentato, senza successo grazie al Senato, di bloccare la possibilità degli stati singoli di legiferare sull’IA. Questa tensione riflette la differenza tra una visione federale/distante (Washington, concentrata sulla competizione globale e la deregolamentazione) e una locale (gli stati, più inclini a regolamentare per i cittadini).
L’Europa, pur potendo essere più indipendente e stare “sulle sue gambe“, ha decenni di abitudine a seguire le direttive di Washington. Tuttavia, l’Europa si sta muovendo bene sul fronte legislativo. Floridi suggerisce che una strategia vincente per l’Europa sarebbe competere offrendo open source “in linea con la legislazione europea” e il GDPR, rendendolo gratuito (competendo con gli USA) e legale/protetto (competendo con la Cina).
Il nuovo lavoro umano: architetto e capitale semantico
Con l’avvento di strumenti potenti come ChatGPT, il ruolo del creatore di contenuti si sta trasformando. Non si tratta più di essere il “muratore” del testo, ma l’architetto. Floridi introduce il concetto di “distant writing” (scrittura a distanza), dove si diviene l’architetto del testo, scegliendo personaggi, luogo, modalità e tema, mentre l’IA mette insieme i mattoni. Il vero limite non è l’IA, ma la capacità umana di comunicare e dare la direzione giusta.
L’IA, essendo addestrata sul passato, è come “guardare al mondo con lo specchietto retrovisore“. Per l’avanzamento della conoscenza e la ricerca di nuove idee, è fondamentale l’apporto umano. Il successo in questo nuovo panorama dipende dal capitale semantico che ci si porta appresso: la propria immaginazione, le idee, e le nuove domande. L’IA toglie i vincoli, ma espone l’incapacità umana di gestire le opportunità.
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Luciano Floridi: Processo vs. prodotto e la crisi della fonte
Un altro tema filosofico cruciale è il recupero del valore del processo rispetto al mero prodotto. Nella cultura “post bellica” o consumistica, ha importanza solo il prodotto finale. L’IA, paradossalmente, potrebbe aiutarci a rivalutare il “momento manifatturiero“ e a chiederci “ma da dove viene questo qui? Chi l’ha fatto, perché l’ha fatto“.
L’interesse per un oggetto, come una torta o una fede, non sta nel suo valore materiale, ma nel “network” o nel contesto di intersezioni che lo circonda (il valore semantico). Il rischio, tuttavia, è che, come con la calcolatrice che ha fatto perdere l’abilità di fare calcoli, anche l’IA possa portare alla perdita di capacità umane. Floridi invita ad essere aperti a perdere le abilità che facevamo malvolentieri, in favore di nuove modalità creative.
Vulnerabilità umana e il valore delle domande (Prompt)
Infine, Luciano Floridi solleva serie preoccupazioni etiche riguardanti la solitudine e la crescente dipendenza affettiva dall’IA (come nel caso del servizio Replica). Questi strumenti sono spesso costruiti proprio per creare una dipendenza “abbastanza gravi” e per sostenere un legame di supporto psicologico. Questo è un fenomeno di frontiera che richiede regolamentazione.
Il dato più prezioso che gli utenti regalano all’IA non sono solo le informazioni, ma le loro domande, i cosiddetti prompt. Floridi avverte che dando all’IA “la lista dei nostri desideri, dei nostri desiderata” e “tutte le domande, oltre a tutti i dati… ma soprattutto i vostri desideri, le vostre mancanze, le vostre assenze“, stiamo fornendo un profilo straordinariamente dettagliato del nostro identikit, il “petrolio di oggi“.
In sintesi, la rivoluzione digitale è già avvenuta, e l’approccio deve essere proattivo, puntando sull’educazione, la regolamentazione e la consapevolezza che il cambiamento è culturale, sociale e politico.






