Negli ultimi anni il nome Cloudflare è diventato sempre più centrale quando si parla di infrastrutture digitali, sicurezza online e stabilità della rete. Eppure, nonostante il ruolo fondamentale che ricopre, una vasta parte degli utenti non sa realmente che cosa faccia, come funzioni e perché una sua interruzione possa paralizzare intere porzioni di Internet. Per comprenderlo è utile osservare come questa piattaforma opera quotidianamente dietro le quinte del web e perché milioni di siti, applicazioni e dispositivi dipendono dai suoi servizi.
Le origini e l’evoluzione di Cloudflare
Cloudflare nasce nel 2009 con un obiettivo iniziale relativamente semplice: individuare e bloccare la fonte dello spam via email. In pochi anni, però, si trasforma in una delle più grandi reti globali dedicate alla sicurezza e all’ottimizzazione delle performance online. Oggi gestisce servizi DNS, strumenti di protezione dai cyber attacchi, sistemi per accelerare la distribuzione dei contenuti e molto altro.

Con oltre dodici milioni di domini registrati e circa il 10% del traffico mondiale che transita attraverso i suoi nodi, Cloudflare è diventato un attore imprescindibile per aziende, enti pubblici, organizzazioni no profit, blogger e chiunque disponga di una presenza online. Il suo network gestisce in media oltre 32 milioni di richieste HTTP al secondo, una quantità impressionante che rende evidente il livello di dipendenza globale dalle sue tecnologie.
Come funziona Cloudflare dietro le quinte
Dal punto di vista tecnico, Cloudflare si comporta come uno strato di protezione che si interpone tra un sito e il resto della rete. Quando un utente prova a collegarsi a una pagina, la richiesta non va direttamente al server di origine, ma transita prima attraverso la rete Cloudflare. Qui viene analizzata in base a provenienza, tipo di browser, numero di richieste generate dallo stesso indirizzo e altri parametri.
Questo filtro permette di distinguere rapidamente il traffico legittimo da quello malevolo, bloccando bot e tentativi di attacco e lasciando passare solo gli utenti reali. Inoltre, se viene attivato il proxy di Cloudflare, l’indirizzo IP del server reale viene sostituito da uno dell’azienda, aggiungendo un ulteriore livello di protezione.
La capacità di alleggerire il carico del server originale è fondamentale: impedisce sovraccarichi, evita che un traffico anomalo possa mandare offline una piattaforma e assicura la continuità del servizio anche in momenti di picco.
Perché Cloudflare è così diffuso?
Uno dei motivi per cui Cloudflare è così diffuso è la possibilità di utilizzare molti servizi gratuitamente. La piattaforma offre DNS pubblici senza costi, una CDN globale accessibile anche agli utenti base, certificati SSL immediati per trasformare un sito in HTTPS, caching dei contenuti e protezione dagli attacchi.
Per chi necessita di funzioni più avanzate, come il load balancing basato sulla geolocalizzazione o il monitoraggio attivo dei server, sono disponibili piani a pagamento con costi contenuti. L’interfaccia semplice e il processo di configurazione rapido hanno favorito una diffusione massiccia anche tra webmaster meno esperti.
I vantaggi principali
Tra gli aspetti più apprezzati ci sono la velocità, l’affidabilità e la possibilità di servire una copia cache del sito anche in caso di down del server di origine. Cloudflare mette anche a disposizione strumenti di analisi avanzata, utili per comprendere il comportamento del proprio pubblico e ottimizzare le performance.
I limiti da considerare
Non mancano alcune criticità. Cloudflare gestisce direttamente le zone DNS, un aspetto che può non piacere a tutti. Nel piano gratuito alcune funzionalità avanzate non sono disponibili. Inoltre, il certificato SSL fornito per impostazione predefinita è un unico certificato condiviso, soluzione adeguata per siti semplici ma non ideale per esigenze più complesse.
Guasti e vulnerabilità
Cloudflare non è immune da disservizi. In passato si sono verificati episodi significativi, come il malfunzionamento del 17 luglio 2020, quando la sua rete ha smesso di funzionare per 27 minuti. Molti siti famosi, da redditi a servizi di streaming, risultarono irraggiungibili pur rimanendo tecnicamente online: ciò che mancava era la risoluzione DNS fornita da Cloudflare.

Altri incidenti, come il guasto provocato dalla disconnessione di un cavo durante una manutenzione o il blocco di interi segmenti di rete a causa di uno switch difettoso, hanno mostrato come un singolo errore possa mettere fuori uso decine di piattaforme diverse.
Perché un down di Cloudflare può bloccare metà del web?
Il motivo è semplice: l’enorme dipendenza dei servizi digitali dalle sue tecnologie. Aziende come Microsoft, GitHub, Mozilla, Shopify e altre migliaia di piattaforme gestiscono traffico e contenuti tramite Cloudflare. Quando la rete ha problemi, gli utenti visualizzano errori come “502 Bad Gateway” o non riescono a raggiungere interi domini.
Questa struttura crea un vero e proprio “effetto domino”: senza la CDN, le richieste degli utenti arrivano direttamente ai server originali, sovraccaricandoli e causando rallentamenti o blackout totali.
Un pilastro invisibile che regge Internet
Cloudflare ha trasformato il modo in cui milioni di siti e dispositivi accedono alla rete, rendendo più sicure le comunicazioni, riducendo i tempi di caricamento e proteggendo da attacchi sempre più complessi. Tuttavia, proprio questa gigantesca diffusione rende evidente l’altro lato della medaglia: un singolo guasto nell’infrastruttura può provocare blocchi di vasta portata.






