Milano, 12 ottobre 2025 – Nella giornata di sabato 11 ottobre, un cartellone pubblicitario è comparso in Largo La Foppa, nei pressi della fermata della metropolitana di Moscova a Milano, con un messaggio che ha subito attirato l’attenzione e suscitato polemiche. Su di esso si leggeva la scritta: “Israel is committing genocide”, un’accusa forte rivolta direttamente al presidente dell’UEFA, Aleksander Čeferin, affinché prenda in considerazione il boicottaggio della nazionale israeliana di calcio dalle competizioni internazionali.
Il contesto sportivo e politico

La nazionale israeliana di calcio è infatti attesa a Udine per affrontare l’Italia martedì 14 ottobre, in un incontro valido per le qualificazioni ai Mondiali. Proprio per quella giornata è stata annunciata una grande manifestazione cittadina che si oppone allo svolgimento della partita, orchestrata da gruppi di attivisti e sostenitori della causa palestinese.
Il cartellone è stato attribuito al gruppo “Game Over Israel”, un collettivo che promuove il boicottaggio del calcio israeliano a livello internazionale, evocando un parallelo con il trattamento riservato alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Il messaggio indirizzato a Čeferin mira a spingere l’UEFA a prendere una posizione netta rispetto alla partecipazione israeliana, sottolineando una presunta disparità di trattamento tra i due paesi.
Le reazioni e il ruolo di Aleksander Čeferin
Aleksander Čeferin, presidente della UEFA dal 2016, si è trovato più volte sotto i riflettori per le sue posizioni riguardanti conflitti e partecipazioni sportive. Nonostante le richieste di escludere Israele dalle competizioni, Čeferin ha più volte espresso una visione pragmatica, affermando che i calciatori non possono essere chiamati a fermare guerre politiche.
Tuttavia, il suo atteggiamento è stato criticato da alcuni osservatori per un apparente doppiopesismo nei confronti di Russia e Israele. Un articolo pubblicato recentemente mette in luce come la posizione dell’UEFA, sotto la guida di Čeferin, sembri tollerare la partecipazione israeliana mentre ha adottato misure più severe nei confronti della Russia. Questa disparità ha alimentato dibattiti accesi sull’opportunità di una coerenza nelle decisioni sportive legate a eventi geopolitici.
Il tema del boicottaggio sportivo, dunque, si intreccia con questioni di natura politica e morale, creando un terreno di scontro che vede il calcio come palcoscenico simbolico di conflitti ben più ampi. Nel frattempo, a Milano e in altre città europee si moltiplicano le manifestazioni e gli appelli a una riflessione più profonda sul ruolo dello sport nelle tensioni internazionali, con particolare attenzione alla situazione israelo-palestinese.






