Shanghai, 6 ottobre 2025 – Le immagini di Jannik Sinner piegato in due, che zoppica e usa la racchetta come un bastone prima di ritirarsi dal torneo di Shanghai, hanno colpito molti. Tuttavia, chi conosce il tennis e la fatica che comporta tende a ridimensionare l’accaduto. Si è trattato di crampi, dolorosi ma non gravi, una reazione naturale del corpo in condizioni estreme. A Shanghai, infatti, l’umidità sfiora il 90%, il tetto chiuso amplifica il calore e diversi giocatori hanno accusato malori. Rune ha denunciato il rischio di collasso, Fritz ha vacillato in campo. In simili circostanze, i crampi sono tutt’altro che rari.
Bertolucci parla della condizione di Sinner
Sinner non riusciva nemmeno a camminare, ma chi ha provato quel dolore sa che è una sensazione paralizzante, che coinvolge tutto il corpo e arriva alla testa. Il grande Paolo Bertolucci, ex grande tennista italiano e ora telecronista Sky, racconta di averli avuti una sola volta, e di aver capito subito, commentando in tv la partita tra Sinner e Griekspoor, che Jannik non avrebbe potuto proseguire: quando un giocatore resta in piedi al cambio campo, significa che il corpo lo sta abbandonando.
L’episodio si inserisce in una lunga catena di ritiri, forfait e infortuni che affliggono il circuito. Il tennis moderno, spiega l’intervistato, “logora chi lo fa”. I giocatori, attratti dai premi e dai punti, giocano senza sosta; gli organizzatori, dal canto loro, fanno di tutto per avere in campo i nomi più importanti, perché senza i big calano sponsor, pubblico e interesse. Tuttavia, è innegabile che oggi il tennis sia diventato più duro, quasi “brutale”: meno spazio a tecnica e tattica, più importanza al fisico e alla potenza.
Qualcuno ha suggerito che Sinner avrebbe dovuto fermarsi come Alcaraz, ma la replica è netta: Jannik è stato già fermo tre mesi, e ha bisogno di giocare per ritrovare ritmo e forma. Alcaraz, invece, si è preso una pausa solo per un problema alla caviglia. “Sono altri quelli che dovrebbero riposare”, si osserva.
Tennis catalizzatore di spettacolo
Il tennis cerca spettacolo ovunque, in qualsiasi condizione climatica, ma spesso a caro prezzo. “Si cerca, ma non sempre si trova”, si dice. I giocatori dovrebbero accettare di rinunciare a qualcosa, ma molti si lamentano pur continuando a iscriversi a tornei e persino a esibizioni. Il calendario è serrato — si gioca quasi tutto l’anno — ma nessuno li obbliga a partecipare. Potrebbero scegliere di fermarsi. “Facciano pure come vogliono, ma poi non protestino” racconta Paolo Bertolucci.
Anche Sinner, tra pochi giorni, parteciperà a un’esibizione: la Six Kings Slam, a metà ottobre, che riunisce i sei migliori del mondo con un montepremi di sei milioni di dollari. Ma, si precisa, quella sarà l’unica per lui.
C’è chi teme che questi ritiri frequenti siano un campanello d’allarme, ma la risposta è rassicurante: Sinner sa gestirsi. A Cincinnati ha avuto problemi intestinali, a Pechino il caldo e l’alimentazione lo hanno debilitato, e a Shanghai sono arrivati i crampi per l’umidità. Nulla di preoccupante: nel tennis, come nella vita, gli incidenti capitano. Anche i crampi, come le sconfitte, fanno parte del gioco.




