Victoria Beckham, ospite del podcast Call Her Daddy, ha condiviso una profonda riflessione sulla sua vita, spaziando dall’infanzia timida e difficile alla transizione da pop star a magnate della moda, rivelando le insicurezze e le battaglie che l’hanno accompagnata lungo il percorso. L’intervista ha messo in luce il suo desiderio di essere considerata una donna poliedrica e la sua lotta ventennale contro i preconcetti.
Victoria Beckham: l’icona Multiforme
La decisione di realizzare un documentario è arrivata dopo quasi 20 anni nel mondo della moda, un periodo in cui ha combattuto strenuamente per non essere definita esclusivamente dai quattro anni trascorsi nelle Spice Girls. Victoria ha spiegato che solo ora si è sentita in grado di riflettere su quel periodo senza che ciò intaccasse la percezione del suo marchio di moda come una semplice linea di celebrità.
Inizialmente, l’idea di un documentario la spaventava, soprattutto perché è “un po’ timida” e molto abituata ad avere il controllo. Tuttavia, l’esperienza si è rivelata liberatoria, anche perché non aveva il controllo totale sulla luce o sulle inquadrature. È stata la reazione al documentario del marito, David Beckham, a darle la fiducia necessaria. Per Victoria, abituata a vivere nel presente e a guardare sempre avanti, il documentario ha rappresentato la prima occasione per riflettere sul suo viaggio, un’esperienza che ha trovato molto emotiva.
Infanzia e bullismo: la nascita di un “carattere forte”
Victoria è cresciuta in un sobborgo di Londra, con un fratello e una sorella minori. Nonostante lei definisse la sua famiglia “working-class” nel documentario di David, la realtà è che suo padre era un vero imprenditore che lavorava molto duramente. Dopo un boom negli anni ’80, suo padre guadagnò abbastanza per comprare la famosa Rolls-Royce, e lei ricorda di aver partecipato fin da piccola al “lavoro di squadra” della famiglia, aiutando a costruire e consegnare componenti elettrici, sviluppando un forte senso etico del lavoro.
Fin da bambina, si descrive come molto timida e impacciata. Il periodo scolastico fu particolarmente difficile: Victoria non si integrava socialmente perché andava a lezioni di danza o teatro mentre gli altri ragazzi uscivano. Ha rivelato di essere stata vittima di bullismo fisico e mentale; i ragazzi le lanciavano lattine di Coca-Cola prese dalle pozzanghere nel parco giochi. In aggiunta al trauma, soffriva di acne terribile e lottava enormemente a livello accademico. Afferma di essere auto-diagnosticata dislessica e di soffrire di discalculia, problemi che ai tempi non venivano riconosciuti, e veniva semplicemente definita “stupida”. Non parlò mai ai suoi genitori del bullismo per vergogna.
Tuttavia, il bullismo e le successive critiche ricevute al college (dove le dissero che era “troppo grassa” per salire sul palco) le diedero un’importante “pelle spessa” (thick skin) che la preparò per la futura esposizione mediatica.
Il fenomeno Spice Girls e la ricerca di identità
La sua ambizione giovanile era lavorare nel teatro musicale, come a Broadway, in spettacoli come Cats o Starlight Express. L’audizione per le Spice Girls avvenne dopo aver letto un annuncio sul giornale settimanale The Stage. Victoria si presentò e, mentre tutti cantavano Madonna o Whitney Houston, lei scelse di cantare “Wait Mine Hair from Cabaret”. Nonostante non sapesse cosa avessero visto in lei, passò alle fasi successive.
Dopo aver trovato le cinque ragazze (con Emma che sostituì una prima ragazza), andarono a vivere insieme in una casa. Victoria sottolinea che i personaggi iconici delle Spice Girls non furono inventati da un manager, ma erano autentici: lei indossava davvero il tubino nero e aveva il bob lucido. La fama arrivò “da un giorno all’altro”. Da ragazza vittima di bullismo, si ritrovò improvvisamente “la ragazza popolare” che aveva sempre sognato di essere, vivendo tutto con le sue quattro migliori amiche.
Dopo lo scioglimento della band (Geri lasciò “e basta,” senza preavviso), Victoria, incinta di Brooklyn, si trasferì a Manchester per seguire David, che era diventato una grande star. Questo fu un periodo di transizione difficile: passare dal palco e dai viaggi mondiali al ritrovarsi da sola in un appartamento con un neonato. Nonostante si sentisse fortunata, lottava per trovare un senso di identità e scopo, provando “senso di colpa” e “vergogna” nell’ammettere di non sentirsi pienamente realizzata solo come madre.
La battaglia con la stampa
Durante la “WAG era” (moglie di calciatore), Victoria si divertiva a ‘stuzzicare’ David, indossando hot pants, gonne corte e reggiseni push-up per mostrare il suo seno rifatto. Confessa che questo stile esuberante era in realtà una forma di attenzione-seeking guidata dall’insicurezza e dalla mancanza di uno sfogo creativo.
Victoria si sentì spesso in un “ring di pugilato” a causa della stampa aggressiva e personale dell’inizio degli anni 2000. Un momento particolarmente umiliante fu quando, sei mesi dopo aver partorito Brooklyn, le fu chiesto di salire su una bilancia di fronte a un pubblico in diretta televisiva.
La stampa, inoltre, la scherniva costantemente sul peso, alternando gli appellativi di “porky posh” (Posh grassoccia) e “skeletal posh” (Posh scheletrica). Questo ebbe un impatto traumatico sul suo rapporto con il corpo. Negli anni ’90, era terrorizzata di mangiare grassi e conosceva a memoria il conteggio calorico di qualsiasi prodotto. Ammette di aver avuto un disturbo alimentare e di essere diventata molto brava a mentire, senza confidarsi con nessuno. È riuscita a trasformare questa “ossessione malsana” in un rapporto disciplinato e sano con il cibo, grazie anche al supporto di David, che la incoraggiò ad abbandonare il solo cardio per iniziare l’allenamento con i pesi.
La transizione alla moda: dalla critica al successo
Il passaggio dalla pop star al mondo della moda fu estremamente impegnativo. L’industria della moda inizialmente le voltò le spalle e si rifece il naso di fronte alle Spice Girls e alla sua mancanza di formazione tradizionale. Victoria fu criticata per essere una donna poliedrica. Vi erano commenti misogini come: “Dovrebbe essere felice di aver sposato David Beckham, perché le serve una carriera?”.
Per essere presa sul serio, su consiglio del suo mentore, il designer Roland Mouret, dovette spingere via Posh Spice, semplificando il suo stile e rimuovendo gli eccessi (come il seno rifatto), poiché sentiva di non aver più bisogno di esprimersi in quel modo. Il suo obiettivo principale divenne il prodotto; doveva essere il “best-in-class” (il migliore della categoria) per guadagnare credibilità.
Victoria è stata trasparente riguardo alle difficoltà finanziarie del suo marchio di moda. Nonostante le collezioni ricevessero ottime recensioni e i capi andassero a ruba, l’attività non andava bene a causa della sua inesperienza nel business, derivante dal suo background musicale. È stata un’ammissione difficile, e David l’ha sostenuta finanziariamente. La conversazione in cui David le disse che non potevano più “sostenere l’attività in quel modo” fu molto difficile, ma lui credeva nel potenziale del marchio.
Oggi, il marchio è redditizio (profitable) e Victoria è incredibilmente ambiziosa. Sottolinea che non ha mai smesso di credere in sé stessa, nonostante le innumerevoli volte in cui le è stato detto che non era “abbastanza brava”. Afferma che il messaggio fondamentale del documentario è che, a 51 anni, finalmente si sente “abbastanza brava” (good enough). È fiera di poter essere una madre e avere una carriera, incoraggiando le donne a non sentirsi in colpa per essere ambiziose.






