Sanremo, 1 dicembre 2025 – Il Festival di Sanremo prosegue il suo percorso di evoluzione e rinnovamento sotto la guida di Carlo Conti, che ha recentemente rilasciato un’intervista a RTL 102.5, offrendo alcune anticipazioni sulla 76esima edizione della kermesse musicale, in programma dal 24 al 28 febbraio 2026. Tra le riflessioni più significative del conduttore e direttore artistico, spicca il concetto di “big o non big”, che secondo Conti è ormai un criterio sempre più relativo nel contesto musicale contemporaneo.

La sfida di Sanremo: mischiare generazioni e stili
Carlo Conti ha sottolineato l’importanza di una programmazione che sappia coniugare artisti di diversa generazione e notorietà, al fine di rappresentare al meglio la varietà e la ricchezza della musica italiana. “Big o non big è tutto relativo – ha spiegato – perché, per esempio, mia suocera non sa chi è Samurai Jay, ma sa chi è Patti Pravo. Viceversa, un ragazzino potrebbe non conoscere Patti Pravo ma conoscere molto bene Aka7even”. Questo scambio generazionale, ha aggiunto, è una delle forze che negli ultimi anni ha caratterizzato il Festival, ampliando il pubblico e rinnovando il panorama musicale.
In questo senso, l’attenzione si concentra soprattutto sulle canzoni, che rappresentano il cuore della manifestazione. Conti ha ricordato il caso dello scorso anno con Lucio Corsi, un artista relativamente sconosciuto che è riuscito a emergere e a rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest. “Quando ho parlato di lui, molti hanno chiesto ‘Chi è?’ – ha detto – ma poi ha dimostrato il suo valore”. La scelta delle canzoni è infatti una delle responsabilità più delicate del direttore artistico, che deve selezionare brani capaci di rispecchiare la proposta musicale attuale del Paese.
Il conduttore ha anche rivelato il proprio approccio al Festival, preferendo mantenere un certo distacco dai social media. “Non leggo né guardo i commenti – ha confessato – ascolto la radio, che trovo più autentica”.
Il ruolo di Carlo Conti e la selezione dei brani
Carlo Conti ha descritto il ruolo di direttore artistico come “la cosa più difficile del Festival”, in particolare per quanto riguarda la selezione delle canzoni. “Negli ultimi quindici giorni prima della scelta definitiva non dormo la notte – ha raccontato – perché mi sveglio spesso con in mente canzoni che avevo accantonato, e questo mi fa dubitare se non siano proprio quelle i pezzi forti da includere”.
Il criterio di scelta, ha spiegato, si basa anche sull’“orecchio radiofonico”, una sensibilità sviluppata nel tempo da dj e artisti come Amadeus. L’obiettivo è selezionare canzoni che possano piacere al pubblico e avere una lunga vita nelle radio italiane. “Lo scorso anno sono stato fortunato – ha ricordato – perché venti brani su trenta hanno avuto successo nelle hit parade e nell’airplay radiofonico”.
Tra le anticipazioni sulla prossima edizione, Conti ha citato alcuni nomi storici che saranno ricordati con piccole citazioni o idee nel corso delle serate, quali Pippo Baudo, che ha contribuito a plasmare il Festival negli anni ’80, Ornella Vanoni e il Maestro Beppe Vessicchio.
Per quanto riguarda gli ospiti, invece, il direttore artistico ha chiarito di non aver ancora definito nulla, adottando una gestione “a compartimenti stagni”. Sulla durata delle serate, Conti ha precisato che, pur ricevendo critiche contrastanti, cercherà di mantenere un ritmo simile a quello della passata edizione, con una conclusione intorno all’una di notte e il tradizionale passaggio del testimone a Nicola Savino per il Dopo Festival.
Il Festival come specchio della musica italiana contemporanea
Sanremo si conferma, sotto la guida di Carlo Conti, come un evento che vuole essere uno specchio della musica italiana in tutte le sue sfumature, capace di valorizzare sia artisti affermati sia nuovi talenti emergenti. La volontà di mischiare generazioni diverse, con una forte attenzione alla qualità delle canzoni, si configura come un elemento distintivo del Festival.
Il percorso degli ultimi anni ha mostrato come artisti poco noti al grande pubblico possano trovare la ribalta proprio grazie alla vetrina dell’Ariston, confermando il ruolo di Sanremo come trampolino di lancio e piattaforma di rilancio per la musica italiana. L’esempio di Lucio Corsi e la sua esperienza all’Eurovision sono emblematici in questo senso.
Sanremo continua così a rappresentare non solo una manifestazione musicale di grande tradizione, ma anche un laboratorio di innovazione e contaminazione culturale, in cui passato e presente si intrecciano per raccontare l’Italia attraverso le sue canzoni.






