Ospite della nuova puntata del BSMT condotto da Gianluca Gazzoli, l’attrice Pilar Fogliati parla del sul percorso professionale, a partire dalla sua rigorosa formazione presso l’Accademia Silvio d’Amico, e sulle sfide del processo di provino (audizione) che descrive come emotivamente estenuante. L’attrice spiega inoltre come un suo inatteso video virale sui dialetti romani abbia rivoluzionato la sua carriera, aprendole le porte a ruoli comici e portandola alla sceneggiatura e regia del suo primo film. Un altro tema approfondito è la gestione delle scene di intimità sul set, incluse le dinamiche di coppia che ne derivano e l’introduzione della figura dell’Intimacy Coordinator. Fogliati conclude il dialogo offrendo una visione critica del mercato cinematografico e della pressione dell’autocensura sui social media, elementi che influenzano notevolmente le nuove generazioni di attori.
Pilar Fogliati: dalle voci virali all’analisi del tradimento
L’attrice Pilar Fogliati, ospite del “The BSMT” di Gianluca Gazzoli, ha offerto uno spaccato profondo e schietto sulla sua carriera, il complesso mondo della recitazione, le sfide del suo ultimo film e il rapporto con il successo e i social media. L’intervista ha toccato i temi cruciali della formazione, della competizione nel settore, delle dinamiche personali legate al lavoro e della trasversalità delle piattaforme.

Il percorso classico e la nuova competizione
Pilar Fogliati, che si autodefinisce parte di un “intreccio” (circoletto) comune a chi fa l’attore a Roma, ha sottolineato l’importanza del percorso accademico. L’attrice ha frequentato l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, una scuola pubblica a numero chiuso che ammette solo 10 attori e 10 attrici ogni anno, dopo provini estenuanti della durata di circa tre mesi. Questo iter include fasi difficili come monologhi, dialoghi, prove fisiche e canto, definite come un “trita carne emotivo, però bello“.
L’attrice ha riflettuto su quanto sia fondamentale per i giovani aspiranti attori sapere che esiste un modo strutturato (“studi, fai“) per intraprendere la professione, contrastando l’idea che si venga scoperti per strada. Ha scelto di vivere l’accademia come un lusso e un periodo di protezione, rifiutando di iniziare a fare provini prima di aver terminato i tre anni di studio.
Nonostante oggi ci sia più audiovisivo e più prodotti in circolazione, il che rende il lavoro più accessibile e diminuisce il “divismo” di pochi attori, la competizione è altissima. Il provino rimane una costante, anche per chi è affermato. Fogliati confessa che le audizioni sono sempre vissute male, con la pressione di essere giudicati. La regola d’oro, spesso difficile da applicare, è dimenticare il provino il giorno dopo averlo fatto, perché “se ci tieni troppo a quel ruolo non lo prenderai mai“. A riprova di ciò, ha raccontato di aver raggiunto la fase finale (callback) per un film di Paolo Virzì (Notti Magiche) subito dopo l’Accademia, ma di non aver ottenuto la parte, capendo poi di non essere adatta al ruolo.
Il fenomeno virale e la svolta comica
Un elemento cruciale nella carriera di Pilar Fogliati è stato il video virale dei dialetti romani, nato quasi per caso a un festival di cortometraggi a Cortina. L’impatto di quel contenuto è stato amplificato dal commento di Carlo Verdone, che scrisse: “Brava lei, ma chi è? fa l’attrice“.
Sebbene la popolarità momentanea sia stata significativa, l’attrice ritiene che la vera “botta di fortuna” sia stata la possibilità di essere vista nell’ambiente lavorativo (da casting director e registi) anche per i ruoli comici, superando la precedente limitazione a ruoli drammatici o romantici. Quel successo le ha aperto la strada a una collaborazione radiofonica con Giovanni Veronesi, che l’ha incoraggiata a sviluppare i suoi personaggi, portandola infine a scrivere e dirigere il suo film d’esordio, Romantiche.
Il nuovo film: amore e tradimento oltre la morale
L’attrice ha parlato del suo ultimo film in uscita, che affronta il tema del tradimento, analizzando la dinamica in due coppie di generazioni diverse (trentenni e cinquantenni). Nel film, Pilar Fogliati interpreta una donna che, alla ricerca di se stessa e ancora priva di un vero equilibrio, decide di giocare alla femme fatale e provare su di sé “cosa provano i traditori” come una sorta di esperimento sull’individuo, piuttosto che reagire al tradimento con rabbia.
L’attrice difende la capacità del cinema di raccontare anche “cose sbagliate“, uscendone “dalla parola giusto e sbagliato” per far discutere e mostrare la mente umana. Ha anche espresso frustrazione per come i media e i social riportino dichiarazioni complesse (come quella sul fatto che si può tradire anche se si ama, legato a qualcosa di individuale e non solo alla mancanza del partner), trasformandole in virgolettati superficiali e “antipatici” che scatenano l’indignazione moralista.
Le sfide tecniche: pianto e scene intime
A livello tecnico, Pilar Fogliati ritiene che le scene in cui si deve piangere siano le più difficili. In passato, per stimolare la lacrimazione, pensava alla gioia o a eventi personali dolorosi. Ora, preferisce la tecnica più “sana” di empatizzare profondamente con la situazione del personaggio. Racconta, inoltre, che a volte, pur piangendo sinceramente sul set, il risultato finale (come successo in una fiction, Un Passo dal cielo) può sembrare “finta” o “una cagna” sullo schermo.
Le scene intime (baci, sesso) sono considerate “terribili” non per l’atto in sé, ma perché si svolgono di fronte a decine di persone sul set. Ha affrontato anche il tema dell’Intimacy Coordinator, una figura professionale relativamente nuova (nata dopo il movimento #MeToo) volta a tutelare gli attori nelle scene delicate. Fogliati ha avuto un’esperienza iniziale “imbarazzante” con questa figura, trovando la prova a vestiti più a disagio della scena stessa, ma riconosce l’utilità di avere un intermediario per esprimere disagi o limiti.
Infine, ha discusso il difficile equilibrio tra vita privata e lavoro, specialmente quando si devono rassicurare i partner reali sulla natura professionale delle scene d’amore. Secondo l’attrice, il vero fastidio per chi guarda da fuori non sono i baci, ma la “tenerezza” e la “carezza“. La possibilità di relazioni sul set è aumentata non tanto per i baci, quanto perché gli attori sono costretti a stare insieme e forzare una confidenza per settimane, a volte in trasferta.
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La visione del mercato e gli esempi da seguire
Avendo diretto anche un suo film, Pilar Fogliati ha sviluppato un interesse per l’aspetto commerciale del cinema (box office) e della televisione (share), che determina il futuro dei progetti. Ammette di sentirsi ancora in una fase di confusione riguardo al suo posizionamento, toccando sia il cinema d’autore che le fiction pop, ma non ha mai avuto lo snobismo di disprezzare la televisione rispetto al cinema.
Tra le figure di ispirazione, ha citato Barbara Ronchi, ammirata per la sua profondità e generosità, e Paola Cortellesi, vista come un esempio “mitologico” di donna intelligente nelle scelte artistiche e di carriera. Sottolinea inoltre l’importanza di dire dei “no“, specialmente all’inizio della carriera, per tracciare i propri confini e mantenere la propria integrità artistica.






