Milano, 28 novembre 2025 – Ospite della nuova puntata del BSMT di Gianluca Gazzoli, l’attore e comico genovese Paolo Kessisoglu ripercorre la sua carriera artistica insieme al partner Luca Bizzarri, toccando i successi televisivi che li hanno resi popolari, come Camera Café, Le Iene e la conduzione del Festival di Sanremo, e riflette su come il loro approccio sia evoluto dalla comicità di costume alla satira politica.
L’artista illustra inoltre i suoi attuali impegni nella scrittura di un libro e di uno spettacolo teatrale e discute la particolare dinamica professionale che lo lega a Luca, sottolineando la loro scelta di mantenere le vite private separate. Una parte centrale della discussione è dedicata alla sua associazione “C’è da fare”, nata per offrire supporto ai ragazzi e alle famiglie che affrontano il disagio giovanile e i problemi di salute mentale. Infine, Kessisoglu condivide riflessioni toccanti sulla genitorialità e sulla recente scomparsa dei suoi genitori, un evento che gli ha permesso di riscoprirli come individui al di fuori del loro ruolo parentale.
Paolo Kessisoglu e l’evoluzione artistica: dal teatro alla satira politica
Paolo Kessisoglu è un artista poliedrico, la cui carriera è stata costellata di successi in televisione, cinema e teatro, affiancata negli ultimi anni da un profondo impegno nel sociale e nell’attività di scrittura. L’intervista ha esplorato non solo le tappe salienti della sua carriera (da Camera Cafè a Sanremo, fino a Le Iene), ma anche aspetti personali cruciali come il rapporto professionale e umano con Luca Bizzarri, la fondazione dell’associazione “C’è da fare” e la recente e toccante riscoperta del rapporto con i suoi genitori.
Paolo Kessisoglu ha intrapreso il suo percorso artistico con l’ambizione di fare l’attore, ispirato da uno spettacolo visto da bambino con la madre. La sua formazione presso il Teatro Stabile di Genova gli ha fornito le basi fondamentali del mestiere, come l’imparare a memoria un testo e lo stare in scena, abilità che definisce essenziali sia per il teatro che per la televisione. Egli sottolinea che la comunicazione e la cultura sono strettamente collegate all’attualità, un concetto che non gli era chiaro all’inizio della sua carriera, ma che è diventato cruciale nel mondo di oggi.
L’evoluzione del suo lavoro di comico e attore lo ha portato, insieme a Luca Bizzarri, a concentrarsi sempre più sulla satira politica, specialmente nel contesto del programma Di Martedì. Sebbene la loro cifra stilistica sia sempre stata “un po’ appuntita“, inizialmente si concentrava più sul costume e la società, per poi virare gradualmente sulla politica. Paolo ritiene che sia una scelta dettata dalla società, poiché “un comico, un attore… a mio avviso, ovviamente si deve confrontare con l’attualità“. La creazione dei personaggi satirici, come Vannacci o Schlein, nasce da un’esigenza di non potersi girare dall’altra parte di fronte al desiderio universale di “dirla per prima”, anche a costo di dire sciocchezze.

Le tappe fondamentali: Camera Cafè, Le Iene, Sanremo
La carriera di Paolo è segnata da programmi iconici che hanno lasciato un segno nel pubblico.
Le Iene è stato il momento di svolta per la sua popolarità. Il duo Luca e Paolo subentrò in una nuova fase del programma nel 2001, definendo il format del “terzetto: i due uomini con la donna al centro“. Kessisoglu riconosce l’originalità de Le Iene di quel periodo, in quanto “non c’era nulla di simile“. Tuttavia, egli ammette di non apprezzare pienamente l’evoluzione del programma verso il “puntare il dito” e “essere dalla parte dei buoni“, percependo un certo boost su questa tematica.
Camera Cafè, dove interpretava l’iconico Paolo Bitta, è stato un fenomeno culturale. La sua qualità principale risiedeva nel formato breve e ipnotico, che anticipava i tempi (oggi funzionerebbe su TikTok). Kessisoglu e Bitta hanno contribuito a creare uno stile narrativo nuovo. Tuttavia, Paolo ammette che il suo personaggio di Bitta, che tradiva la moglie, era cafonesco, e investiva i gatti, non potrebbe più esistere oggi a causa dei cambiamenti nella sensibilità sociale.
L’esperienza del Festival di Sanremo nel 2011, co-condotto con Gianni Morandi, è arrivata in un momento maturo della loro carriera. Paolo ha descritto l’esperienza come “molto bella” e profonda, richiedendo un impegno totale. Per Sanremo, l’agente Lucio Presta fu fondamentale per far approvare e mandare in onda alcuni pezzi di satira, che non vennero provati prima, come un pezzo su una canzone specifica.
Il rapporto con Luca Bizzarri
Il rapporto tra Paolo e Luca è “particolare“: sono colleghi di altissimo livello con carriere pazzesche, ma conducono vite private completamente separate. L’unione artistica si è formalizzata nel gruppo comico genovese Cavalli Marci, che sancì la nascita di Luca e Paolo. Luca aveva un’affinità con Paolo, sebbene non fossero subito simpatici. Paolo descrive il loro rapporto come una sintonia artistica che funziona, anche se “non c’è nella sfera personale“.
Egli non si è mai sentito imposto di separare le cose, ma crede che tenere le cose divise sia stata una direzione data forse più da Luca. Luca è la persona a cui Paolo vuole più bene nella sua vita e che sente più affine, comprendendone i silenzi e le pause. Tuttavia, ammette che parlano molto poco delle loro vite personali, specialmente dell’associazione o di argomenti sensibili.
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Attività di scrittura e impegno sociale
Attualmente, Paolo sta concentrando gran parte del suo tempo sulla scrittura, lavorando a un libro e al suo nuovo spettacolo. Questo nuovo spettacolo, scritto con Giorgio Terruzzi, si focalizza sul paradigma della relazione tra genitori e figli.
L’associazione “C’è da fare” rappresenta il suo impegno sociale più significativo, nato durante la pandemia dopo aver letto un articolo sull’aumento dei casi di disagio giovanile, un tema a lui caro anche perché la figlia si trovava in quell’età. L’associazione si occupa di disagio giovanile (12-23 anni) affrontando temi come atti suicidari (la prima causa di morte dopo gli incidenti stradali per quella fascia d’età), autolesionismo (cutting), disturbi alimentari e ritiro sociale (Hikikomori). “C’è da fare” opera in modo concreto, raccogliendo fondi per creare progetti di sostegno psicologico e neuropsichiatrico ad alta intensità in collaborazione con ospedali come il Niguarda, il Bambin Gesù e il Meyer.
Paolo ha scoperto che la figlia stava attraversando un momento difficile solo dopo aver fondato l’associazione, il che gli ha dato la consapevolezza che il tema era molto più diffuso di quanto non sembrasse. La spinta a fondare l’organizzazione, convinto dalla compagna Silvia, deriva dal suo desiderio di “lasciare un segno” che duri e che si occupi di una “cosa centrale” della società e della cultura.
Paolo Kessisoglu, la riscoperta dei genitori
Un tema emotivamente molto forte emerso nell’intervista è stato il rapporto con i suoi genitori, entrambi scomparsi inaspettatamente nel giro di sei mesi. Questo evento ha innescato una “nuova relazione” con loro, basata sul ricordo e sulla riscoperta. Mettendo a posto le loro cose, Paolo ha trovato 500 lettere che i genitori si scambiavano durante il servizio militare del padre.
Leggendo quelle lettere, ha avuto un’epifania: i genitori “non sono due persone che si amano, non ci pensi mai, ma sono persone che hanno loro sentimenti“. Si è reso conto che, nella sua testa, i genitori erano nati solo per fare i genitori e che talvolta gli stava “anche un po’ sul cazzo“. La loro scomparsa gli ha permesso di valutarli in modo oggettivo, mettendoli in condizione di vedere chi erano “anche prima di diventare tuoi genitori“.
Questa riflessione sulla genitorialità ha influenzato profondamente il suo ruolo di padre e il suo desiderio di aiutare i figli di oggi, spaventati dal “buttersi” e complicati dai continui e sfavorevoli paragoni offerti dal mondo esterno e dai social media.






