Ospite della nuova puntata del BSMT di Gianluca Gazzoli, la cantante Paola Iezzi ripercorre la sua carriera e la sua filosofia sulla costruzione del successo. Iezzi sottolinea l’importanza fondamentale della fame e della determinazione per i giovani, criticando l’eccessiva facilità con cui oggi si ottengono benefici immediati, e condivide la sua predilezione per un percorso professionale solido e graduale (il “diesel”). La discussione verte sul suo ruolo di giudice a X Factor e sulla sua visione dell’immagine artistica, che deve essere potente e iconica, ispirata alle grandi figure pop degli anni Ottanta e Novanta.
Vengono ripercorse le fasi salienti della storia del duo Paola e Chiara, a partire dalla band di Max Pezzali, fino alla sofferta separazione dovuta a divergenze creative e alla successiva reunion di successo avvenuta grazie all’insistenza del pubblico sui social media. L’artista affronta anche temi privati, come la sua devozione alla musica pop e la scelta consapevole di non avere figli, motivata dalla volontà di dedicarsi pienamente alla sua espressione artistica. Iezzi conclude parlando del suo forte legame con la comunità LGBTQ+ e della dedizione al suo nuovo progetto solista, Superstar.
La carriera di Paola Iezzi
Paola Iezzi ha offerto uno sguardo approfondito sulla sua lunga carriera, sul suo approccio all’arte e sulla sua filosofia di vita, toccando temi che vanno dalla dedizione professionale alla gestione dell’immagine e alle scelte personali.
Uno dei concetti centrali espressi da Iezzi è la sua filosofia di carriera, che definisce l’approccio “diesel“. Predilige coloro che costruiscono il proprio percorso passo dopo passo, in modo “Taylor made“, piuttosto che chi cerca exploit rapidi. Questo metodo permette di costruire fondamenta solide, trasformando i sogni in obiettivi realizzabili e permettendo di gestire la disillusione gradualmente, a differenza di chi raggiunge il successo “di botto” e subisce un crollo inevitabile. La “fame” (ambizione) è ritenuta fondamentale per chi vuole costruire un sogno; se tutto viene dato subito ai giovani artisti, manca la spinta necessaria per lavorare e ottenere ciò che desiderano.

Il ruolo di giudice a X Factor e l’immagine di sé
La cantante ha anche discusso ampiamente del suo ruolo di giudice a X Factor, un ruolo che ha sempre desiderato. Ha ammesso di aver dovuto imparare la parte, sentendosi molto più a suo agio nella sua seconda edizione, avendo compreso meglio le dinamiche complesse del programma.
Ha evidenziato come l’assegnazione dei brani ai concorrenti sia una parte molto stressante, poiché viene fatta con largo anticipo e, una volta avviata la macchina produttiva (musica, messa in scena, coreografie), è impossibile tornare indietro, anche se il pezzo non funziona come previsto. Riguardo al suo rapporto con i ragazzi, Paola Iezzi si sente come una mentore, spendendosi per loro e cercando di trasferire tutta la sua esperienza trentennale.

Un tema cruciale è l’immagine, l’iconografia e l’espressione di sé. Paola Iezzi, appassionata di fotografia e fotografia di moda, è stata profondamente influenzata dalle grandi icone pop degli anni ’80 e ’90 come Madonna, Prince e David Bowie. Il suo obiettivo non è apparire semplicemente “bella“, ma creare un’immagine potente e iconica che rimanga impressa.
Per lei, la “normalità nello spettacolo” è incomprensibile, e difende il suo desiderio di esprimere tutte le fantasie che le passano per la mente attraverso i suoi look. Inoltre, Iezzi rivendica la femminilità come potenza e autorevolezza, rigettando l’idea che l’essere femminile o mostrare il corpo (come il seno, con cui ha un ottimo rapporto) renda deboli. Sottolinea che l’immagine oggi è cruciale e richiede cultura e consapevolezza, specialmente quando si fanno citazioni artistiche; è necessario sapere “perché” si sceglie una certa espressione.
Il percorso professionale e la svolta con gli 883
Il percorso professionale di Iezzi è iniziato prestissimo: a 8-9 anni ebbe la folgorazione per la musica vedendo per la prima volta un coro polifonico in parrocchia, scoprendo l’armonia. L’inizio concreto arrivò a 14/15 anni con una cover band dei Pink Floyd, spingendola a studiare basso elettrico e chitarra elettrica. I genitori le hanno sempre imposto di finire la scuola e dimostrare indipendenza e risultati.
La svolta con gli 883 avvenne quando lei e Chiara suonavano funk (con la band Elefanchi) e furono notate da Claudio Cecchetto, che cercava musicisti giovani per il tour di Max Pezzali. Dopo un anno di tour, le sorelle decisero di inseguire il loro progetto, scrivendo un fax a Max Pezzali per comunicare la loro scelta e partendo per un viaggio in Irlanda. Nonostante la mancanza di brani al ritorno, la loro determinazione (erano “un pugno” concentrate sull’obiettivo) permise loro di ottenere un contratto discografico suonando i loro pezzi (inclusa “Amici come prima“) chitarra e voce davanti ai dirigenti Sony.
Paola e il rapporto con la sorella Chiara
Riguardo alla rottura del duo Paola e Chiara, Iezzi ha spiegato che, dopo 17 anni di simbiosi, la separazione fu dovuta a un cambiamento di visione: Chiara desiderava dedicarsi alla recitazione. Paola visse questo momento “malissimo,” attraversando rabbia e un periodo di assenza di comunicazione, ma alla fine accettò che la simbiosi, pur cruciale per la costruzione iniziale del progetto, non è amica dell’evoluzione individuale. La recente reunion è stata in gran parte catalizzata dai fan attraverso i social network, che hanno amplificato l’entusiasmo dopo un incontro casuale in un DJ set.
Paola Iezzi ha inoltre sottolineato l’importanza della coerenza e della dedizione nella costruzione di una carriera, aspetti che, secondo lei, hanno contribuito al grande affetto che riceve dal pubblico. Crede fortemente nell’avere una visione comune nei progetti e cerca di circondarsi solo di persone “vere” che non temono di dirle la verità.

La radicale scelta di non avere figli
A livello personale, la cantante ha fatto una scelta radicale: quella di non avere figli, decisione presa per mantenere la libertà di espressione e la possibilità di dedicarsi completamente alla sua professione, che per lei è vitale. La sua storia personale dimostra anche come si possa trasformare il dolore in forza motrice, evitando di diventare il “villain” (il sognatore deluso). Riguardo al suo status di icona LGBTQ+, afferma che la connessione è nata fin dall’inizio, consolidandosi con canzoni come “Vamos a bailar”. Essendo eterosessuale, ribadisce che la sua vicinanza alla comunità è mossa dal fastidio per l’ingiustizia e dal credo nella solidarietà, valori che spingono a lottare affinché tutti abbiano le stesse opportunità.
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Attualmente, Iezzi vive un momento molto bello, con la ritrovata dimensione del duo e la promozione del suo singolo “Superstare“, che tratta del tema di come lo show business possa intaccare la personalità di persone di talento, portando a delusioni e problemi patologici.






