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Home Spettacoli

Irama: “Ovunque sarai è nata in un momento in cui avevo un blocco emotivo”

Ospite della nuova puntata del podcast BSMT di Gianluca Gazzoli, il cantante Irama si apre parlando del mondo della musica e della sua sfera privata

by Marco Viscomi
17 Novembre 2025
Irama

Irama | Instagram - @bsmt_basement

Nella nuova puntata del BSMT di Gianluca Gazzoli, ospite il cantante Irama (nome d’arte di Filippo Maria Fanti). L’artista discute ampiamente della sua carriera, iniziando con la sua fortuna nel fare il lavoro che ama, nonostante il “sacrificio gigantesco“ che comporta. Irama e il conduttore toccano vari aspetti della sua vita artistica, come il suo processo di scrittura e la difficoltà di bilanciare la vita personale con la sfera pubblica, in particolare riguardo al gossip e alle relazioni. L’intervista si concentra anche sull’evoluzione della sua musica, sul suo album “Antologia della vita e della morte“, e sulle sue esperienze in programmi televisivi come Sanremo e Amici, evidenziando l’importanza di avere una forte identità artistica.

L’Arte, il sacrificio e la ricerca dell’identità

Il colloquio si apre immediatamente sul tema della dedizione assoluta che il lavoro di artista richiede, pur riconoscendo i privilegi che esso comporta. Irama riflette sulla sua fortuna: “Io sono fortunato perché faccio il lavoro che amo e sono la persona più fortunata nel mondo a fare questo lavoro, non è che vado in miniera a spaccarmi la schiena alle 5:00 del mattino. Sono fortunato, però dietro c’è un sacrificio gigantesco per cercare di crescere e ottenere sempre di più. C’è dietro il sacrificio totale della tua vita“. Egli sottolinea che, sebbene non sia paragonabile a lavori fisicamente estenuanti, l’arte “ti toglie tutto, se vuoi ti toglie tutto“.

Un aspetto fondamentale per Irama è l’attenzione ai dettagli e la comunicazione con il pubblico. L’artista trae soddisfazione quando i fan colgono elementi nascosti nelle sue opere, come le citazioni o le ricercatezze strumentali. “100% Sì, sono i dettagli che fanno la differenza“. Riguardo alle citazioni, spesso si chiede: “Boh, ma questa la capirà qualcuno, la capisco solo io“.

Il potere della musica di connettersi con le esperienze umane più profonde è un tema cruciale. Irama confessa di stupirsi di fronte alle manifestazioni estreme di affetto dei fan, come i tatuaggi con la sua faccia, domandandosi retoricamente: “Adesso mi devo comportare bene perché questa c’è la mia faccia tatuage”. Tuttavia, sono i tatuaggi delle frasi dei testi a emozionarlo maggiormente, in quanto le persone legano la sua musica a eventi personali, come il lutto. Le frasi più tatuate sono legate al tour Giovani per sempre (frase che simboleggia: “Ci sono da sempre secondo me per queste persone, quindi ci sono da questo momento con te”) e alla canzone Ovunque sarai.

Irama e Gianluca Gazzoli
Irama e Gianluca Gazzoli | Instagram – @bsmt_basement

La genesi di Ovunque sarai per Irama

La genesi di Ovunque sarai è un racconto di espressione emotiva intensa: Irama, isolato su una terrazza in Salento, provava un blocco creativo ed era “incazzato nero“. Iniziò a scrivere il testo come se stesse parlando a sua nonna, scomparsa da tempo, una perdita che non riusciva a metabolizzare. Mentre scriveva, confessa di aver pianto: “Mi ricordo scesi dalla terrazza e dissi a Giulio, ‘Giulio, registrami che ho scritto una cosa’“. La canzone era talmente personale che inizialmente l’avrebbe lasciata nel cassetto o l’avrebbe usata come outro del disco. In un momento di forte vulnerabilità, l’incontro con un tassista, un signore che gli ricordava suo padre, che pianse abbracciandolo per ringraziarlo di quella canzone, lo ha disarmato al punto da non sapere se dire “Mi dispiace o grazie“.

 

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L’industria e la necessità di vivere per creare

L’album Antologia della vita e della morte, uscito a tre anni di distanza dal precedente, è un insieme di racconti che toccano il concetto universale di vita e morte. Irama spiega che “Ci sono canzoni che proprio si addentrano dentro la morte tutte le sue sfumature, tipo ‘Mi mancherei moltissimo’, che è una canzone, peraltro, a cui tengo tantissimo, è quella che preferisco“. L’ispirazione deriva anche dall’ammirazione per la musica cantautorale, citando De André e l’Antologia di Spoon River.

La scelta di attendere tre anni è in controtendenza con i ritmi attuali dell’industria, dove un anno è come se ne fossero passati sette. L’artista sostiene che la velocità attuale rischia di rendere il lavoro superficiale, trattando la musica come “un lavoro e basta“. Per scrivere, è essenziale “vivere delle cose che poi metti nella musica“. La difficoltà, per chi è nell’ambiente da quando era molto giovane, come Irama (con il primo contratto firmato a 17/18 anni), è non farsi offuscare la mente dal meccanismo: “devi anche vivere allo stesso tempo“. Se si trascorre troppo tempo in promozione, si rischia di non avere nulla di nuovo da raccontare.

L’ammirazione di Irama per Achille Lauro

Irama ammira gli artisti eclettici, come Achille Lauro, perché la sua soglia dell’attenzione è bassa, e l’eclettismo mantiene alto l’interesse. Per essere eclettici oggi, l’artista deve scindere il “tipo di musica“ che fa dal “tipo di artista“ che è. Il mercato tende a schedulare, come un tatuatore che deve avere un unico stile, ma l’artista vero è colui al quale le persone si legano non per il genere, ma per “quello che ti sta dicendo e chi te lo sta dicendo che fa la differenza“.

Irama ha iniziato la sua carriera nel rap, dimensione che per lui era solo uno strumento per “uscire da lì e parlare di altro“. Egli preferiva un miscuglio tra rap e melodia, influenzato da Nate Dogg, anticipando la wave che in Italia non era ancora accettata. Il rap è ancora per lui un “colore“ da usare quando vuole essere più diretto. Ammira colleghi che scrivono bene, come Ernia. Riguardo alle sue origini, pur essendo nato a Carrara, dice scherzosamente che spesso gli chiedono “Tu sei di Roma“.

I percorsi pubblici: Amici, Sanremo e i fraintendimenti

L’accesso di Irama al mondo musicale è avvenuto tramite Sanremo Giovani. La sua prima esibizione live, con la canzone Cosa resterà, fu proprio su quel palco. Un altro artista, nel backstage, gli disse: “Non ti preoccupare, ci sono solo 20 milioni di persone che ti guardano“. La canzone Cosa resterà narrava un momento turbolento della sua adolescenza, in cui “Volevo nascere senza pensieri, senza le crisi di panico quando penso troppo“.

Dopo aver costruito una base di carriera, Irama ha fatto la scelta rischiosa di entrare ad Amici. Ammette di aver avuto paura dei talent, soprattutto di mostrare la sua vita privata, ma è stata un’occasione che ha saputo sfruttare, grazie anche alla vittoria. La gavetta in un talent come Amici, con le dirette ogni sabato, è stata una formazione intensissima. Irama racconta che, nonostante il suo atteggiamento riservato lo facesse apparire non benissimo agli altri all’inizio, è sempre stato guidato dalla musica.

Il rapporto con i talent show è complesso. Sebbene siano una scuola, portano con sé un pregiudizio in Italia, come se l’artista avesse “meno credibilità di chi non passa da lì“. Irama è grato a Amici e a Sanremo, ma crede che l’elemento chiave sia l’identità artistica: “avere un’idea di chi sei“ e “avere già in mente quello che vuoi comunicare“.

Irama e Gianluca Gazzoli al BSMT
Irama e Gianluca Gazzoli al BSMT | Instagram – @bsmt_basement

Gli aneddoti su Sanremo

Riguardo a Sanremo, il Festival è stato un appuntamento ricorrente. Irama dichiara di non esserci mai andato per necessità, ma solo quando aveva “una canzone in cui credo tanto, vorrei che lo sentissero più persone possibili“. L’edizione più cruciale per la sua crescita è stata quella de La Genesi, che gli ha permesso di comunicare con un pubblico adulto e trasversale. Riguardo al chiacchiericcio sulle vittorie, Irama lo liquida come “tutto un grande gioco alla fine“, ma conclude: “La musica non lo è, secondo me“.

Un aneddoto clamoroso legato a Sanremo è l’incidente del Covid, dove un membro del suo team risultò positivo. I media riferirono erroneamente che fosse lui l’infetto, cosa che Irama accetta stancamente oggi dicendo “Sì, avevo il Covid“. Le prove che furono mandate in onda erano riprese di lui appena sveglio che regolava il bodypack, e che si accorgeva che l’audio non andava, pensando: “Guarda che non sento niente“.

L’identità personale e la sfida di essere compresi

Irama è sempre stato attento alla sua identità. Le piume all’orecchio nacquero come un gesto di coraggio e un modo per affermare la sua identità e non aver paura del giudizio degli altri. Più recentemente, ha voluto affrancarsi dalla moda, sentendosi un “manichino“, e tornando a un’immagine più autentica, anche andando “no brand a Sanremo“. Egli crede fermamente che “L’identità di un artista supera di un miliardo di volte l’immagine“.

L’artista è poco mondano e non ama il gossip, soffrendo quando finisce sulle riviste. Non vuole essere ricordato per le sue relazioni private, ma per la musica, altrimenti per lui “ho fallito“.

Irama ammette di fare “una fatica“ nel concedersi a conversazioni aperte e di essere stato frainteso spesso. Ricorda un episodio in cui, pur essendo stato carino con dei giornalisti, la sua ufficio stampa gli comunicò: “Cazzo, hanno detto che sembravi arrabbiato“. La sua reazione fu: “Ma come?“. Irama attribuisce ciò alla sua indole, in quanto fa fatica a “esternare completamente le emozioni“ se non conosce bene le persone, risultando spesso frainteso come “molto freddo“.

Nonostante i momenti di down in cui pensa di mollare, la sua natura orgogliosa lo riporta sempre in carreggiata. La musica è la sua priorità, ma ha anche interessi particolari al di fuori, come l’ossessione per gli animali, tanto da sognare di aprire una riserva naturale, e la passione per le moto Harley Davidson.

Il percorso di Irama, come il suo stile musicale, è un ibrido complesso, radicato nella sincerità (priva di filtri in musica) e in un profondo rispetto per l’arte, sempre in lotta contro la superficialità e i meccanismi di schedulazione del mercato, ma con l’obiettivo costante di far arrivare il suo messaggio, in ogni forma, a più persone possibile.

Tags: BSMTGianluca GazzoliIrama

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