Gianni Fiorellino, ospite dell’One More Time Podcast di Luca Casadei, ha raccontato il suo percorso artistico e la sua vita, segnata da varie difficoltà e da sfide non facili da superare. Come afferma lui stesso, la sua vita artistica e personale è stata un continuo rialzarsi dalle ceneri, come un’araba fenice. Attualmente appagato e felice, Fiorellino ha costruito un “posto sicuro” per sé e la sua famiglia, dopo aver superato fasi molto difficili.
Le origine artistiche di Gianni Fiorellino
Nato a Giugliano in Campania, Fiorellino esordisce nel 1993, a soli 12 anni, in un periodo in cui figure come Gigi D’Alessio, Mario Merola e Nino D’Angelo erano in auge. Fu in quegli anni che un giornalista de Il Mattino, Federico Bagalebbre, coniò il termine “neomelodici” per definire i nuovi esponenti di questa scia musicale napoletana. Nonostante facesse parte di quel filone, Fiorellino aveva un contrasto particolare: studiava musica classica e jazz al pianoforte, pur scrivendo e cantando brani napoletani, sentendo che nelle composizioni dialettali riusciva a raccontarsi meglio. Oggi, i nuovi neomelodici di Napoli sono identificati nei rapper.
La sua formazione fu fortemente influenzata dal padre, Fioravante (che preferiva chiamarsi Fiorenzo), muratore con la passione per la musica rock (cresciuto a “pane e Deep Purple e Mario Merola”). Il padre, non avendo mai avuto l’opportunità di studiare musica, investì totalmente sul figlio, pagando lezioni di pianoforte e facendolo suonare nei piano bar già a nove anni.
Sanremo, la caduta e il prezzo della dignità
Il successo portò Fiorellino al Festival di Sanremo nel 2002. Tuttavia, il periodo immediatamente successivo al secondo Festival fu il più difficile della sua vita. Quando il cantante scelse di intraprendere un percorso pop, la sua città natale sentì che l’aveva “tradita”, portando all’insuccesso e al graduale allontanamento del pubblico, che iniziò a criticarlo. Gianni Fiorellino racconta come, quando Napoli “si è sentita tradita”, tutti coloro che prima lo lodavano e gli erano accanto, l’hanno abbandonato e lo hanno lasciato solo.
A questo si aggiunsero problemi economici devastanti. Il padre, sebbene fosse un uomo buono, aveva una “maledizione della preparazione” che lo portava a fare scelte finanziarie disastrose, indebitandosi pesantemente (arrivando a conoscere l’usura). Fiorellino fu costretto a vendere la casa di famiglia per pagare un debito immenso di €109.000. Personalmente, subì un tracollo definitivo, perdendo €249.000 in una fallimentare operazione discografica tra il 2005 e il 2006, un evento che lo portò a essere protestato e chiuso totalmente dalle banche.
Il fallimento artistico era legato al rifiuto di un compromesso etico. Fiorellino preferì rischiare di “bruciarsi totalmente” e mettersi contro l’intero sistema piuttosto che “morire dentro”, mantenendo la propria dignità, considerata fondamentale.
La fenice dalle ceneri: amore e rinascita
Dopo un lungo periodo di buio di circa sette/otto anni (dal 2006 al 2013), durante il quale si mantenne scrivendo canzoni e facendo arrangiamenti per altri cantanti neomelodici emigrati, Fiorellino decise di ripartire. Capì che doveva studiare il nuovo linguaggio e le scelte stilistiche per farsi credere, arrivando persino a farsi i primi tatuaggi per dipingere un quadro perfetto e rendersi contemporaneo.
La vera svolta arrivò con la collaborazione con Enzo D’Agostino e l’incontro con l’attuale moglie, Melania (figlia di Enzo), che definisce la sua “salvezza”. Melania lo ha aiutato a riscoprirsi e a rimettersi in moto, diventando anche il suo manager e gestendo la sua etichetta professionale. Grazie a questa rinascita, Fiorellino ha ottenuto soddisfazioni che non aveva raggiunto nemmeno ai tempi di Sanremo, inclusa la realizzazione di uno dei suoi sogni più grandi: esibirsi allo Stadio Maradona il 31 maggio 2024.
Nonostante le preoccupazioni familiari e la perdita dei genitori (la madre, che aveva sofferto di depressione per anni, morì di Covid in una clinica psichiatrica nel 2021, un anno e mezzo dopo la morte improvvisa del padre per arresto cardiaco), Fiorellino resta saldo, basando la sua resilienza sulla speranza, che definisce l’unica parola e l’unico messaggio per chi è caduto. Afferma che la vittoria nella guerra con sé stessi si ottiene collegando l’equilibrio e la forza interiore con la nostra testa.






