Fedez si racconta in una lunga intervista a ‘Officine Editoriali‘, condotto da Gianluca Gotto, sul canale YouTube di Mondadori, in occasione dell’uscita del suo libro ‘L’acqua è più profonda di come sembra da sopra‘. La discussione verte sulla vita personale e professionale di Fedez, in particolare sul suo passato, il successo e le complesse sfide emotive. I due dialogano apertamente sulla difficoltà di definire l’identità di Fedez, tra i suoi ruoli di artista, podcaster e uomo d’affari, e sulla sua crescita in un ambiente difficile a Milano, affrontando temi come il bullismo scolastico e le prime ambizioni. Gran parte della conversazione si concentra sulle crisi personali di Fedez, inclusa la sua lotta contro la depressione, gli attacchi di panico e l’uso di psicofarmaci, con particolare attenzione alla sua percezione della fama e della ricchezza come non risolutive del malessere interiore. Viene ampiamente esplorato anche il matrimonio con la sua ex moglie Chiara Ferragini, descritto come un “fenomeno di costume pop” affetto da pressioni esterne e la conseguente necessità di autenticità e l’importanza di imparare a stare da solo per affrontare i propri demoni.
Il corto circuito e l’identità frammentata
La conversazione si apre con la sorpresa generale per l’incontro, definito un “corto circuito. Fedez si descrive come una “persona radioattiva” e ammette di non voler essere definito in compartimenti stagni, preferendo vedere la comunicazione come il “fil rouge” che lega tutte le sue attività (musica, podcasting, scrittura).
Il titolo originale del libro, Vivisezione di uno stronzo, era inteso proprio a rappresentare le varie sfaccettature della sua identità. Nonostante le molteplici vesti (cantante, commentatore politico, podcaster, businessman), Fedez rivela di sentirsi particolarmente scomodo e vulnerabile nel ruolo di artista/rapper. Questo è l’ambito in cui mette più sé stesso, con “tante luci e tante ombre”. Egli percepisce che l’adozione di ruoli diversi gli permetta di trasformarsi in un “bersaglio in movimento” per proteggersi.
Nonostante i percorsi di vita “totalmente antitetici” – quello di Fedez giudicato “più brutale e per certi versi è anche violento” – l’intervistatore ha trovato similitudini, notando che entrambi sono quasi coetanei (nati a 7 mesi e 150 km di distanza). Un punto in comune è che, in proporzioni diverse, la luce si è spenta all’improvviso “forse nella fase più luminosa”.
Dalle origini al bullismo: la catena alimentare della società
La prima parte del libro L’acqua è più profonda di come sembra da sopra è dedicata al “Fedez prima di Fedez,” concentrandosi sulle sue origini nella periferia di Milano e sulla ricerca della sua strada. Si tratta di una sezione considerata molto cruda e intensa.
Fedez non si definisce una vittima del sistema scolastico italiano, sebbene non ne abbia una grande considerazione, e ritiene che spesso siano le passioni ad aprire le strade. Tuttavia, ammette che il suo percorso scolastico fu “claudicante” soprattutto a livello relazionale, smettendo di andare a scuola a causa di problemi sia con i professori sia con altri alunni.
Una rivelazione significativa è la sua onestà riguardo al tema del bullismo: sebbene fosse stato lui stesso “bullizzato,” ha anche ricoperto il ruolo di “bullo”. Fedez descrive questo fenomeno come la “catena alimentare di una società civile,” dove il bullizzato diventa bullo di uno più debole, disegnando un “tragico ecosistema”.
L’ascesa verso il successo è stata guidata dalla partenza “dal nulla”. Inizialmente, lo scopo non era il guadagno materiale, ma l’integrazione in un movimento artistico e il sentirsi parte di qualcosa. La rivendicazione sociale ed economica è arrivata solo successivamente, con i primi successi discografici, scatenando un processo “quasi bulimico” di affermazione.
Una costante nella sua vita e un “carburante” (anche se forse non il più sano) è la paura di “tornare povero”. Questa paura di perdere ciò che ha conquistato si traduce in responsabilità e funge da motore per le sue azioni.
La ‘grande finzione’ e la caduta psichica
Parlando del matrimonio con Chiara Ferragni, Fedez riconosce che il loro rapporto era percepito come la “più grande finzione” e la “più grande quinta cinematografica” degli ultimi 10 anni. La relazione, definita un “fenomeno di costume pop” e la “più ingombrante favola mediatica della nostra epoca”, era difficile da gestire a causa della costante esposizione. L’eccesso di “luce” e “riflettori” ha influenzato la loro dinamica interna, rendendo difficile distinguere la realtà dall’illusione e dal ricordo. Fedez ammette che l’assenza di quei riflettori avrebbe permesso di gestire tutto “in maniera più senza pensare all’esterno”.
La crisi personale è stata anticipata da un momento di “falsa speranza” in seguito al tumore. La malattia aveva momentaneamente riunito la coppia, spazzando via le brutture e lasciando solo la sopravvivenza. Fedez concorda sul fatto che la depressione sia una “cellula dormiente”.
Il rapper parla apertamente del tema della salute mentale in Italia, ritenendola “nel terzo mondo”. Dopo l’operazione chirurgica, ha accettato l’aiuto farmacologico. Inizialmente, i farmaci serotono energici gli hanno fatto “vedere il mondo a colori per la prima volta,” facendolo sentire incredibilmente bene. Tuttavia, gli effetti collaterali (inclusi problemi nella sfera sessuale e successivamente impazienza cronica dovuta a un antipsicotico), lo hanno portato a un “cocktail di farmaci senza senso,” inclusi stabilizzatori di umore come il litio.
La sospensione repentina dei farmaci, avvenuta per l’insorgenza di una forte balbuzie che gli rendeva difficile parlare, ha provocato un “effetto da rebound”. Questa crisi d’astinenza, creduta simile a quella da eroina, è stata caratterizzata da crampi, incapacità di distinguere i sogni dalla realtà, e attuazione mentale e concreta di atti suicidari. Descrive il suo stato in quel periodo usando la parola “stanco,” un senso di esaurimento e “esausto del vivere”.
Il ruolo del Giornalismo
Fedez ritiene che parte del suo tentativo di farla finita sia nato da un “accanimento” da parte del giornalismo. Egli definisce quell’atto anche come un “atto dimostrativo”. Critica aspramente i centri di informazione moderni, colpevoli di aver raggiunto una fase di decadenza (soprattutto con la digitalizzazione), rincorrendo approvazione e viralità (il “famoso like”) a discapito della verità. Il giornalismo, secondo lui, cerca di scatenare un’emotività (rabbia, odio) per tenere il pubblico incollato, adottando un “effetto incidente stradale” e trascurando la verità, che è più “razionale, più fredda e meno sensazionalistica”.
La crisi, però, è stata anche “rivelatoria”. Fedez ha compreso che “perdere il controllo è la più grande forma di controllo che tu puoi avere su te stesso”. L’errore più grande della sua vita è stato cercare di controllare l’incontrollabile, sprecando tempo guardando “verso l’esterno”. Ha interiorizzato il concetto che sono l’interpretazione e il significato che diamo agli eventi a travolgerci, non l’evento in sé.
Sul fronte terapeutico, dopo aver provato diverse tipologie, ha trovato che la sola consapevolezza dei traumi (ottenuta con l’approccio freudiano) non risolve i problemi. Ha trovato invece grande utilità pratica nella corrente dello Stoicismo (Marco Aurelio, Seneca), che offre una filosofia attuabile e interiorizzabile.
L’Amore Autentico e la Consapevolezza Solitaria
Riflettendo sulla fine del matrimonio, Fedez ammette che è possibile amare due persone contemporaneamente, definendolo “un disastro”. Contrasta l’amore per l’ex moglie, reale ma “viziata” e contagiata dall’apparenza, con un altro rapporto (Angelica), descritto come “un miraggio” e una “roba silenziosa senza trucco nei filtri”.
Egli descrive l’amore autentico come il trovare una persona che “non ti chiede niente” se non di essere ciò che sei. L’altra donna rappresentava “il profumo delle cose che non si ottengono” e un silenzio buono che mancava nella vita esposta. La vita matrimoniale, con la sua esposizione, aveva fatto sì che l’esterno diventasse interno, mentre l’altro rapporto rimaneva autentico perché “non deve mai uscire all’esterno”.
L’epilogo del percorso di Fedez, e forse del libro, è la necessità di imparare a stare da solo. Questa consapevolezza è arrivata in maniera “forzata e violenta” in seguito alla separazione, che lo ha obbligato a confrontarsi con i suoi demoni e le sue ombre. In quel silenzio, ha capito che la prima cosa da fare è “dialogare con te stesso” con gentilezza e approfondire la conoscenza di sé, poiché a 35 anni non l’aveva mai fatto. Questo è cruciale per costruire una nuova relazione su presupposti completamente diversi.
Riguardo al futuro, adottando una prospettiva stoica, Fedez afferma di non voler predire nulla: “io non voglio che accada nulla perché so che succederà quello che deve succedere” .






