Spagna, Irlanda e Olanda hanno annunciato il boicottaggio dell’Eurovision Song Contest, a seguito dell’approvazione della partecipazione di Israele al noto concorso musicale internazionale. La notizia, rilanciata dalla Bbc, segna un momento di forte tensione nel panorama dell’evento europeo.
La protesta dei tre Paesi contro la partecipazione di Israele
La decisione di boicottare l’Eurovision da parte di Spagna, Irlanda e Olanda arriva in seguito al via libera concesso a Israele per prendere parte al contest, un evento che ogni anno coinvolge decine di Paesi europei e non solo. La partecipazione di Israele ha storicamente suscitato reazioni contrastanti, ma questa volta la risposta si è tradotta in un rifiuto ufficiale da parte di tre nazioni fondatrici dell’evento.
Spagna, con una popolazione di quasi 50 milioni di abitanti e una consolidata presenza nell’Eurovision sin dal 1961, ha storicamente partecipato regolarmente al concorso. La sua capitale, Madrid, era stata anche sede dell’evento nel 1969, anno ricordato per la storica vittoria ex aequo di quattro Paesi, tra cui proprio la Spagna. L’Irlanda, vincitrice del contest per ben sette volte, e l’Olanda, altra partecipante storica e vincitrice in diverse occasioni, si uniscono così alla protesta, sottolineando il peso politico che l’Eurovision può assumere oltre che musicale.
L’Eurovision Song Contest: un evento di portata internazionale
Nato nel 1956 come risposta al desiderio di unire i Paesi europei dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Eurovision Song Contest è oggi uno degli eventi televisivi musicali più seguiti al mondo, con un pubblico che varia tra i 100 e i 600 milioni di spettatori. Organizzato dall’Unione Europea di Radiodiffusione (UER), il concorso si svolge ogni anno a maggio e vede la partecipazione di decine di Paesi, inclusi alcuni non europei come l’Australia.
L’edizione 2025 si sarebbe dovuta svolgere con la partecipazione di Israele, ma il boicottaggio annunciato da Spagna, Irlanda e Olanda potrebbe influenzare notevolmente la composizione e l’atmosfera del contest. L’evento, che ha visto nel corso degli anni anche episodi di tensioni politiche – come il ritiro dell’Austria nel 1969 – torna così a essere terreno di dibattito su inclusione e rappresentanza.
Al momento non sono state comunicate ulteriori reazioni da parte degli organizzatori o da altri Paesi partecipanti, mentre cresce l’attenzione sul possibile impatto di questa protesta sulla prossima edizione del festival.






