Reykjavík, 10 dicembre 2025 – La radiotelevisione di Stato islandese RÚV ha ufficialmente annunciato il proprio boicottaggio dell’Eurovision Song Contest 2026, in programma a Vienna, Austria, dal 12 al 16 maggio. La decisione è arrivata dopo che l’Ebu, l’Unione Europea di Radiodiffusione, ha deciso di acconsentire alla partecipazione di Israele al concorso. Anche altri Paesi europei si sono ritirarti in segno di protesta contro le azioni militari israeliane a Gaza.
La posizione dell’Islanda e il contesto internazionale
In un comunicato ufficiale, RíkisútvarpiÐ (RÚV) ha dichiarato che l’Islanda non prenderà parte all’Eurovision Song Contest 2026 a causa del via libera accordato a Israele per partecipare all’evento. Questa presa di posizione segue quelle di altri Paesi come Irlanda, Slovenia, Olanda e Spagna, i quali hanno già espresso in modo netto il loro dissenso nei confronti della partecipazione israeliana, richiamandosi alle gravi sofferenze umane in corso nella Striscia di Gaza dall’ottobre 2023.
La Spagna, in particolare, ha formalizzato la decisione di boicottare l’evento attraverso il proprio consiglio di amministrazione della televisione pubblica RTVE, con 10 voti favorevoli, 4 contrari e 1 astenuto. Anche l’Olanda ha annunciato il ritiro, richiamandosi a presunte interferenze del governo israeliano nell’edizione precedente dell’Eurovision e sottolineando l’impossibilità di ignorare la tragedia umanitaria. L’Irlanda e la Slovenia avevano già manifestato posizioni analoghe, creando un fronte comune di emittenti pubbliche europee contrarie alla partecipazione israeliana.
Reazioni e implicazioni per l’Eurovision 2026
La decisione dell’Islanda si aggiunge a un contesto di forte tensione politica che rischia di compromettere la serenità dell’evento musicale più seguito al mondo, trasmesso ogni anno dall’Unione europea di radiodiffusione (EBU) e capace di raggiungere un pubblico stimato tra i 100 e i 600 milioni di spettatori globali. L’EBU, al momento, non ha rilasciato commenti ufficiali sulla situazione, ma è atteso un confronto durante l’assemblea di dicembre, durante la quale verrà definito l’elenco ufficiale dei partecipanti.
Israele, attraverso il direttore della sua emittente pubblica Kan, Golan Yochpaz, ha respinto ogni ipotesi di ritiro dalla competizione, sottolineando che l’evento ha natura culturale e non politica. Tuttavia, la crescente pressione politica e i boicottaggi già annunciati costituiscono un precedente significativo, paragonabile all’esclusione della Russia nel 2022 in seguito all’invasione dell’Ucraina.
Per approfondire: Eurovision: Spagna, Irlanda e Olanda lo boicotteranno dopo il via libera a Israele






