Trieste, 17 novembre 2025 – Provate a cercare il suo nome e troverete subito un filo che unisce campagna, erbe selvatiche e una cucina che non cerca applausi facili. Nata a Trieste nel 1979, Antonia Klugmann ha attraversato un percorso che la porta dalla facoltà di Giurisprudenza a Milano ai banchi di cucina, fino allo scrigno silenzioso del Collio dove si trova il suo ristorante. La storia di Klugmann è quella di una chef che ha trasformato i ricordi familiari e la passione per il territorio in un linguaggio gastronomico riconosciuto in Italia e all’estero.

Dalla legge all’orto: chi è Antonia Klugmann
Antonia Klugmann comincia la sua vita adulta con gli strumenti della riflessione: la formazione classica e gli studi in giurisprudenza. Ma è nella cucina che trova la sua voce. Dopo esperienze come apprendista in ristoranti del Friuli e del Veneto, e un periodo come chef di cucina a Venezia, realizza il sogno di creare il proprio luogo: L’Argine a Vencò, inaugurato nel 2014 nel cuore del Collio. Qui Antonia mette radici — letteralmente: orto, vigne e il paesaggio di confine diventano materia prima del suo menu. Il ristorante conquista presto una stella Michelin (2015) e il plauso delle principali guide gastronomiche italiane, riconoscimenti che non l’hanno però cambiata nell’approccio alla cucina, anzi: le hanno dato maggiore responsabilità nel raccontare il territorio con rigore e delicatezza.
Nel racconto del suo lavoro emergono tre parole chiave: stagionalità, sostenibilità e attenzione al vegetale. Klugmann pratica il foraging — la raccolta delle piante spontanee — e organizza il menù attorno agli ingredienti dell’orto e agli avanzi valorizzati dalla tecnica. La sua cucina non è ostentazione, ma una specie di conversazione semplificata: pochi elementi, profondi, che rimandano a memorie e a geografie familiari. Questa scelta estetica e etica è documentata in molte interviste e reportage che la descrivono come una chef che lavora per limitare gli sprechi e per restituire dignità al mondo vegetale nel piatto.
La visibilità mediatica e il rapporto con il pubblico
Il grande pubblico ha conosciuto Antonia anche grazie alla televisione: nel 2017 è stata chiamata come quarto giudice nella settima edizione di MasterChef Italia, ruolo che le ha dato visibilità nazionale ma anche una dose di critiche e incomprensioni. Nonostante l’esperienza televisiva, Klugmann ha scelto di non farsi definire da quel palcoscenico: ha detto più volte di voler mantenere il rapporto diretto con il suo ristorante e con gli ospiti, evitando che la notorietà oscurasse il senso profondo del suo lavoro.
Oltre alla televisione, Antonia ha ricevuto premi e riconoscimenti come “Migliore Chef donna” da Identità Golose e dalla Guida Espresso, attestati che raccontano un percorso di eccellenza costruito giorno dopo giorno in cucina. Ma ciò che rimane più vivo nel raccontarla è la figura di una cuoca che preferisce il silenzio della campagna al clamore mediatico, che studia le piante, sceglie collaborazioni locali e lavora perché ogni ingrediente arrivi al cliente con il massimo rispetto. In poche parole: chi è Antonia Klugmann non si esaurisce in un titolo o in una stella, è un equilibrio fra rigore tecnico, radici territoriali e una curiosità che spinge sempre oltre il piatto.






