In alcuni ristoranti di New York City, al momento di ordinare un pasto o pagare il conto, i clienti non si trovano più di fronte un cassiere in carne e ossa, ma un volto su uno schermo. Si tratta di lavoratori filippini che, tramite collegamenti video su Zoom, gestiscono ordini e pagamenti da migliaia di chilometri di distanza: dei veri e propri cassieri da remoto. Questo nuovo sistema, adottato per contenere i costi operativi, è reso possibile da agenzie di collocamento di terze parti che forniscono personale remoto ai locali newyorkesi. I cassieri digitali operano attraverso terminali di punto vendita connessi in tempo reale, interagendo con i clienti come se fossero fisicamente presenti.
Cassieri da remoto a New York: divario salariale e le questioni etiche
La pratica ha sollevato un acceso dibattito. I lavoratori nelle Filippine vengono pagati circa 3,75 dollari l’ora, ben al di sotto del salario minimo di 16 dollari l’ora previsto per i dipendenti a New York City. I proprietari dei ristoranti difendono la scelta, sostenendo che il sistema consente di mantenere i prezzi competitivi e di garantire continuità operativa in un settore colpito dalla carenza di personale locale.
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Critici e sindacati, però, denunciano il rischio di una “delocalizzazione digitale” che potrebbe abbassare gli standard salariali e ridurre le opportunità di lavoro per i residenti.
Il futuro del lavoro nel settore dei servizi
Il caso dei “cassieri via Zoom” potrebbe rappresentare solo l’inizio di una trasformazione più ampia. Con l’espansione delle tecnologie di comunicazione e dell’intelligenza artificiale, sempre più mansioni nel settore dei servizi potrebbero essere svolte a distanza, ridefinendo confini, ruoli e tutele nel mondo del lavoro globale.






