Milano, 29 luglio 2025 – L’uccisione di Awdah Hathaleen, attivista palestinese e collaboratore del documentario premio Oscar “No Other Land”, ha suscitato profondo dolore e sconcerto anche oltre i confini della Cisgiordania. Il fatto è avvenuto nel villaggio di Umm al-Khair, nella regione di Masafer Yatta, un’area al centro di un conflitto che la pellicola vincitrice dell’Oscar racconta con rigore e umanità.
L’omicidio di Awdah Hathaleen: dinamiche e contesto
Secondo fonti internazionali e conferme dirette dei registi del documentario, Awdah Hathaleen è stato ucciso da un colpo di pistola sparato da un colono israeliano, Yinon Levi, mentre si trovava davanti al centro comunitario del suo villaggio. L’attivista, 31 anni, è stato colpito al petto durante uno scontro tra coloni e giovani palestinesi che tentavano di impedire la demolizione di terreni e infrastrutture locali, tra cui la rete idrica del villaggio. Hathaleen è poi deceduto all’ospedale Soroka di Beersheba a seguito delle gravi ferite riportate.
Yinon Levi è una figura nota per numerose aggressioni contro la popolazione palestinese, tanto da essere stato oggetto di sanzioni da parte di Unione Europea, Regno Unito e Stati Uniti, anche se alcune di queste restrizioni sono state revocate nel corso del 2025. Il regista Yuval Abraham ha pubblicato un video, condiviso su X, che mostra il momento in cui Levi spara ad Hathaleen. Le Israel Defense Forces hanno arrestato alcuni palestinesi e due turisti presenti durante l’incidente, mentre la dinamica esatta resta ancora al vaglio delle autorità.
Reazioni e situazione attuale a Masafer Yatta
La comunità palestinese di Masafer Yatta vive da anni sotto continue minacce e violenze, tra attacchi, demolizioni e intimidazioni da parte di coloni armati, spesso protetti dall’esercito israeliano. La zona è designata come area militare sin dal 1981 e, nonostante una sentenza della Corte Suprema israeliana abbia autorizzato le espulsioni, circa 1.200 palestinesi resistono cercando di difendere le proprie terre.
La Comunità Ebraica di Milano, attraverso il suo presidente Walker Meghnagi, ha espresso vicinanza e condanna per l’episodio: “Siamo contro la violenza contro persone che non siano terroristi. Se quest’uomo è stato ucciso, va immediatamente preso l’assassino e condannato, senza ombra di dubbio”. Hathaleen era non solo un attivista non violento e insegnante, ma anche una voce fondamentale nel documentario che documenta l’ingiustizia e la resistenza delle comunità di Masafer Yatta.
L’omicidio di Hathaleen si inserisce in un quadro più ampio di tensioni e violenze sistematiche che coinvolgono quotidianamente i villaggi palestinesi nella Cisgiordania meridionale, dove l’Onu ha denunciato il ricorso alle designazioni militari come pretesto per espulsioni e demolizioni, configurando un possibile crimine contro l’umanità. Solo nel 2025, oltre 933 strutture sono state distrutte tra Cisgiordania e Gerusalemme Est, mentre gli abitanti continuano a subire lesioni, intimidazioni e attacchi sotto lo sguardo di una comunità internazionale ancora impegnata a monitorare la situazione.
Fonte: Alessia Arrigo - Uccisione di Awdah Hathaleen, Comunità Ebraica di Milano: "La notizia ci colpisce molto"





