Roma, 6 novembre 2025 – È in corso una forte tempesta geomagnetica di livello G3, la cui intensità è classificata come forte sulla scala che va da G1 a G5. L’evento, monitorato sin dalla notte tra il 28 e il 29 maggio, è generato da un fenomeno solare insolito e potrebbe avere conseguenze sulle infrastrutture tecnologiche e sulle comunicazioni satellitari.
Una tempesta geomagnetica anomala
Diversamente dalle tempeste geomagnetiche più comuni, causate principalmente da espulsioni di massa coronale (CME), questa tempesta è stata provocata da un velocissimo vento solare proveniente da un ampio buco coronale sulla corona solare. Come spiegato da Mirko Piersanti, esperto di Meteo spaziale dell’Università dell’Aquila, “questo tipo di tempeste sono più tipiche dei periodi di minima attività solare, mentre attualmente ci troviamo nel picco del ciclo undecennale del Sole”. L’evento si caratterizza dunque come “anormale” per il periodo e per le sue modalità di origine.
Il buco coronale responsabile si estende in diagonale sul disco solare dall’emisfero Nord a quello Sud, mantenendosi orientato verso la Terra e alimentando così la perturbazione geomagnetica, che secondo i dati della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) potrebbe persistere ancora per alcune ore.
Impatti e monitoraggio in corso
La tempesta geomagnetica di classe G3 può influenzare le traiettorie dei satelliti in orbita terrestre bassa, creare disturbi nei sistemi di navigazione GPS e nelle comunicazioni radio, oltre a generare aurore visibili a latitudini più basse del solito, come nell’Europa settentrionale. Al momento, tuttavia, non sono stati segnalati danni o disservizi significativi, e l’attività aurorale sembra confinata a regioni elevate.
Mauro Messerotti, docente di Meteorologia spaziale all’Università di Trieste, sottolinea che “la perturbazione continuerà finché il buco coronale rimane orientato verso la Terra”. La NOAA, che monitora costantemente il fenomeno, prevede che la tempesta possa proseguire anche nella giornata del 7 novembre.
Questi eventi, seppur potenzialmente pericolosi per le tecnologie terrestri e satellitari, rappresentano anche un’opportunità preziosa per gli studiosi del clima spaziale, soprattutto in questo periodo di massima attività solare ufficialmente riconosciuta a ottobre 2024 e destinata a durare fino al 2025.


