Roma, 8 ottobre 2025 – La ricerca di forme di vita extraterrestri continua a spingere i confini della scienza planetaria, e nel nostro sistema solare un corpo celeste ha recentemente catalizzato l’attenzione degli astrobiologi: Encelado, la luna ghiacciata di Saturno. Nuovi studi, basati sui dati raccolti dalla storica missione Cassini, hanno evidenziato elementi chimici fondamentali che potrebbero rendere abitabile questo satellite naturale.
Encelado e le possibili forme di vita su Saturno
Encelado, scoperto nel 1789 da William Herschel, ha un diametro di circa 500 chilometri, paragonabile all’estensione dello stato dell’Arizona. Nel 2005, la missione Cassini ha sorvolato questa luna rivelando sorprendenti getti di vapore acqueo e particelle ghiacciate, i cosiddetti “tiger stripes”, che fuoriescono da fratture localizzate nel polo sud, segno evidente di attività geologica in corso.
Analisi successive hanno confermato la presenza di un oceano sotterraneo di acqua liquida tra la crosta ghiacciata e il nucleo roccioso. Questo oceano, ricco di molecole organiche complesse come esteri ed eteri, costituisce la base per ipotizzare l’esistenza di forme di vita microbica. L’ultimo tassello fondamentale è stato aggiunto con la recente identificazione di fosforo nei granelli di ghiaccio emessi dai geyser di Encelado, elemento essenziale per la formazione di DNA, RNA e membrane cellulari.
Frank Postberg, scienziato planetario dell’Università libera di Berlino e autore principale dello studio pubblicato su Nature Astronomy, sottolinea che la concentrazione di fosforo in questo oceano potrebbe essere da 100 a 1.000 volte superiore a quella degli oceani terrestri, rendendo Encelado uno dei luoghi più promettenti per la ricerca di vita extraterrestre nel sistema solare.

Nuove ipotesi sulla formazione dei composti organici nei pennacchi
Un recente contributo dalla ricerca italiana, guidata dalla ricercatrice Grace Richards dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), ha proposto una nuova prospettiva sulla genesi dei composti organici presenti nei pennacchi di Encelado. Attraverso esperimenti di laboratorio che simulano l’irradiazione da parte delle particelle cariche nella magnetosfera di Saturno, il team ha dimostrato che alcuni composti organici potrebbero formarsi direttamente nell’ambiente spaziale circostante i getti, e non esclusivamente nell’oceano sottostante.
Questa scoperta non diminuisce le potenzialità di abitabilità di Encelado, ma introduce una nuova variabile importante per interpretare i dati chimici raccolti, suggerendo la necessità di distinguere tra molecole di origine biologica e quelle generate da processi abiotici. Richards evidenzia che futuri esperimenti con diverse composizioni di ghiaccio aiuteranno a chiarire quali molecole organiche possano essere considerate biomarcatori affidabili.
Prospettive future e missioni esplorative
La missione Cassini si è conclusa nel 2017, ma i dati raccolti continuano a svelare segreti di Encelado, una delle lune di Saturno. Le evidenze di idrogeno molecolare nei pennacchi indicano attività idrotermale sul fondo oceanico, fornendo una possibile fonte energetica per forme di vita microbica.
Questi risultati stanno stimolando la progettazione di nuove missioni spaziali dedicate a un esame più approfondito di Encelado. Tra i progetti più discussi vi è il Journey to Enceladus and Titan (JET) e la missione denominata Enceladus Life Finder, che prevedono l’attraversamento ripetuto dei getti per rilevare biofirme organiche direttamente nell’ambiente spaziale circostante la luna.
Non solo Encelado, ma anche altre lune ghiacciate come Europa di Giove e Titano di Saturno sono sotto la lente della comunità scientifica per la loro possibile abitabilità. In particolare, Titano, con la sua atmosfera densa e i suoi oceani di idrocarburi liquidi, presenta condizioni uniche per lo sviluppo di forme di vita molto diverse da quelle terrestri, come indicato da esperimenti che hanno simulato la formazione di basi azotate e amminoacidi in assenza di acqua liquida.
L’ipotesi che la vita possa svilupparsi in ambienti estremi e chimicamente diversi dalla Terra sta rivoluzionando il campo dell’esobiologia, aprendo nuove frontiere per la comprensione della vita nell’universo. Mentre si progettano le prossime missioni, gli scienziati auspicano di passare rapidamente dalle ipotesi allo studio diretto di nuovi dati, con la possibilità concreta di individuare forme di vita extraterrestri in uno dei luoghi più affascinanti del nostro sistema solare.
