Roma, 18 dicembre 2025 – Un recente studio pubblicato su Nature rivoluziona la comprensione dell’interno di Titano, la più grande luna di Saturno. Un riesame approfondito dei dati raccolti dalla missione Cassini indica che, contrariamente alle precedenti ipotesi, Titano probabilmente non ospita un oceano di acqua liquida sotto la sua superficie ghiacciata.
Nuovi dati sulla struttura interna di Titano
La missione Cassini, condotta dalla NASA, dall’Agenzia Spaziale Europea e da quella Italiana, aveva fatto sospettare un oceano sotterraneo a causa della significativa deformazione della luna durante la sua orbita ellittica attorno a Saturno. Tuttavia, gli scienziati hanno osservato che queste deformazioni avvengono con un ritardo di circa 15 ore rispetto al picco dell’attrazione gravitazionale di Saturno. Questo ritardo implica che l’energia richiesta per modificare la forma di Titano è ben maggiore del previsto, suggerendo che l’interno della luna non sia liquido ma costituito principalmente da un materiale viscoso, probabilmente fango, con piccole sacche di acqua di disgelo vicino al nucleo roccioso.
Flavio Petricca, ricercatore italiano del Jet Propulsion Laboratory della NASA e coordinatore dello studio, sottolinea che questa scoperta rappresenta la cosiddetta “pistola fumante” che indica una struttura interna diversa da quanto ipotizzato in precedenza.

Implicazioni per l’astrobiologia e la ricerca di vita
Nonostante la mancanza di un oceano globale, la presenza di sacche d’acqua liquide concentrate potrebbe favorire la presenza di forme di vita microbiche. Infatti, se lo scenario delineato dallo studio è corretto, i nutrienti essenziali sarebbero più concentrati in queste piccole sacche anziché dispersi in un vasto oceano, un ambiente potenzialmente più favorevole alla crescita di organismi semplici. Inoltre, le analisi indicano che la temperatura in queste sacche potrebbe raggiungere i 20 gradi Celsius, un dato particolarmente significativo per la possibilità di abitabilità.
Questi risultati si inseriscono nel contesto più ampio dell’astrobiologia, disciplina che studia l’origine, l’evoluzione e la distribuzione della vita nell’universo, e che continua a considerare Titano un importante laboratorio naturale per la ricerca di tracce di vita extraterrestre. La missione Cassini-Huygens, con i suoi dati raccolti tra il 2004 e il 2017, ha fornito una quantità preziosa di informazioni, ancora oggi oggetto di analisi e reinterpretazioni.






