Chicago, 26 novembre 2025 – Il Tyrannosaurus rex, meglio noto come T. rex, uno dei più iconici e imponenti dinosauri carnivori del Cretaceo superiore, continua a stupire gli studiosi con nuove scoperte che ne ridefiniscono l’immagine e le caratteristiche biologiche. Recenti ricerche paleontologiche confermano che questa “lucertola tiranna” poteva raggiungere dimensioni ancora maggiori rispetto alle stime tradizionali, con esemplari come “Scotty”, il più grande mai rinvenuto, lungo oltre 13 metri e dal peso stimato di circa 8,8 tonnellate, superando così il celebre “Sue” del Field Museum di Chicago.
La dentatura del T. rex: un arsenale da predatore supremo
Secondo gli studi più aggiornati, il T. rex possedeva una dentatura formidabile composta da circa 50-60 denti, ciascuno lungo dai 10 fino a 30 centimetri, con denti superiori più ravvicinati e a sezione a D e denti inferiori robusti, ricurvi e seghettati. Questi “pugnali” ossei erano perfettamente progettati per strappare carne e frantumare ossa, grazie anche alla loro struttura resistente e alla forma a “banana” che ne evitava la rottura durante il morso. La potenza della mandibola, tra le più forti mai misurate nel regno animale, poteva raggiungere forze superiori a 50.000 Newton, equivalenti a oltre 6,5 tonnellate di pressione, capaci di infliggere ferite di oltre 30 centimetri a grandi erbivori come il Triceratops.
Crescita e sostituzione continua dei denti
Come altri rettili, il Tyrannosaurus sostituiva i denti per tutta la vita, permettendo ai più giovani di rinascere con denti sempre più grandi e potenti. La distinzione tra giovani T. rex e specie affini come il Nanotyrannus, recentemente rivalutato, ha complicato la comprensione della variazione dentaria durante le diverse fasi di crescita. Tuttavia, la dentatura adulta conserva questa impressionante capacità di adattamento e rigenerazione che rendeva il T. rex un predatore formidabile e versatile.
Anatomia e comportamento
Oltre alla dentatura, il T. rex si caratterizzava per un cranio massiccio lungo oltre 1,5 metri, robusto e pneumatico, bilanciato da una lunga coda pesante e da zampe posteriori potenti, capaci di accelerazioni veloci. Gli arti anteriori, al contrario, erano molto ridotti e dotati di sole due dita artigliate. Il comportamento alimentare rimane oggetto di dibattito: sebbene alcuni paleontologi lo considerino un predatore attivo in grado di cacciare grandi erbivori, altri ipotizzano un’alimentazione opportunista che includeva anche la necrofagia. La presenza di piume nei piccoli tirannosauri, che scomparivano gradualmente nell’età adulta, aggiunge ulteriori dettagli sul suo aspetto e adattamento termoregolatore.
Grazie all’abbondanza di fossili – oltre 50 esemplari identificati – e alle moderne tecniche di analisi, il Tyrannosaurus rex continua a essere oggetto di studi approfonditi volti a chiarire aspetti come la biomeccanica del morso, la crescita e la sua ecologia in un ecosistema complesso e variegato dell’antica Laramidia, l’odierno Nord America occidentale.
