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Home Scienze

Il dodo torna in vita: Colossal Biosciences annuncia “passo decisivo” grazie all’ingegneria genetica

Colossal Biosciences svela un avanzamento chiave nella de-estinzione del dodo grazie a innovative tecniche di coltura cellulare e editing genetico

by Marco Andreoli
18 Settembre 2025
Colossal Biosciences: “Passo decisivo” verso la resurrezione del dodo attraverso l’ingegneria genetica

Dodo / alanews

Mauritius, 18 settembre 2025 – Un importante passo avanti nel progetto di “de-estinzione” del dodo, l’iconico uccello gigante incapace di volare, estinto da circa 400 anni, è stato annunciato dalla biotech texana Colossal Biosciences. Questa startup, pioniere nel campo della biotecnologia applicata alla conservazione e al recupero di specie estinte, ha recentemente reso noto di aver raggiunto un progresso cruciale nel tentativo di riportare in vita questa specie simbolo dell’estinzione.

La nuova frontiera della genetica applicata alla conservazione

Gli scienziati di Colossal hanno sviluppato con successo un metodo per coltivare cellule germinali primordiali (PGCs) dal colombo delle rocce (Columba livia), il comune piccione urbano, e intendono applicare tecniche simili per coltivare cellule dalla specie più prossima al dodo ancora esistente, il colombo delle Nicobare (Caloenas nicobarica). Quest’ultimo rappresenta il parente vivente più stretto del dodo, appartenendo alla stessa famiglia di colombi e tortore.

Beth Shapiro, Chief Science Officer di Colossal, ha definito questo risultato come un “passo cruciale” non solo per il progetto dodo, ma anche per la conservazione ornitologica in senso più ampio: «Era una tappa necessaria per procedere – ha spiegato – ora possiamo davvero cominciare a muoverci in avanti».

Il processo di de-estinzione è complesso e differente rispetto a quello già sperimentato con mammut lanosi o lupi antichi. Mentre i mammiferi possono essere clonati tramite tecnologie consolidate, gli uccelli si sviluppano in uova, il che rende impossibile la clonazione diretta e rallenta i tempi. Per ottenere un “dodo moderno”, sarà necessario generare due generazioni separate – maschi e femmine – per poi incrociarle, un passaggio che richiede anni.

Tecnologie innovative e sfide scientifiche

La capacità di coltivare cellule germinali primordiali è fondamentale perché queste cellule sono precursori delle cellule sessuali, ovvero uova e spermatozoi. Colossal ha testato oltre 300 combinazioni differenti di fattori di crescita e metaboliti prima di trovare la formula che ha permesso la crescita di queste cellule per circa 60 giorni. Questo risultato, ancora in attesa di revisione scientifica, rappresenta un’autentica rivoluzione nelle tecnologie riproduttive aviarie.

Il prossimo obiettivo sarà la creazione di piccioni delle rocce viventi nati da uova di galline surrogate, per dimostrare la fattibilità del metodo. Parallelamente, si procede con la coltivazione delle PGCs del colombo delle Nicobare, utilizzando una colonia di questi uccelli stabilita in Texas.

La fase successiva prevede l’editing genetico di queste cellule germinali per introdurre i tratti distintivi del dodo, sfruttando dati genomici ricavati da esemplari museali. Le cellule modificate saranno quindi impiantate in embrioni di galline geneticamente sterilizzate, che fungeranno da madri surrogate. L’utilizzo delle galline, invece dei colombi, è dettato sia dalla maggiore facilità di allevamento sia dalla possibilità di ingegnerizzarle per essere sterili, evitando così la riproduzione non controllata.

Ben Lamm, CEO di Colossal, prevede che l’intero processo richiederà dai cinque ai sette anni prima di ottenere un esemplare che possa essere considerato un “dodo vivente” geneticamente e funzionalmente simile a quello originario.

Implicazioni scientifiche ed etiche della “de-estinzione”

Non mancano le critiche e i dubbi da parte della comunità scientifica. Molti esperti ritengono che la cosiddetta “de-estinzione” non possa restituire un animale identico all’originale: quello che si otterrà sarà piuttosto un organismo ibrido, geneticamente modificato, che porterà solo alcune caratteristiche del dodo. Scott MacDougall-Shackleton, direttore dell’Advanced Facility for Avian Research in Canada, sottolinea come gli animali estinti fossero molto più di un insieme di geni: «Il loro sviluppo dipende da interazioni complesse tra genoma, ambiente e fattori ormonali che non possiamo riprodurre fedelmente».

D’altra parte, la tecnologia sviluppata da Colossal ha potenzialità che vanno oltre la semplice “resurrezione” di specie estinte. Può infatti contribuire in modo significativo alla conservazione delle specie attualmente a rischio genetico, permettendo di introdurre varianti genetiche resistenti a malattie o ai cambiamenti climatici. Cock van Oosterhout, professore di genetica evolutiva presso l’Università di East Anglia, vede nel lavoro di Colossal un enorme potenziale per il recupero della biodiversità: «Potremmo utilizzare questa tecnologia per reintrodurre varianti genetiche utili in popolazioni minacciate».

Colossal Biosciences: una startup da 10 miliardi

Fondata nel 2021 da Ben Lamm e dal genetista George Church di Harvard, Colossal Biosciences è divenuta la prima startup texana a raggiungere una valutazione di 10 miliardi di dollari, grazie a investimenti che superano i 555 milioni di dollari. L’azienda sta lavorando simultaneamente su diversi progetti di de-estinzione, tra cui il mammut lanoso e il tilacino, oltre al dodo. Il modello di business si basa sia sulla commercializzazione delle tecnologie genetiche sviluppate sia sul mercato emergente dei crediti di biodiversità, che permettono alle aziende di compensare il proprio impatto ambientale.

Mentre il progetto del dodo potrebbe sembrare fantascienza, Colossal ha già dimostrato la sua capacità di raggiungere traguardi concreti, come la nascita di cuccioli di lupo antico. La creazione di un dodo vivente rappresenterebbe un ulteriore passo nella ricerca di soluzioni innovative per affrontare la crisi globale della biodiversità.

Il dodo: simbolo di estinzione e speranza

Il dodo (Raphus cucullatus) era un uccello incapace di volare, endemico dell’isola di Mauritius nell’Oceano Indiano. Estintosi nel XVII secolo a causa della caccia e della distruzione del suo habitat, il dodo è diventato il simbolo della perdita irreversibile di specie. Studi recenti hanno confermato che il suo parente più prossimo è il colombo delle Nicobare, relazione fondamentale per i tentativi di ricreazione genetica.

Oggi, grazie a tecniche avanzate di ingegneria genetica e coltura cellulare, il sogno di vedere nuovamente il dodo prendere vita si avvicina sempre di più, aprendo una nuova era per la biologia della conservazione e per la salvaguardia degli ecosistemi globali.

Tags: Stati Uniti

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