Il 80% degli italiani ha rinunciato alle cure del Servizio Sanitario Nazionale più volte a causa dei lunghi tempi di attesa, un trend in peggioramento. Tra coloro che rinunciano, l’84% si rivolge al privato. Tuttavia, il 73% riceve appuntamenti dal medico di famiglia entro una settimana. La prossimità dell’assistenza è fondamentale e il soddisfacimento dei pazienti resta alto, secondo un sondaggio di Ipsos
Un recente sondaggio condotto da Ipsos per la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg) ha rivelato dati preoccupanti sullo stato della sanità in Italia. In particolare, l’80% degli italiani ha rinunciato almeno una volta a ricevere cure dal Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) a causa dei lunghi tempi di attesa, con un aumento significativo rispetto al 65% registrato nel 2024. Questo fenomeno solleva interrogativi sulla sostenibilità del sistema sanitario pubblico e sulla sua capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini.
Riflessioni sul settore privato
Tra coloro che hanno deciso di non avvalersi delle prestazioni del Ssn, l’84% ha scelto di rivolgersi al settore privato, mentre un preoccupante 13% ha optato per rinunciare del tutto alle cure. Questo scenario evidenzia un crescente scollamento tra le aspettative dei cittadini e l’effettiva disponibilità di servizi sanitari pubblici. È interessante notare come, nonostante le difficoltà nel Ssn, i tempi di attesa per un appuntamento con il medico di famiglia risultino piuttosto contenuti: il 73% degli intervistati afferma di essere stato ricevuto entro una settimana, e l’87% entro due settimane. Solo il 4% ha dovuto attendere oltre due settimane, un dato che dimostra l’efficienza del sistema della medicina generale, ancora in grado di garantire un servizio tempestivo per le piccole urgenze.
Il ruolo della medicina generale
La Fimmg ha commentato questi risultati sottolineando come, in un contesto di crisi per la sanità pubblica, la medicina generale rappresenti l’ultimo baluardo di accesso gratuito e rapido alle cure. Tuttavia, le recenti proposte di riforma da parte di alcune Regioni potrebbero compromettere questo modello, trasformando l’efficienza attuale in un sistema più burocratizzato e con liste d’attesa simili a quelle già vissute in altri Paesi dove il medico di famiglia è un dipendente pubblico.
Disuguaglianze nell’accesso alle cure
Un ulteriore aspetto allarmante emerso dal sondaggio riguarda il 53% degli italiani che ha dichiarato di aver rinunciato a cure specifiche perché le prestazioni richieste non erano disponibili nella propria zona. Questo dato è in aumento rispetto al 44% del 2024. Fra coloro che hanno affrontato questo problema, il 76% ha cercato assistenza nel settore privato, mentre il 20% ha abbandonato le cure, valore che cresce al 28% tra le persone in difficoltà economica. Questo aspetto mette in evidenza le disuguaglianze nell’accesso alle cure, accentuate da fattori economici e territoriali.
Nonostante queste difficoltà, il 78% degli intervistati si dice soddisfatto del proprio medico di famiglia, apprezzando la vicinanza dello studio medico, che non supera i due chilometri per il 63% del campione. La possibilità di raggiungere il medico a piedi è un fattore cruciale, soprattutto nel Sud Italia, dove il 54% degli intervistati ha evidenziato questa comodità. La Fimmg ha concluso il suo intervento sottolineando l’importanza di salvaguardare il modello attuale di medicina generale, garantendo una diffusione capillare dei servizi e un accesso sempre più vicino alle esigenze dei cittadini.