Un importante traguardo nella lotta al diabete di tipo 1 è stato raggiunto da un team di ricercatori dell’Università di Uppsala, in Svezia, che ha eseguito con successo il primo trapianto di isole pancreatiche da donatore senza l’uso di farmaci immunosoppressivi e senza incorrere in rigetto. Questo risultato apre nuove prospettive per il trattamento di una malattia autoimmune che colpisce circa 500.000 persone in Italia.
Trapianto di cellule pancreatiche senza immunosoppressione: la svolta scientifica
La procedura, illustrata sul New England Journal of Medicine, ha coinvolto un paziente con diabete di tipo 1 che ha ricevuto un trapianto di isole pancreatiche geneticamente modificate. Grazie alla tecnologia di editing genomico CRISPR, le cellule sono state rese ipoimmuni, ovvero capaci di eludere il sistema immunitario del ricevente, evitando così il rigetto senza necessità di assumere farmaci immunosoppressori. Le cellule impiantate nell’avambraccio del paziente sono risultate vitali e in grado di secernere insulina per almeno 12 settimane, dimostrando la sopravvivenza e la funzionalità delle cellule trapiantate.
Lorenzo Piemonti, primario dell’Unità di Medicina Rigenerativa e Trapianti dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, ha sottolineato che si tratta di una prova di principio e non ancora di una terapia completa, poiché la quantità di cellule trapiantate e la produzione di insulina erano limitate. Tuttavia, è la prima evidenza che cellule pancreatiche geneticamente modificate possono sopravvivere nell’uomo senza immunosoppressione.
Implicazioni future per la cura del diabete di tipo 1
Questa innovazione rappresenta un passo fondamentale verso un trattamento più sicuro e sostenibile per i pazienti con diabete autoimmune, eliminando i rischi associati all’immunosoppressione cronica, come infezioni e tossicità sistemica. La presidente della Società Italiana di Diabetologia, Raffaella Buzzetti, ha evidenziato che, se confermato, questo approccio potrebbe ampliare significativamente l’accesso al trapianto di isole pancreatiche, migliorando la qualità della vita e riducendo la dipendenza dalle iniezioni quotidiane di insulina.
Gli studi proseguiranno per valutare la durata dell’effetto e la sicurezza a lungo termine, ma questa scoperta apre la strada a nuove strategie terapeutiche basate su cellule ipoimmuni, con potenziali applicazioni anche in altri ambiti della medicina rigenerativa e della trapiantologia cellulare.






