In una giornata di intenso confronto politico a Milano, Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture, ha espresso le sue opinioni su tre temi caldi dell’attualità: l’obbligo vaccinale, la richiesta di sospensione di Israele dalle competizioni sportive e l’invio di truppe italiane in Ucraina.
Dubbi sull’obbligo vaccinale: “È buon senso, non antiscientifico”
Durante un sopralluogo in via Bolla, Salvini è tornato sulla questione dell’obbligo vaccinale, recentemente al centro di polemiche dopo l’azzeramento da parte del ministro della Salute Schillaci della commissione vaccini, a causa della presenza di due membri critici nei confronti delle immunizzazioni. Il ministro ha affermato che “dirsi dubbiosi sull’obbligo vaccinale che non c’è nella maggior parte dei Paesi europei non penso sia antiscientifico, penso sia di buon senso”. Pur non chiedendo le dimissioni di Schillaci, Salvini ha sottolineato come azzerare una commissione da lui nominata rappresenterebbe un problema interno. Ha inoltre evidenziato che i professori critici non sono no-vax, ma chiedono un’analisi completa dei benefici e delle possibili controindicazioni dei vaccini.
No all’invio di truppe italiane in Ucraina e difesa dello sport neutrale sulla questione israeliana
Salvini ha anche commentato la possibilità che la Francia invii truppe in Ucraina, utilizzando un’espressione tipica milanese: “Macron si attacchi al tram, vada lui in Ucraina”. Ha ribadito con fermezza il suo no all’invio di soldati italiani al fronte, sottolineando che “i nostri figli non andranno a combattere in Ucraina, poco ma sicuro”. Il vicepresidente del Consiglio ha inoltre lodato l’impegno di Donald Trump nel tentativo di favorire un dialogo tra Putin e Zelensky, definendo superate le strategie di riarmo europeo e debiti comuni per la guerra.
Sul fronte sportivo, Salvini ha respinto la richiesta degli allenatori italiani di calcio di sospendere Israele dalle competizioni internazionali, affermando che “gli allenatori facciano gli allenatori e gli ambasciatori facciano gli ambasciatori”. Ha condannato chi esclude atleti russi o israeliani, definendo tali azioni un fraintendimento del senso di unità dello sport.






