Secondo un’approfondita analisi pubblicata dal The Economist, l’Italia guidata da Giorgia Meloni vive una fase singolare: una stabilità politica inedita da decenni, ma affiancata da un’economia che fatica a mantenere il ritmo, nonostante l’enorme quantità di risorse affluite negli ultimi anni. È un equilibrio delicato, fondato sulla moderazione tattica della premier e su una coalizione che regge più per necessità che per profonda affinità politica. Ma vediamo più nel profondo le tesi del settimanale britannico.
Il The Economist su Meloni: il “sorpasso” sul Regno Unito che non c’è davvero
In agosto, Fratelli d’Italia ha celebrato sui social dati della Banca Mondiale secondo cui il PIL pro capite a parità di potere d’acquisto sarebbe superiore a quello del Regno Unito nel 2024. Il The Economist ricorda però che in termini nominali l’Italia resta ancora lontana: il PIL pro capite italiano rimane più basso del 27%, rendendo il sorpasso tutt’altro che reale. Nonostante ciò, l’idea che il Paese “stia andando bene” con la prima premier donna si è diffusa, complice anche il confronto con il clima di instabilità vissuto da altri grandi Stati europei.
Meloni: dalla paura dell’illiberalismo alla moderazione obbligata
La vittoria di Meloni nel 2022 aveva generato timori su una possibile deriva illiberale, vista la storia postfascista di Fratelli d’Italia. Ma secondo il The Economist il suo governo ha mantenuto un profilo sorprendentemente moderato, sia nei toni sia nella sostanza. La premier non si è distinta per euroscetticismo, ha sostenuto con costanza l’Ucraina e ha coltivato rapporti stretti con Donald Trump, che l’ha elogiata pubblicamente.

Questa moderazione, sostiene il settimanale, è anche un’esigenza politica: se Meloni imboccasse la strada delle riforme radicali, rischierebbe di perdere l’appoggio degli alleati di governo più centristi.
La fragile armonia tra Salvini e Tajani
La stabilità dell’esecutivo è legata alla convivenza, finora riuscita, tra forze molto diverse: la Lega, che guarda ai movimenti sovranisti europei, e Forza Italia, che dopo la morte di Berlusconi non solo non si è disgregata, ma ha consolidato il proprio profilo moderato.
Il The Economist sottolinea come Meloni sia riuscita a tenere unita questa coalizione eterogenea grazie alla capacità di mediazione e a una strategia che privilegia la continuità rispetto al cambiamento. Ne risulta un governo stabile, ma poco incline alle riforme strutturali.
Consenso stabile, riforme limitate
Fratelli d’Italia si mantiene stabilmente tra il 27% e il 29%, una tenuta eccezionale per un partito al governo. La coalizione sfiora il 47%, abbastanza per assicurare un secondo mandato.
Secondo gli analisti citati dal settimanale, il motivo è semplice: riformare significa scontentare qualcuno. Meloni ha scelto di intervenire solo su fronti che non toccano l’elettorato di riferimento, come mostrano le recenti riforme su intercettazioni, abuso d’ufficio e sicurezza, che rafforzano i poteri delle forze dell’ordine.
La fortuna economica di Meloni secondo il The Economist: superbonus e fondi UE
Il The Economist insiste su un punto: Meloni governa in una fase in cui l’Italia è stata attraversata da una quantità straordinaria di risorse. I bonus edilizi varati durante la pandemia — e solo in parte dalla sua maggioranza — hanno canalizzato 219 miliardi di euro verso il privato. A ciò si aggiungono i fondi del Recovery and Resilience Facility, che hanno destinato all’Italia 194 miliardi, la quota maggiore dell’intero piano europeo.
Nonostante questa “marea di denaro”, la crescita resta debole: lo 0,7% nel 2024 e lo 0,9% nel 2025, secondo Bruxelles. Nel secondo trimestre l’Italia è stata anche l’unico grande Paese UE, eccetto la Germania, a registrare una contrazione del PIL.
Il rischio all’orizzonte: cosa accade quando i fondi finiscono
Molte delle riforme necessarie per accedere ai fondi europei sono state approvate, ma richiedono ancora investimenti e attuazione concreta. Mancano nuovi giudici per accelerare la giustizia e gli investimenti restano frenati da un rigore fiscale che, secondo alcuni economisti, soffoca la crescita.

Il The Economist segnala che il vero test arriverà quando le risorse straordinarie europee verranno meno: la resilienza dell’economia italiana potrebbe essere messa a dura prova.
Il fallimento del piano Albania e il ruolo della magistratura
Sul fronte immigrazione, la premier ha subito diverse battute d’arresto: il piano per trasferire i richiedenti asilo in Albania è stato fermato più volte dai tribunali italiani ed europei. Meloni ha criticato le sentenze, ma le ha rispettate, un segnale — sottolinea il settimanale — che contraddice la narrativa di un governo con pulsioni autoritarie.
Le ombre: il premierato e il controllo dell’informazione
Resta però alta l’attenzione sulle riforme istituzionali. La proposta di premierato che conferirebbe maggiori poteri al capo del governo è considerata dai critici un potenziale rischio per gli equilibri democratici. A ciò si aggiungono le accuse di influenza sulla RAI, le cause contro giornalisti e scelte culturali percepite come ideologiche.
Una leader bifronte in equilibrio costante
Il The Economist chiude il suo ritratto con un’immagine netta: Meloni è una leader che alterna toni populisti a dichiarazioni moderate, che deve rassicurare Bruxelles senza alienare la sua base e mantenere un rapporto privilegiato con Trump senza compromettere quello con l’UE.
Un equilibrio difficile, che per ora gestisce con abilità. Ma la vera prova — conclude il settimanale — arriverà quando l’Italia dovrà camminare senza la stampella dei fondi straordinari. Solo allora si capirà se la stabilità del governo Meloni è una solida conquista o un fragile effetto collaterale della fortuna.
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