Roma, 8 dicembre 2025 – Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha riaffermato con fermezza che il decreto armi per l’Ucraina, destinato all’uso sul territorio ucraino, sarà approvato senza esitazioni. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Tajani ha sottolineato che non vi sono dubbi sulla linea del governo italiano, confermando l’impegno a sostenere Kiev in questa fase delicata.
Il decreto armi: un segnale chiaro di sostegno all’Ucraina
Tajani ha ribadito l’importanza di garantire il supporto militare all’Ucraina in un contesto di crescente tensione e conflitto con la Russia. «Il decreto armi per l’Ucraina, da usare sul proprio territorio, si farà come ha detto chiaramente la premier. Non c’è dubbio sulla nostra linea», ha affermato il ministro. Inoltre, ha aperto alla possibilità di utilizzare strumenti finanziari europei come fondi ad hoc o eurobond per rafforzare la capacità difensiva, evidenziando che l’impegno deve andare oltre e coinvolgere l’intera Unione.

L’Italia, ha ricordato Tajani, è anche in prima linea nel promuovere l’allargamento europeo verso i Balcani, un tassello fondamentale per il rafforzamento dell’Europa e la sua sicurezza. Il ministro ha sottolineato che l’obiettivo è una riunificazione dell’Europa anche ad Est, in un momento in cui il Vecchio Continente deve dimostrare coraggio e capacità di cambiamento.
Tajani: “Ora o mai più, l’Europa cambi o tramonterà”
Nel corso dell’intervista, Tajani ha lanciato un appello urgente all’Europa: «È nei momenti di massima crisi che si possono aprire nuove opportunità, e trovare il coraggio per un elettroshock indispensabile per salvare l’Europa dal tramonto». Il ministro ha auspicato una profonda riforma istituzionale, chiedendo tra le altre cose l’eliminazione del diritto di veto su molte materie, l’unificazione delle cariche di presidente della Commissione e del Consiglio con elezione diretta da parte dei cittadini, e il rafforzamento del Parlamento europeo, che ad oggi non ha iniziativa legislativa.
Tajani ha sottolineato la necessità di completare il mercato unico con l’unione bancaria, il mercato unico dell’energia, quello dei capitali e l’armonizzazione fiscale, per impedire la formazione di paradisi fiscali. Ha inoltre criticato la burocrazia europea definendola «elefantiaca» e ha sollecitato una semplificazione normativa: «Per ogni nuova norma, due vanno abolite», ha detto.
Il vicepremier ha infine esortato tutti i leader europei a compiere gesti di coraggio, perché «non meno Europa, ma un’Europa che si rinnova e diventa protagonista e autonoma» è ciò di cui il continente ha bisogno per affrontare la competizione con le altre potenze globali.






