Roma, 4 dicembre 2025 – Il Consiglio dei Ministri si appresta ad esaminare una riforma strutturale della normativa edilizia, con l’obiettivo di superare la frammentazione attuale e di semplificare l’intero sistema autorizzativo. La riforma, che si configura come una legge delega per la revisione del Testo Unico dell’edilizia (DPR 380/2001), introduce importanti novità sul fronte della gestione degli abusi edilizi, delle procedure amministrative e della digitalizzazione del settore.
La riforma dell’edilizia: semplificazione e digitalizzazione
Il disegno di legge delega, che sarà discusso oggi in Consiglio dei Ministri, mira a creare un quadro normativo uniforme a livello nazionale, superando le disparità regionali che hanno finora complicato l’applicazione delle norme sull’edilizia. Tra le innovazioni più rilevanti spiccano il rafforzamento del meccanismo del silenzio-assenso (o silenzio-devolutivo) in caso di inerzia dell’amministrazione pubblica, con l’introduzione di termini perentori per il rilascio o la formazione dei titoli edilizi. In caso di ritardi o disaccordi fra enti coinvolti, sarà possibile attivare poteri sostitutivi per garantire l’efficienza dei processi autorizzativi.
La riforma prevede inoltre una sanatoria facilitata per gli abusi edilizi “storici”, ossia quelli realizzati prima dell’entrata in vigore della legge ponte sull’urbanistica del 1967. Verranno inoltre razionalizzati i regimi sanzionatori, con multe commisurate all’entità delle irregolarità, al valore delle opere e alla loro gravità. Importante sarà anche la digitalizzazione delle procedure, che contribuirà a velocizzare e rendere più trasparente l’interazione fra cittadini, tecnici e pubbliche amministrazioni.
Un codice unico per abusi e difformità edilizie
Un altro nodo cruciale riguarda la definizione di criteri unici per la classificazione delle difformità e degli abusi edilizi. Attualmente ogni Regione applica autonomamente proprie regole, determinando una vera e propria “babele normativa”. Con la nuova legge delega, lo Stato definirà una classificazione nazionale standardizzata, per evitare incertezze interpretative e garantire uniformità nelle procedure di sanatoria e rilascio dei titoli edilizi.
Inoltre, la riforma chiarirà i confini tra le competenze statali e regionali, individuando le norme statali inderogabili e i livelli essenziali di prestazioni non modificabili a livello locale. Questo passaggio è ritenuto cruciale per evitare futuri contenziosi e garantire certezza del diritto.
Le polemiche e le critiche dall’opposizione
La riforma, presentata dal Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, ha suscitato forti reazioni da parte delle opposizioni, in particolare da Angelo Bonelli. Bonelli ha definito la legge delega come un vero e proprio “condono edilizio”, accusando il governo di incentivare la sanatoria degli abusi anche in aree a rischio idrogeologico e sismico. Secondo Bonelli, il rafforzamento del silenzio-assenso rappresenta un “atto di irresponsabilità politica e istituzionale” che mette a rischio la sicurezza dei cittadini e legittima chi ha violato le norme edilizie.
Il dibattito politico si concentra dunque sulla delicatezza del bilanciamento fra semplificazione burocratica e tutela del territorio, con un’opposizione che chiede un rafforzamento dei controlli e delle misure di prevenzione piuttosto che un allargamento delle sanatorie.
Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture, guida la proposta di riforma con l’obiettivo dichiarato di modernizzare il settore e risolvere le criticità generate dalla normativa frammentata e complessa, in linea con le esigenze di sviluppo economico e rigenerazione urbana del paese.
La riforma dell’edilizia rappresenta dunque un passaggio cruciale per il futuro del settore, con un forte impatto su procedure, controlli e politiche di tutela ambientale e urbanistica. Il testo dovrà ora essere declinato nei decreti legislativi attuativi entro 12 mesi, con l’impegno del Governo a garantire un sistema più efficiente e integrato per l’edilizia italiana.






