Roma, 4 settembre 2025 – Pasquale D’Ascola è stato nominato nuovo primo presidente della Corte di Cassazione. Il plenum straordinario del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), presieduto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che riveste anche la carica di presidente del CSM, ha preso la decisione. D’Ascola ha ottenuto 14 voti, superando per un solo voto lo sfidante Stefano Mogini.
La nomina di Pasquale D’Ascola e il ruolo del CSM
L’elezione di Pasquale D’Ascola rappresenta un passaggio cruciale per la guida della suprema corte italiana. Già presidente titolare della seconda sezione civile della Cassazione, D’Ascola era candidato unico per il ruolo di presidente aggiunto, una posizione strategica che lo pone come naturale successore del primo presidente attuale, in vista del pensionamento previsto per il 2025. Il plenum del CSM del 20 settembre 2023 aveva infatti conferito all’unanimità a D’Ascola l’incarico di presidente aggiunto, riconoscendone le competenze e la reputazione all’interno della magistratura di legittimità.
Il voto odierno, quindi, sancisce la sua ascesa al vertice della Corte di Cassazione, consolidando un percorso di carriera segnato da un’attenzione particolare alla giurisprudenza civile e alla gestione degli uffici direttivi superiori.
Le criticità del sistema di selezione e i requisiti di legittimazione
La nomina di Pasquale D’Ascola non è stata esente da discussioni relative al meccanismo di scelta dei vertici della Cassazione. La riforma introdotta dalla legge Cartabia ha infatti applicato rigidi requisiti di legittimazione anche per gli incarichi direttivi superiori, limitando il numero di candidati eleggibili. Questo sistema, se da un lato garantisce un criterio di selezione basato sull’esperienza consolidata, dall’altro ha ridotto drasticamente le candidature disponibili, come si è visto nel caso del procuratore generale aggiunto Alfredo Viola e del presidente aggiunto D’Ascola.
Tale situazione ha alimentato dibattiti sul rischio di una selezione che potrebbe basarsi più sull’anzianità e sui requisiti formali che su un’effettiva valutazione meritocratica, creando potenziali distorsioni nella carriera dei magistrati di legittimità. Il CSM ha già invitato il Ministero della Giustizia a valutare iniziative per adeguare la disciplina vigente, ma fino a nuove modifiche la normativa attuale resta vincolante.
Sergio Mattarella, nel suo ruolo di presidente del CSM, ha presieduto questa importante seduta, confermando l’importanza istituzionale della Corte di Cassazione nel sistema giudiziario italiano e la necessità di garantire continuità e autorevolezza ai suoi vertici.






