Roma, 25 novembre 2025 – In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato una riflessione sul valore della libertà femminile, sottolineando come questa rappresenti una conquista collettiva da difendere ogni giorno.
Libertà femminile e parità: una sfida ancora aperta
Nel suo discorso, Mattarella ha evidenziato come, nonostante i progressi, il principio della parità in ogni ambito della vita sociale e privata fatichi ancora a imporsi. “Il ritardo nell’affermazione della parità limita l’autonomia femminile, compromette la sicurezza delle donne e rallenta il progresso della società”, ha affermato il Capo dello Stato. Ha inoltre richiamato l’attenzione sull’uso crescente della violenza digitale, che nelle sue varie forme – umiliazioni, ricatti e coercizioni – si traduce spesso in episodi di violenza fisica e femminicidio, con profonde cicatrici nel corpo e nella mente delle vittime.
Mattarella ha sottolineato come anche il linguaggio possa alimentare stereotipi e giustificare comportamenti di dominio, affermando che “la parità significa, prima di tutto, educazione al linguaggio del rispetto”.
Mattarella ricorda l’eredità delle sorelle Mirabal
Il 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana, furono assassinate le sorelle Patria, Minerva e María Teresa Mirabal, tre giovani donne che si opposero con coraggio alla brutale dittatura di Rafael Trujillo. La loro morte, avvenuta dopo torture e sevizie, è diventata un simbolo internazionale della lotta contro la violenza sulle donne. Nel 1999, le Nazioni Unite scelsero questa data per commemorare la Giornata internazionale contro la violenza di genere, in loro onore.
Il Presidente Mattarella ha richiamato il ricordo di queste figure storiche come ispirazione per le attuali e future generazioni, riaffermando che la libertà e il protagonismo delle donne sono conquiste da consolidare ogni giorno.
Camera verso il sì definitivo al ddl sul femminicidio
La Camera dei Deputati ha avviato l’esame finale del disegno di legge che introduce per la prima volta nel codice penale il reato autonomo di femminicidio. Il provvedimento, già approvato all’unanimità dal Senato, inserisce il nuovo articolo 577-bis e dovrebbe essere licenziato proprio nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
L’appello di Sanchez: “La violenza machista è ancora tra noi”
Dalla Spagna arriva un richiamo forte alla responsabilità collettiva. Il premier Pedro Sánchez, in un messaggio pubblicato su X per il 25 novembre, ha ricordato i passi avanti compiuti dal Paese nella tutela delle donne, avvertendo però che la violenza di matrice machista continua a manifestarsi, anche nello spazio digitale. Nel suo post ha rilanciato il video della nuova campagna istituzionale dedicata alla “violenza vicaria”, la forma estrema di abuso in cui partner o ex partner colpiscono figli e minori per infliggere sofferenza alla madre. I numeri sono drammatici: dal 2013, 65 bambini e adolescenti sono stati uccisi nell’ambito della violenza di genere — 38 in episodi di violenza vicaria e i restanti 27 assassinati insieme alla madre o da parte del partner o ex partner della donna. Oltre ai casi letali, il ministero delle Pari Opportunità stima che siano almeno 1.400 i minori usati come strumento di ricatto o pressione, con conseguenze che spaziano da traumi e disturbi dello sviluppo fino a depressione e ansia.
Todde: “Ogni vittima è una ferita che attraversa la comunità”
Anche la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, ha scelto la ricorrenza del 25 novembre per ricordare le vittime. Negli ultimi dodici mesi, in Italia, almeno 77 donne sono state uccise per mano di partner o ex partner. Tra loro, otto sarde: Giuseppina Massetti, Martina Gleboni, Maria Esterina Riccardi, Cinzia Pinna, Francesca Deidda, Ignazia Tumatis, Maria Dolores Cannas e Marisa Dessì. Per Todde ogni nome rappresenta “un vuoto e una ferita che segna la nostra comunità”, e una società che accetta anche una sola di queste assenze “non può definirsi libera”.
La governatrice denuncia un fenomeno che non si limita alla violenza fisica: alla base c’è un modello culturale che impone ancora oggi alle donne subordinazione e controllo. Le forme di abuso si trasformano e invadono nuovi spazi, in particolare quello digitale. La violenza online – dalle molestie allo stalking, dalla diffusione non consensuale di immagini fino ai deepfake – replica dinamiche antiche con strumenti moderni, limitando la libertà delle donne anche nella sfera virtuale.
“Serve un cambiamento profondo, che riguarda tutti”
Todde ha ricordato il recente caso di Valentina Pitzalis, sopravvissuta a un tentato femminicidio e nuovamente bersaglio di insulti violenti sui social, episodio che testimonia quanto sia diffuso un clima di ostilità e delegittimazione. La presidente ha illustrato poi le azioni messe in campo dalla Regione: potenziamento dei centri antiviolenza, nuove linee guida per facilitare l’accesso ai servizi, maggior supporto psicologico, legale e abitativo, fino agli interventi per rafforzare l’indipendenza economica delle donne, spesso elemento decisivo nel percorso di denuncia.
Ma, ha sottolineato, nessuna misura istituzionale può sostituire la responsabilità comune: riconoscere e ricordare le vittime è il primo passo per impedire che la violenza resti un numero astratto e continui a ripetersi.
Metsola: “La violenza contro le donne è inaccettabile, serve un impegno concreto”
Bruxelles si è tinta di arancione in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. In plenaria a Strasburgo, la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha sottolineato la necessità di agire subito per proteggere donne e ragazze da ogni forma di abuso. “Oggi ci ricorda la nostra responsabilità di rispondere alle loro richieste e di onorare chi ha perso la vita, chi è sopravvissuto e chi continua a soffrire in silenzio”, ha dichiarato.
“Questa settimana il Parlamento si illumina di arancione, simbolo di speranza e promessa di sicurezza e dignità per tutte le donne”, ha spiegato Metsola. “Non si tratta solo di sensibilizzazione: dobbiamo garantire un cambiamento reale, perché alle donne dobbiamo di più di parole di conforto”.
Legislazione e numeri allarmanti
La presidente ha espresso soddisfazione per le recenti misure legislative europee che hanno ampliato le tutele contro abusi di genere, sia online sia offline. Tuttavia, ha ricordato i dati preoccupanti: in Europa il 30% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale. “Questo è inaccettabile. Dobbiamo fare di più per ogni Giulia, Paulina, Bernice, Ashling che è stata uccisa semplicemente perché donna, e per ogni sopravvissuta che ha avuto il coraggio di rompere il silenzio”, ha scandito Metsola.
Un appello all’azione
La presidente del Parlamento europeo ha chiuso il suo intervento con un appello chiaro: la lotta contro la violenza di genere richiede azioni concrete e continue. “Ogni donna merita una vita libera dalla paura. Dobbiamo agire, dobbiamo proteggere, dobbiamo fare di più”.
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