Mercoledì 14 maggio, Riccardo Magi, deputato e leader di +Europa, è stato portato fuori dalla Camera dei deputati dopo essersi presentato vestito da fantasma per protestare contro la maggioranza, che, secondo lui, starebbe portando avanti una campagna finalizzata a favorire l’astensionismo dai referendum che si svolgeranno l’8 e il 9 giugno. L’episodio è avvenuto durante un question time e ci ha messo poco a diventare virale sui social. A dispetto di quel che si potrebbe pensare, non è la prima volta in cui avviene qualcosa del genere: in passato anche Marco Pannella, storico leader del Partito Radicale, si travestì da fantasma nel corso di un dibattito televisivo relativo al referendum abrogativo sulla caccia. Parlando più in generale, nel corso degli anni si sono verificati vari episodi sopra le righe in parlamento e il loro numero è talmente elevato che sarebbe impossibile a riepilogarli tutti. Di seguito ci limiteremo a ricordare alcuni dei più memorabili o bizzarri.
Quando la violenza entra parlamento
Le risse in Aula non sono affatto rare. Basti ricordare il 27 novembre 2019, quando durante una discussione sul Meccanismo Europeo di Stabilità, la Camera dei deputati si trasformò in un campo di battaglia verbale e fisico. Deputati della Lega e di Fratelli d’Italia inscenarono una protesta rumorosa contro il governo Conte II. Urla, spintoni e lanci di fascicoli costrinsero i commessi a intervenire per riportare l’ordine, il tutto sotto gli occhi increduli di scolaresche in visita. Uno spettacolo imbarazzante, ma purtroppo non isolato.
Un altro episodio eclatante avvenne il 6 aprile 2022 in Commissione Finanze, dove una discussione sulla delega fiscale degenerò in una rissa con urla, insulti e perfino il lancio di un microfono. Il presidente fu costretto a sospendere la seduta. Nemmeno un anno dopo, nel dicembre 2023, durante il dibattito sul salario minimo, l’opposizione esibì cartelli in Aula con slogan polemici, mentre alcuni deputati di Fratelli d’Italia occuparono simbolicamente i banchi del Governo. Ancora una volta, la seduta fu sospesa.
La rissa più celebre tra quelle recenti risale al 12 giugno 2024. Durante una discussione sul disegno di legge sull’Autonomia differenziata, Leonardo Donno, deputato del Movimento 5 Stelle, si avvicinò ai banchi del governo con l’intento di consegnare una bandiera tricolore al ministro Roberto Calderoli. Il gesto, apparentemente innocuo, venne percepito come provocatorio dalla maggioranza e il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, decise di espellere Donno dall’Aula. Il gesto è stato però interpretato da parte della maggioranza come un tentativo di provocazione e di interruzione dei lavori. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha immediatamente espulso Donno dall’Aula. Subito dopo l’espulsione, alcuni deputati della Lega, tra cui Igor Iezzi, si alzarono dai loro scranni. Come emerso da diverse testimonianze e riprese video, Donno venne accerchiato e colpito con pugni alla testa e al torace.
Donno venne portato via in sedia a rotelle dal personale sanitario della Camera. In seguito raccontò di aver avvertito forti dolori al petto e di aver dovuto eseguire diversi elettrocardiogrammi per accertamenti. Denunciò l’accaduto come un vero e proprio pestaggio, definendolo “un atto squadrista”. Igor Iezzi negò ogni responsabilità, definendo quanto avvenuto “una sceneggiata”.
Tra voti per i colleghi assenti e microcamere nascoste
Ma la spettacolarizzazione della politica non si ferma alle risse (sfiorate o meno). Negli anni, non sono mancati deputati che hanno portato in Aula la protesta su livelli performativi. Lucio Malan, nel 2002, fu fotografato mentre votava per sé e per tre colleghi assenti, con le mani poggiate su più pulsanti contemporaneamente. La sua difesa — “stavo solo controllando il numero legale” — non convinse molti.
Nel 2011, Francesco Barbato, allora deputato dell’Italia dei Valori, si presentò in Parlamento con una microcamera nascosta sotto la cravatta. Le registrazioni finirono in una trasmissione televisiva, suscitando un putiferio istituzionale. L’anno successivo fu espulso dall’Aula dopo aver rivolto parole volgari alla maggioranza e mostrato il dito medio a esponenti del Partito Democratico.
Le controversie di Sgarbi
Vittorio Sgarbi merita un capitolo a parte. I suoi interventi sono sempre stati un misto di invettiva, teatralità e provocazione. Il 25 giugno 2020, nel bel mezzo della pandemia venne portato di peso fuori dall’aula per essersi rifiutato più volte di indossare la mascherina nel modo corretto. L’immagine fece il giro dei telegiornali. In un altro episodio, arrivò a interrompere bruscamente un collega per poi rivolgersi all’opposizione gridando “siete ridicoli, ignoranti e inutili!”, rischiando nuovamente l’espulsione. Gesti provocatori e teatrali, sempre ai limiti (e talvolta oltre) del regolamento, che nel corso degli anni di sono ripetuti più volte con modalità più o meno simili.
Una peculiare protesta ambientalista
Non è da meno Angelo Bonelli, oggi tra le voci più radicali dell’ambientalismo parlamentare. Celebre la sua protesta del 26 ottobre 2023, quando portò in Aula alcuni sassi raccolti lungo il fiume Adige, colpito da una piena che lui attribuiva agli effetti della crisi climatica. Durante l’intervento, mostrò i sassi per denunciare l’inerzia politica rispetto all’ambiente, tra l’irritazione di alcuni deputati e la curiosità dei media.






