Dopo anni di discussioni cicliche, il tema della leva militare – in questo caso volontaria – torna al centro del dibattito politico italiano. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha annunciato l’intenzione di presentare un disegno di legge che dovrebbe passare prima dal Consiglio dei ministri e poi arrivare in Parlamento per essere discusso dalle forze politiche. Ancora non esiste un testo ufficiale, ma l’idea principale è quella di una leva volontaria, ispirata ai modelli di Francia e Germania, con l’obiettivo di costituire una riserva di almeno 10mila persone dotate di competenze in settori critici come la cybersicurezza. Le reazioni politiche non si sono fatte attendere: opposizione dura, cautela da Forza Italia e rilancio della leva obbligatoria di sei mesi da parte di Matteo Salvini.
Leva militare volontaria: una riserva non operativa, ma strategica
Secondo Crosetto, la riserva non sarebbe attiva in modo costante, ma interverrebbe solo in situazioni di estrema necessità. Potrebbe includere ex guardie giurate, militari in congedo o personale civile con competenze specialistiche come medici e ingegneri.

L’idea è anche quella di coinvolgere i giovani, ma senza destinarli al fronte. Il loro ruolo sarebbe di supporto logistico e cooperativo, utile anche in caso di calamità naturali. Particolare attenzione sarà rivolta agli esperti di cybersicurezza, con un piano che prevede 10-15mila persone da formare in ambito tecnologico e almeno 5mila dedicate alla sicurezza informatica.
Le esperienze di Francia e Germania
Crosetto si ispira a modelli europei già esistenti:
- Francia: il presidente Macron ripristinerà dal 2026 un servizio militare volontario di dieci mesi, rivolto ai giovani tra i 18 e i 19 anni. L’obiettivo è raggiungere 10mila partecipanti l’anno entro il 2030;
- Germania: dal 2027 tutti i diciottenni compileranno un questionario e saranno sottoposti a visite mediche per creare un censimento di potenziali riservisti. Il meccanismo è obbligatorio per gli uomini, facoltativo per le donne, e servirà solo a identificare candidati, lasciando il reclutamento effettivo su base volontaria.
In Italia, l’obiettivo dichiarato è passare dagli attuali 160mila militari a circa 260mila entro il 2035, diventando il più grande esercito convenzionale d’Europa. La leva obbligatoria rimarrebbe solo un’opzione in caso di emergenza.
Il dibattito politico sulla leva militare volontaria: tra rilanci e critiche
Non è la prima volta che il governo Meloni affronta il tema della leva militare. Matteo Salvini l’aveva proposta più volte, ma sempre contrastata da Crosetto, che ha insistito su un modello volontario e di supporto.
Nel 2024, la Lega aveva presentato un disegno di legge per un servizio obbligatorio di sei mesi, smontato dagli esperti e dal ministro della Difesa. Salvini ha recentemente rilanciato l’idea, specificando che l’obiettivo non sarebbe quello di addestrare alla guerra, ma di formare i giovani in pronto soccorso, protezione civile, volontariato e sicurezza civile.
Tra i partiti della maggioranza, Forza Italia mantiene prudenza. Il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, ha sottolineato che un ritorno alla leva obbligatoria “è impossibile, improponibile e antistorico”.
Le opposizioni, invece, si schierano compatte contro il progetto: Giuseppe Conte parla di “piani di guerra e riarmo”, mentre Stefano Graziano del Pd ribadisce la preferenza per un esercito di professionisti, con riserva limitata a supporto logistico e civile.






