Bruxelles, 4 ottobre 2025 – L’eurodeputata italiana Ilaria Salis ha commentato con fermezza la relazione della Commissione giuridica del Parlamento europeo, che ha riconosciuto la presenza di fumus persecutionis nel suo caso, sottolineando come il procedimento a suo carico sia mosso da una volontà politica e persecutoria del governo ungherese guidato da Viktor Orbán, e non da un’effettiva esigenza di giustizia. La plenaria del Parlamento europeo si esprimerà martedì 7 ottobre sulla richiesta di revoca dell’immunità parlamentare di Salis, che era già stata respinta dalla commissione Affari Giuridici il 23 settembre.
Il caso Ilaria Salis: accuse, detenzione e battaglie legali
Ilaria Salis, eletta eurodeputata nel 2024 con Alleanza Verdi e Sinistra, ha trascorso quindici mesi in carcere a Budapest dopo il suo arresto nel febbraio 2023 con l’accusa di aver aggredito militanti neonazisti. La sua detenzione e le condizioni di custodia sono state oggetto di ampie critiche da parte di organizzazioni internazionali e della stessa comunità europea, che hanno evidenziato trattamenti “degradanti e inumani“. Salis ha sempre negato le accuse, rifiutando anche un patteggiamento a undici anni di reclusione, e ha chiesto di essere processata in Italia, paese dove ritiene siano garantite le condizioni per un giusto processo.
L’elezione a europarlamentare ha garantito a Salis l’immunità parlamentare, che finora ha permesso la sua liberazione dalle autorità ungheresi. Tuttavia, la richiesta del governo ungherese a guida Fidesz, il partito di Viktor Orbán, di revocare tale immunità, riapre uno scenario di forte tensione politica.
Una battaglia politica e istituzionale tra Bruxelles e Budapest
Nel suo comunicato, Salis ha denunciato la volontà “politica e persecutoria del regime di Orbán”, definendo la revoca dell’immunità come un “atto di estrema gravità” che consegnerebbe una rappresentante eletta a un sistema giudiziario “non autonomo ma ridotto a strumento del potere politico”. Ha inoltre sottolineato che tale decisione metterebbe a rischio l’indipendenza del Parlamento europeo, aprendo la porta a “pericolose ingerenze di forze autoritarie”.
Da parte sua, Viktor Orbán, Primo ministro dell’Ungheria e leader del partito Fidesz, ha definito Salis come una “terrorista”, accusandola di far parte di un’organizzazione “Antifa”, attacco che ha suscitato reazioni anche in Italia, con esponenti politici e istituzionali che hanno difeso la presunzione di innocenza e l’importanza di rispettare le garanzie democratiche.
Il voto in Parlamento europeo, per il quale è previsto un voto segreto in commissione e in plenaria, rappresenta un momento cruciale che riflette le tensioni tra la difesa dello Stato di diritto e le pressioni esercitate da governi autoritari nel contesto europeo. Salis ha espresso preoccupazione ma anche fiducia nel fatto che alla fine prevarrà la tutela della sua immunità e della democrazia europea.






