Roma, 27 settembre 2025 – Nel contesto delle recenti celebrazioni a Pechino per gli ottanta anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, è emerso un particolare retroscena sull’incontro tra Massimo D’Alema e Vladimir Putin che ha riacceso i dubbi sulle condizioni di salute del presidente russo. L’ex premier italiano, figura di spicco della politica nazionale e internazionale, ha descritto un Putin “molto affaticato“, con l’insolita necessità di essere sorretto da due persone durante l’evento, alimentando così le speculazioni su un possibile peggioramento fisico dello zar.
L’incontro a Pechino: l’impressione di D’Alema sulle condizioni di Putin
Durante la sua partecipazione a Pechino, dove ha rappresentato l’Italia in un evento internazionale di grande rilievo, Massimo D’Alema ha avuto modo di osservare da vicino il presidente russo Vladimir Putin. D’Alema, che ha ricoperto ruoli di primo piano quali presidente del Consiglio dei ministri dal 1998 al 2000 e ministro degli esteri dal 2006 all’8 maggio 2008 nel governo Prodi II, è noto per la sua esperienza diplomatica e politica di lunga data, essendo stato anche vicepresidente dell’Internazionale Socialista e presidente del COPASIR.
L’ex leader di sinistra ha confidato ad amici e interlocutori che Putin appariva “molto affaticato” e che durante l’incontro il presidente russo era sostenuto da due persone, un dettaglio che non è passato inosservato. “Sembrava l’ultimo Silvio Berlusconi“, ha aggiunto D’Alema, richiamando alla memoria l’immagine di un leader in evidente difficoltà fisica negli ultimi tempi della sua carriera politica.
Nonostante le immagini ufficiali del vertice fossero più rassicuranti, la testimonianza diretta di D’Alema ha riaperto il dibattito sulle reali condizioni di salute del capo del Cremlino. Il tema è da anni oggetto di numerosi rumors e analisi speculative, con voci ricorrenti che ipotizzano malattie gravi come tumori, Parkinson o sindrome di Cushing, tutte però sistematicamente smentite dal Cremlino.
Le misure estreme per la privacy di Putin e il contesto geopolitico attuale
Il presidente russo, ex ufficiale del KGB e al potere ormai da oltre due decenni, ha adottato misure di sicurezza senza precedenti per proteggere la propria salute e riservatezza. Durante i suoi viaggi all’estero, il suo staff raccoglie campioni di feci e urine per evitare la profilazione genetica da parte dei servizi segreti stranieri. Nel 2019, un video amatoriale in Francia mostrò sei guardie del corpo che accompagnavano Putin fuori da un bagno, segno di questa particolare attenzione alla privacy sanitaria.
Questo rigore si inserisce in un quadro geopolitico complesso, segnato da tensioni crescenti tra Russia, Occidente e Cina. Il recente vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO) a Tianjin, presieduto dall’amico e alleato cinese Xi Jinping, ha visto la partecipazione di Putin, che ha colto l’occasione per ammonire l’Europa sulla rimilitarizzazione del continente, richiamando la memoria storica in un momento di crescente instabilità globale.
L’intesa tra Mosca e Pechino si rafforza, ma è caratterizzata da un equilibrio delicato: la Russia, isolata dopo l’invasione dell’Ucraina, dipende dal Dragone per la sua economia e la sua sopravvivenza politica, mentre la Cina cerca di consolidare un ordine mondiale multipolare alternativo all’egemonia occidentale.
Il ritratto politico di D’Alema e le sue riflessioni personali
Massimo D’Alema, oltre a essere un protagonista della politica italiana, è noto anche per il suo profilo di uomo pragmatico e riflessivo. Nato a Roma nel 1949, ha avuto una lunga carriera iniziata nel Partito Comunista Italiano e culminata con la presidenza del Consiglio, la guida dei Democratici di Sinistra e l’incarico di ministro degli Esteri. Dopo aver lasciato il Partito Democratico, ha aderito ad Articolo Uno, mantenendo una posizione critica verso le correnti più moderate della sinistra italiana.
In una recente intervista rilasciata a 7, il magazine del Corriere della Sera, D’Alema ha ammesso di aver commesso errori, in particolare nell’aver sottovalutato l’importanza della propria immagine pubblica. Ha raccontato di essere stato spesso percepito come “l’antipatico d’Italia“, una fama che attribuisce anche a una certa snobistica noncuranza nei confronti dell’opinione pubblica.
Tra le sue riflessioni più intime, D’Alema ha parlato anche delle sue paure e angosce durante la decisione di intervenire militarmente in Kosovo, un episodio che ha segnato profondamente la sua carriera politica e personale. Ha confessato di piangere in rare occasioni, un segno della sua umanità che pochi conoscono.
Il parallelo che ha tracciato tra l’affaticamento di Putin e l’ultimo periodo di Silvio Berlusconi non è un giudizio medico ma un’impressione di chi ha potuto osservare da vicino due leader in momenti di evidente vulnerabilità.



