Roma, 24 novembre 2025 – Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, interviene nuovamente sulla vicenda che vede coinvolto Francesco Saverio Garofani, segretario del Consiglio Supremo di Difesa e consigliere del Presidente della Repubblica. In una serie di dichiarazioni rilasciate oggi, La Russa ha chiarito che non ha mai chiesto le dimissioni di Garofani, ribadendo però alcune critiche sul ruolo ricoperto dall’esponente politico.
La Russa: mai chieste le dimissioni di Garofani
Secondo La Russa, che ha parlato anche a Milano durante l’evento Italia Direzione Nord, è stato forse eccessivamente sincero nel sottolineare che Garofani “potrebbe essere imbarazzato” nel ricoprire l’incarico di segretario del Comitato Supremo di Difesa. Tuttavia, ha precisato con fermezza che non spetta a lui sollecitare un eventuale cambiamento e che, in ogni caso, non ha mai avanzato tale richiesta. “Spiace che una domanda su Garofani possa riaprire un caso ormai chiuso, come lo considerano anche io e la presidente Meloni”, ha affermato il presidente del Senato.
Nel medesimo intervento, La Russa ha inoltre evidenziato come Garofani si sia lasciato andare a valutazioni personali e improvvide su governo e premier Meloni, sottolineando che “una critica nei suoi confronti è legittima”. Ha aggiunto che se Garofani fosse stato un esponente di destra, ora sarebbe “crocefisso” dalla stampa e dall’opinione pubblica, sottolineando la disparità di trattamento.
La Russa: “Gattuso è un po’ suscettibile”
La Russa ha anche commentato la polemica nata con il commissario tecnico della Nazionale, Gennaro Gattuso, dopo i fischi arrivati dagli spalti al termine della partita vinta 2-0 contro la Moldavia lo scorso 13 novembre. La Russa ha definito l’allenatore “un po’ suscettibile”, spiegando che la controversia sarebbe nata da un equivoco.
Secondo La Russa, il suo intento era difendere la libera espressione dei tifosi: “Avevo detto che Gattuso aveva ragione a chiedere unità attorno alla Nazionale, ma se una parte del pubblico decide di contestare, è un suo diritto”. Solo in seguito – ha aggiunto – il ct avrebbe parlato di insulti e non solo di fischi. “Se lo avesse chiarito subito, avrei capito il contesto. Così invece sembrava un rimprovero per normali manifestazioni di dissenso”.
Il presidente del Senato ha anche spiegato perché la sua presa di posizione sia arrivata nonostante la vittoria dell’Italia: “Non avrei sollevato il caso se avessimo perso. Ma dopo aver vinto 2-0 contro una squadra che persino il Catania batterebbe… anzi, il Catania è forte, diciamo pure che anche il Milan l’avrebbe superata, allora il dibattito ci stava”. Il concetto, ha ribadito, è che “il pubblico può esprimere il proprio giudizio, anche negativo”.
Le polemiche sul convegno su Pier Paolo Pasolini
La Russa è intervenuto anche sulle polemiche legate al convegno su Pier Paolo Pasolini organizzato dalla Fondazione Alleanza Nazionale e previsto domani al Senato. Il riferimento è alle critiche arrivate dallo scrittore e giornalista Fulvio Abbate, che su Repubblica aveva contestato l’iniziativa.
Con una lunga replica, La Russa ha accusato una parte della sinistra di atteggiarsi a custode esclusivo del dibattito culturale: “È come dire che su Giulio Cesare possano esprimersi soltanto gli antichi romani. Questa pretesa di definire chi ha il diritto di parlare di determinati autori non è solo arroganza, è il frutto di un’abitudine radicata nel tempo: non l’egemonia culturale in sé, ma la pretesa di stabilire chi può partecipare al confronto”.
Pur precisando di non essersi irritato, La Russa ha colto l’occasione per rivolgersi direttamente al giornalista: “Lo ringrazio, davvero. Mi permette di ricordare che non è una novità che ambienti della destra discutano di Pasolini, indipendentemente dal fatto che oggi siamo al governo. Chi sostiene il contrario semplicemente non conosce la storia. Prima di intervenire su questi temi – è stato il monito finale – bisognerebbe documentarsi».
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