Roma, 28 ottobre 2025 – Il Tribunale dei ministri di Roma ha disposto l’archiviazione dell’indagine nei confronti dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano, coinvolti nella vicenda Almasri. La decisione è stata presa in seguito alla deliberazione della Camera dei deputati dello scorso 9 ottobre, che ha negato la richiesta di autorizzazione a procedere, come previsto dall’articolo 96 della Costituzione.
La vicenda giudiziaria e il ruolo della Camera
L’inchiesta riguardava le accuse di favoreggiamento e altri reati connessi alla scarcerazione e al rimpatrio in Libia del generale Usāma al-Maṣrī Nağīm, figura sospettata di torture e ricercata dalla Corte penale internazionale. Il Tribunale dei ministri ha sottolineato che, in caso di negazione dell’autorizzazione a procedere da parte dell’assemblea parlamentare, il procedimento penale non può essere avviato nei confronti dei soggetti indicati. Tale archiviazione è definitiva e irrevocabile.
L’iter processuale era passato per Montecitorio, dove la Giunta per le autorizzazioni aveva esaminato gli atti, prima di trasmettere la questione all’Aula. In quella sede, la maggioranza parlamentare ha espresso un voto contrario all’apertura del processo, salvaguardando così i membri del governo coinvolti.
I protagonisti del caso Almasri
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, noto ex magistrato con una lunga carriera in ambito giudiziario e politico, era chiamato a rispondere di omissione di atti d’ufficio per non aver richiesto tempestivamente la custodia cautelare del generale. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e il sottosegretario Mantovano erano invece accusati, tra le altre cose, di favoreggiamento e peculato, quest’ultimo per l’utilizzo di un aereo di Stato nel rimpatrio del generale libico.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni era stata esclusa dal procedimento per insufficienza di elementi a suo carico. La vicenda aveva suscitato un acceso dibattito politico e giudiziario, anche per le implicazioni internazionali legate al mancato rispetto del mandato di cattura internazionale emesso dalla Corte dell’Aja.
Con il voto della Camera e il conseguente provvedimento del Tribunale dei ministri, si chiude questa fase giudiziaria, confermando la non procedibilità nei confronti dei tre esponenti del governo.






