Roma, 5 novembre 2025 – La vicenda legata all’arresto, alla successiva liberazione e al recente fermo in Libia di Osāma al-Maṣrī Naǧīm (Almasri), generale libico accusato di gravi crimini contro l’umanità, continua a scuotere la politica italiana. Il caso ha provocato forti tensioni nel Parlamento, con accuse di gravi responsabilità rivolte al Governo Meloni, in particolare al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Il caso Almasri: arresto, scarcerazione, rimpatrio e successivo nuovo fermo
Osāma al-Maṣrī, noto anche come Almasri, è stato arrestato in Italia il 19 gennaio 2025 su mandato della Corte Penale Internazionale (CPI) per accuse di torture, omicidi e violenze sessuali commesse durante la seconda guerra civile libica, in particolare nella prigione di Mitiga. Nonostante la gravità delle accuse, la Corte d’Appello di Roma ne ha disposto la scarcerazione il 21 gennaio 2025, ritenendo “irrituale” l’arresto a causa di una procedura non conforme alla legge 237/2012, che regola la cooperazione con la CPI. Successivamente, Almasri è stato rimpatriato in Libia con un volo di Stato italiano, evento che ha suscitato forti polemiche e un’indagine della CPI nei confronti dell’Italia per mancata cooperazione.

Caso Almasri, reazioni politiche: Renzi e Schlein
Il caso ha scatenato una dura reazione politica. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha definito la gestione dell’intera vicenda da parte del governo una “pagina vergognosa” nella storia delle istituzioni italiane, accusando la premier Giorgia Meloni e i ministri Nordio e Piantedosi di aver favorito un torturatore internazionale. Anche la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha chiesto scuse pubbliche al governo, sottolineando il mancato rispetto del mandato della CPI. Nel dibattito parlamentare, svoltosi tra Camera e Senato, è stata respinta la mozione di sfiducia contro il ministro Nordio con 215 voti contrari e 119 favorevoli, ma le tensioni rimangono alte.
Il ministro Nordio ha difeso la propria azione, accusando l’opposizione di attacchi strumentali finalizzati a ostacolare la riforma della giustizia. D’altro canto, molti esponenti dell’opposizione hanno denunciato una gestione irresponsabile e un danno all’immagine internazionale dell’Italia. Il presidente del Senato, La Russa, ha più volte richiamato all’ordine i deputati durante un dibattito particolarmente acceso, mentre la ministra per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati, ha sottolineato come il governo abbia affrontato la vicenda “con responsabilità e nell’interesse del Paese“.
La Corte penale internazionale ha formalmente censurato l’Italia per non aver rispettato gli obblighi di cooperazione, rimandando la questione all’assemblea degli Stati parte e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, chiedendo al governo italiano di fornire entro il 31 ottobre 2025 informazioni su eventuali procedimenti interni. La vicenda Almasri resta così uno dei casi più delicati dell’attuale legislatura, con riflessi significativi sulla credibilità internazionale dell’Italia e sulle dinamiche politiche interne.
Altre reazioni politiche e istituzionali
Il caso ha suscitato dure critiche anche da parte del Partito Democratico. La deputata Debora Serracchiani ha definito la decisione della procura libica di porre Almasri in custodia cautelare una “pietra tombale” su una gestione “torbida e inqualificabile” da parte del governo italiano, invitando la maggioranza parlamentare a fermarsi per rispetto della giustizia e delle istituzioni.
Il presidente dei senatori Pd, Francesco Boccia, ha invece parlato di “umiliazione per l’Italia“, chiedendo al governo Meloni di scusarsi con le vittime delle torture e con i cittadini italiani per “le menzogne del Ministro della Giustizia Nordio e la propaganda della maggioranza“. Boccia ha sottolineato come la dignità del Paese si difenda con il rispetto della giustizia e del diritto internazionale, non con proclami.
Il generale Almasri, nato a Tripoli nel 1979, è stato protagonista delle guerre civili libiche, a capo delle forze speciali RADA e responsabile di repressioni violente e gestione di carceri dove si sono verificati crimini atroci. Il mandato d’arresto internazionale della CPI lo accusa di torture, omicidi, stupri e altre violazioni commesse nella prigione di Mitiga.





