Diciotto anni dopo il caso di Garlasco, l’omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella sua abitazione, resta uno dei casi più controversi della cronaca italiana. Condanne definitive, indagini riaperte, nuove piste e documenti riemersi: una storia che continua a intrecciare giustizia, media e mistero. A parlarne è Gianluca Zanella, esperto di sicurezza informatica e giornalismo investigativo, volto noto del progetto Darkside – Storia Segreta d’Italia, ospite di Newzgen. La sua analisi riaccende l’attenzione su un’inchiesta che, dopo quasi due decenni, sembra ancora lontana dal dirsi chiusa.
Zanella sul caso Garlasco: “Il 26 settembre lo spartiacque di tutto”
Zanella individua un punto di svolta preciso: “Lo spartiacque è stato il 26 settembre, con l’apertura dell’indagine della Procura di Brescia sull’ex PM di Pavia, Mario Venditti, che nel 2017 si occupò delle verifiche su Andrea Sempio, amico di Chiara Poggi e mai formalmente indagato in passato”.
Nelle ultime settimane, infatti, sono riemersi nuovi elementi d’indagine, tra cui il ritrovamento di un computer non consegnato durante le prime perquisizioni in casa Sempio. “Sono filoni rimasti in sospeso – spiega Zanella – che oggi vengono ripresi per chiarire cosa non tornava allora”.
Stasi condannato, ma la verità resta incerta
Nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni per l’omicidio, le perplessità restano molte. “È paradossale – dice Zanella – ma, al di là della sentenza, di certezze ne abbiamo pochissime. Ogni giorno emerge qualcosa che smentisce il giorno precedente. È un caso in cui la verità sembra sempre sfuggire di mano”.
Secondo l’analista di Darkside, chi indaga oggi “mantiene il massimo riserbo per evitare gli errori mediatici del passato”, quando il clamore televisivo spesso prese il posto dell’approfondimento giudiziario.
“Follow the money”: la pista dei bonifici e il mistero del “pizzino”
Tra le novità più discusse, Zanella cita la pista economica: “Tutto nasce dal ritrovamento di un pizzino del padre di Andrea Sempio, che ha portato gli inquirenti a scoprire bonifici per oltre 43mila euro inviati da parenti ai genitori di Sempio in un periodo sospetto, subito dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati, ma prima che ne fosse informato”.
“Unendo i puntini – continua – e considerando alcune intercettazioni bancarie mai trascritte, il quadro si fa interessante. Non dico che sia la verità, ma sicuramente un percorso che merita attenzione”.
Il movente, la chiave mancante del caso Garlasco per Zanella
Quando gli si chiede quale sia la domanda che più lo tormenta, Zanella non ha dubbi: “Il movente. È il pallino che ho da sempre. Non tanto l’arma o la dinamica, ma la ragione profonda. Capire perché Chiara è stata uccisa significa finalmente dare un senso a tutto il resto”.
“La TV cerca lo share, non la verità”
Sulla sovraesposizione mediatica, l’investigatore non usa mezzi termini: “La TV è spettacolo, non approfondimento. Il caso Garlasco fa audience, e così si rimestano sempre le stesse ipotesi. Io stesso sto cercando di allontanarmi dai talk show: il lavoro vero è sulle carte, non davanti a una telecamera”.
E proprio sulle carte, Zanella ha costruito il suo nuovo progetto editoriale.
Un libro per “fare ordine nel caos”
L’investigatore annuncia infatti l’uscita di un libro edito da Ponte alle Grazie, interamente dedicato al caso Garlasco: “Non è un True Crime da intrattenimento – precisa – ma un lavoro d’archivio sulle carte processuali. Voglio mettere in fila i fatti, separare la realtà dalle narrazioni e, soprattutto, provare a capire cosa manca ancora all’appello della verità”.
Un lavoro che promette di riaccendere il dibattito su uno dei misteri più discussi della cronaca italiana, dove il tempo passa ma le ombre restano.





