All’imbarcadero di Stresa, sul versante piemontese del Lago Maggiore, il flusso di persone che sale e scende dai battelli dà subito il senso del confine tra turismo e natura. Da qui prende avvio un percorso che in pochi passi lascia il lungolago per inoltrarsi in mulattiere e boschi: la traccia è segnata come Sentiero dei castagni e come L2 Stresa-Belgirate, ma la sensazione è quella di cambiare velocità e paesaggio. Si abbandona Piazza Cadorna, si svolta in via De Vit e poi in via Manzoni; lungo la strada incontriamo il monumento che ricorda l’amicizia tra Alessandro Manzoni e Antonio Rosmini, e il cancello secondario di Villa Pallavicino. Al termine di una breve salita si prende la strada acciottolata al centro, il cosiddetto “sentiero storico pedonale”, che piano piano ci allontana dall’asfalto e ci introduce alle antiche mulattiere.
Da stresa ai boschi: i primi passi
Il tratto iniziale è semplice da seguire: i segni bianco-rossi sono chiari e accompagnano attraverso un bosco di castagni dalle chiome fitte. Dopo poche centinaia di metri si arriva all’Oratorio di Passera, edificato tra il 1657 e il 1737 in seguito al voto di un mercante di vino. È il più piccolo santuario di Stresa e un promemoria concreto della storia locale, visibile e ben conservato. Proseguendo su asfalto si attraversa la borgata, poi il tracciato torna sterrato e si presenta un bivio: la freccia in legno che indica il “Sentiero dei castagni” può risultare poco leggibile, per questo molti escursionisti preferiscono seguire i segni del L2, più evidenti. La selciata in salita che segue è ampia e regolare: non è tecnica, ma richiede un passo costante per risparmiare energie in vista delle salite successive.
Un dettaglio che molti sottovalutano è la presenza di tratti ombreggiati che tratten-gono l’umidità: in alcune stagioni il fondo può essere scivoloso, per questo calzature adeguate sono importanti. In questi mesi il paesaggio mostra il suo carattere più autentico: il bosco di castagni regala sensazioni di silenzio diverse da quelle che si percepiscono sul lungolago, e allo stesso tempo facilita il distacco dalla frenesia quotidiana.

Tra mulattiere, mulini e chiese
La camminata prosegue su una selciata che conduce nei pressi del sito del Moulin de la Stria di Passera; una targa racconta la leggenda della “strega” che qui faceva paura ai paesani. I resti del mulino sono in gran parte invasi dalla vegetazione, ma la narrazione storica sul pannello dà corpo a un’immagine che si integra con il bosco di castagni. La salita porta quindi alla borgata di Brisino, dove il percorso riappoggia sull’asfalto: qui si trova un pannello che illustra i ritrovamenti celtici della zona, un cenno archeologico che aggiunge contesto al paesaggio.
Superato il campo sportivo e il cimitero, si scorge la chiesa di Sant’Albino, fondata nel 1151, che custodisce un affresco quattrocentesco. La presenza di queste architetture fa capire come il territorio sia stato via di comunicazione e presidio per secoli. Procedendo lungo la salita, il sentiero si immerge in un tratto di castagneto particolarmente suggestivo prima di raccordare la selciata proveniente da Magognino: qui il passo si fa più regolare, il dislivello si distribuisce e il panorama, nelle aperture tra gli alberi, offre scorci del lago che si intravedono a sorpresa.
Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la diversa qualità della luce: la bassa inclinazione del sole mette in evidenza i dettagli della selce e della corteccia, cambiando la percezione del percorso e degli spazi.

Discesa a belgirate e informazioni pratiche
Dopo aver superato un insolito vigneto circondato da boschi, si prende a destra su un sentiero in leggera salita che porta alla borgata di Falchetti, dove sorge una fontana utile per rifornirsi. Rientrati nel bosco si affronta l’ultima salita e, giunti a un bivio, si svolta a sinistra intorno ai 480 m/slm. Da qui inizia una discesa rapida che attraversa alcune case e si immette su una strada asfaltata: la si segue brevemente in discesa per poi abbandonarla su una scalinata che scende ripida fino a Belgirate e alla Chiesa Vecchia di Santa Maria, la cui terrazza regala un panorama aperto sul lago.
Si prosegue su una stradina pedonale che passa sotto la ferrovia e accanto alle edicole della Via Crucis, fino a imboccare Scalone Cairoli che conduce alla chiesa parrocchiale e al lungolago. L’arrivo all’Ufficio Informazioni e all’imbarcadero di Belgirate chiude il percorso, che si sviluppa su una lunghezza di circa 7,5 km con un dislivello di 400 m e un tempo di percorrenza stimato, senza soste, di 2h 30 min. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la varietà dei trasporti che collegano questi borghi: per il ritorno si può scegliere la stessa via, prendere il battello della linea turistica in alcune stagioni o usare un autobus regionale.
Prima di partire è consigliato informarsi sulle eventuali allerte meteo presso i servizi regionali; i parcheggi presso l’imbarcadero sono generalmente a pagamento, con alternative vicino alla stazione ferroviaria a circa un chilometro. Il tratto è adatto a escursionisti con passo sicuro: la selciata e le mulattiere raccontano una geografia che in molti italiani è ancora sconosciuta, ma che continua a preservare memoria e paesaggio.






