Una nuova abitudine estrema sta diventando virale: milioni di persone stanno provando a dormire solo 2 ore al giorno seguendo tecniche di “sleep hacking”. Ma funziona davvero o è un rischio per la salute? Ecco cosa c’è dietro.
Cos’è lo sleep hacking e perché sta diventando virale
Lo sleep hacking è una pratica che punta a ridurre drasticamente le ore di sonno giornaliere mantenendo alte prestazioni fisiche e mentali. Il concetto si basa su tecniche come il sonno polifasico, in cui il riposo è suddiviso in brevi fasi durante il giorno, e su strategie biochimiche come integratori, microcicli e allenamenti neurologici. L’obiettivo? Dormire meno per vivere di più.
Questo trend ha trovato terreno fertile su TikTok, Reddit e in community come biohacker.me, dove gli utenti raccontano esperimenti personali in cui sostengono di vivere con soli 120 minuti di sonno al giorno, suddivisi in sei micro-nap da 20 minuti. Alcuni lo chiamano “Uberman Sleep Schedule”, altri “Everyman”. Tutti, però, inseguono la stessa promessa: massimizzare il tempo svegli.

Chi lo fa davvero e quali sono i rischi
Influencer del mondo tech, fondatori di startup, studenti in sessione e anche atleti d’élite hanno iniziato a sperimentare lo sleep hacking. In particolare, molti di loro raccontano che le prime due settimane sono un inferno di stanchezza e mal di testa, ma che poi il corpo si adatta. In alcuni casi, si parla persino di una maggiore chiarezza mentale e di sogni lucidi ogni volta che si chiudono gli occhi.
Tuttavia, la comunità scientifica è scettica. Il sonno è una funzione biologica essenziale per la memoria, il metabolismo, il sistema immunitario e il benessere mentale. Dormire solo due ore al giorno può portare a danni cognitivi, problemi cardiovascolari e perfino allucinazioni. Il dottor Matthew Walker, uno dei massimi esperti del sonno, ha definito questi esperimenti “un lento suicidio cerebrale”.
Perché affascina e cosa ci dice sul nostro tempo
Allora perché così tante persone ci provano? Lo sleep hacking è la risposta distorta a un mondo che chiede sempre di più, dove dormire è visto come una perdita di tempo e il successo è spesso legato all’iperproduttività. La retorica dei “5 a.m. club” e dei CEO che “dormono solo 4 ore” ha influenzato milioni di giovani, che oggi vedono nel sonno una debolezza da combattere.
Il paradosso è che proprio mentre la scienza ci invita a dormire di più e meglio, i social ci spingono a fare il contrario. Lo sleep hacking diventa così il simbolo di una società in conflitto con il proprio ritmo biologico, e l’ennesimo esperimento virale che flirta con il pericolo pur di ottenere visibilità e “ore in più” da vivere.






