La scena è sempre la stessa: un portone rimane chiuso, le luci spente, la cassetta delle lettere trabocca. Per un ladro che passa, quei segnali bastano per decidere se vale la pena provare ad entrare. Nella maggior parte dei casi il colpo non è frutto di un piano complesso ma di un’occasione: un utensile comune, una finestra socchiusa, e la scelta della casa avviene in pochi istanti. Lo raccontano i tecnici del settore e chi indaga sul territorio: i metodi più usati restano il classico leva con cacciavite e la foratura del vetro per sbloccare serrature. Un elemento che spesso sorprende è che molti tentativi non vanno a buon fine proprio per la fretta dell’autore del reato: dopo circa cinque minuti chi è lì per caso tende ad andarsene.
Questo fa capire perché il primo obiettivo della prevenzione non è impedire l’ingresso a tutti i costi, ma rendere l’accesso più lungo e visibile possibile. Un ladro opportunista cerca percorsi rapidi e silenziosi; se devono forzare più punti o provocare rumore, il rischio di desistere sale. Un dettaglio che molti sottovalutano è la differenza tra una finestra bloccata e una semplicemente chiusa: la prima costringe a trovare strumenti o tempo in più. Allo stesso tempo, in molte città italiane gli episodi avvengono in quartieri dove la routine domestica è evidente — luci mai accese o persiane sempre abbassate diventano segnali di assenza. Per questo motivo la prevenzione domestica va pensata in termini di tempo e visibilità: non solo protezioni meccaniche ma anche piccoli accorgimenti che fanno capire a chi osserva che la casa non è un bersaglio facile. Il motivo per cui funziona è semplice: il tempo è il fattore che decide se il colpo continua o si interrompe, e ogni misura che lo aumenta riduce l’incidenza dei furti con scasso.

Come rendere la casa un obiettivo complicato
La strategia pratica si divide in due linee: rendere più difficili e più visibili i tentativi. Sul fronte pratico, il primo passo è trattare porte e finestre come punti sensibili: le porte d’ingresso vanno chiuse sempre e non bisogna lasciare chiavi nascoste sotto tappeti o vasi. Un piccolo ma efficace aggiornamento è installare una serratura a tre punti, che blocca il telaio al centro, in alto e in basso; per gli infissi datati, sostituire la serratura o montare maniglie con chiusura integrata ostacola l’apertura anche quando il vetro è rotto.
Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la gestione dell’immagine di presenza. Evitare di postare foto del viaggio sui social prima o durante l’assenza è prudente; chiedere a vicini fidati o a parenti di ritirare la posta evita cassette piene che segnalano l’assenza. I timer per le luci e i dispositivi che alzano e abbassano le tende simulano una routine e riducono l’attrattiva. Per le chiusure esterne, le tapparelle antieffrazione offrono maggiore protezione rispetto alle persiane tradizionali; un dettaglio che molti sottovalutano è dire dove vengono puntate le telecamere: è importante che riprendano solo la propria proprietà, collegate allo smartphone per permettere di controllare in remoto senza violare spazi altrui.
Infine, un inventario fotografico e scritto dei beni preziosi — inventario — aiuta dopo un furto; gioielli e oggetti di valore vanno conservati in cassaforte o in una cassetta di sicurezza bancaria. Se il peggio accade, i consigli operativi sono chiari: lasciare l’abitazione, chiamare le forze dell’ordine e annotare quante più informazioni possibili sull’autore e la via di fuga; contattare poi l’assicurazione e bloccare carte e dispositivi rubati. È un approccio pratico: aumentare i tempi di accesso, ridurre i segnali di assenza e prepararsi alle conseguenze reali che molti italiani già tengono in conto.






