Con l’arrivo dell’inverno e il ritorno alla vita al chiuso, medici e pediatri stanno osservando un aumento dei casi di polmonite atipica, in particolare tra i bambini, ma non solo. Si tratta di una condizione infettiva che spesso passa inosservata proprio perché non costringe a letto come la polmonite “classica”. Chi ne è colpito continua a lavorare, andare a scuola e svolgere le normali attività quotidiane, senza rendersi conto di avere un’infezione polmonare in corso. Ed è proprio questa apparente normalità a renderla insidiosa. In un’epoca segnata dall’esperienza del Covid-19, molti sintomi possono generare confusione e ritardi nella diagnosi. Capire cos’è la polmonite atipica, come si manifesta e perché può rappresentare un problema di salute pubblica è oggi più importante che mai.

Cos’è la polmonite atipica e perché viene chiamata “ambulante”
La polmonite atipica è una forma di infezione dei polmoni diversa da quella più conosciuta e severa. In ambito medico viene spesso definita “polmonite ambulante” perché, a differenza della polmonite tradizionale, non provoca quasi mai febbre alta, grave difficoltà respiratoria o la necessità di ricovero ospedaliero. I polmoni risultano comunque coinvolti, ma l’infiammazione è più lieve e progressiva. Questo fa sì che la persona colpita possa sentirsi abbastanza bene da continuare la propria routine, sottovalutando i segnali del corpo.
Nella polmonite classica le vie aeree si gonfiano, gli alveoli si riempiono di muco e liquidi e la tosse è spesso produttiva, accompagnata da febbre elevata e malessere marcato. Nella forma atipica, invece, i sintomi sono più sfumati e possono assomigliare a quelli di un forte raffreddore o di un’influenza persistente. È proprio questa somiglianza a rendere difficile riconoscerla subito, soprattutto nei periodi in cui circolano numerosi virus respiratori.
Chi è più a rischio e come si manifesta
La polmonite atipica può colpire chiunque, ma alcune fasce di popolazione risultano più vulnerabili. I bambini molto piccoli, in particolare sotto i due anni, e gli anziani sopra i 65 anni rappresentano i gruppi più esposti. Anche le persone immunodepresse o in trattamento con farmaci immunosoppressori hanno un rischio maggiore di sviluppare l’infezione. Chi soffre di patologie respiratorie croniche come asma o enfisema, o vive e lavora in ambienti affollati come scuole, dormitori e caserme, è più facilmente esposto al contagio.
La malattia è piuttosto comune e segue un andamento ciclico, con picchi che si ripresentano ogni tre-sette anni, soprattutto nei mesi autunnali e invernali. I primi segnali sono spesso aspecifici: mal di gola, stanchezza intensa, dolore o fastidio al petto e una febbre lieve che tende a non allarmare. Con il passare dei giorni possono comparire tosse secca persistente, mal di testa, starnuti e leggeri brividi. Molti pazienti riferiscono la sensazione di non guarire mai del tutto, come se il raffreddore non volesse passare.
Contagio, diagnosi e trattamento: perché non va ignorata
La polmonite atipica è contagiosa e si trasmette attraverso le minuscole goccioline respiratorie emesse parlando, tossendo, starnutendo o persino respirando a distanza ravvicinata. Un aspetto particolarmente delicato è che il contagio può avvenire già durante il periodo di incubazione, che varia da due a quattro settimane prima della comparsa dei sintomi. Questo significa che una persona apparentemente sana può diffondere l’infezione senza saperlo.
La diagnosi si basa su una valutazione clinica accurata. Il medico ascolta i suoni di polmoni e cuore e raccoglie informazioni sui contatti recenti con persone malate. In caso di sospetto, può essere richiesta una radiografia del torace o esami di laboratorio, come analisi del sangue o campioni di muco, per individuare la causa dell’infezione, che può essere batterica, virale o più raramente fungina.
Il trattamento dipende dall’origine della polmonite atipica. Nei casi batterici vengono prescritti antibiotici specifici, come azitromicina o claritromicina, utilizzabili anche nei bambini. Negli adulti possono essere impiegati anche antibiotici fluorochinolonici. È fondamentale seguire scrupolosamente la terapia prescritta e completare l’intero ciclo, anche se i sintomi migliorano rapidamente, per evitare ricadute o complicazioni. In alcuni casi la malattia può risolversi spontaneamente, ma i tempi di guarigione possono essere più lunghi.
Attualmente non esistono vaccini specifici contro la polmonite atipica, ma le prospettive sono generalmente buone. I sintomi possono durare dalle quattro alle sei settimane, con la tosse che spesso persiste più a lungo. Per questo è importante non ignorare segnali che si protraggono nel tempo e consultare un medico se i disturbi non migliorano. Informarsi, riconoscere precocemente la malattia e adottare comportamenti responsabili è il modo migliore per proteggere se stessi e gli altri in una stagione in cui le infezioni respiratorie tornano a farsi sentire.






