La bolletta della luce si apre e, tra voci che spesso sembrano uguali, compare una riga che incide sul bilancio familiare: il Canone RAI. Per molti è un addebito automatico, per altri una tassa da contestare. Chi possiede un apparecchio in grado di captare il segnale del digitale terrestre ha infatti l’obbligo di versarlo, ma la normativa prevede casi di esenzione che permettono di evitare l’addebito se si rispettano determinati requisiti e si invia il modulo giusto. Un dettaglio che molti sottovalutano è che non conta l’uso del televisore, ma il semplice possesso: questo spiega perché in diverse abitazioni la questione diventa pratica, oltre che fiscale.
Chi è tenuto a pagare e quali esenzioni esistono
La regola di base è semplice: la tassa si applica se in casa è presente un apparecchio televisivo capace di ricevere il segnale del digitale terrestre. Per contrastare l’evasione, dal 2016 il Canone RAI è stato associato direttamente all’utenza elettrica e inserito nella bolletta elettrica, con addebito rateizzato solitamente in dieci mensilità. L’importo normalmente considerato è di circa novanta euro annui, dilazionato in più rate per facilitarne il pagamento.
Esistono però esenzioni previste dalla legge. Tra le più note, rientrano gli over 75 con determinati limiti di reddito, i rappresentanti diplomatici stranieri e coloro che dichiarano di non detenere alcun dispositivo televisivo. Un fenomeno che molti notano nelle città è la complessità delle verifiche: la semplice affermazione non basta, serve la documentazione e la dichiarazione formale. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che la legge valuta la composizione dell’altra famiglia anagrafica legata all’utenza, non solo il singolo intestatario.

Le autorità hanno previsto meccanismi di controllo per limitare abusi: se viene accertato il possesso non dichiarato del dispositivo, l’esenzione decade e scattano le sanzioni. Un dettaglio che molti sottovalutano è che anche un televisore in cantina, se funzionante, è considerato possesso. Per questo è cruciale conoscere i criteri precisi prima di inviare la documentazione.
La dichiarazione da inviare: tempi, responsabilità e cosa fare in pratica
Per ottenere l’esenzione bisogna presentare la dichiarazione sostitutiva di non detenzione, compilando il modulo predisposto e inviandolo all’Agenzia delle Entrate. La dichiarazione può essere inoltrata dal titolare dell’utenza elettrica per uso domestico residenziale a cui è legato il canone. Un dettaglio pratico: la validità della dichiarazione è annuale e interessa tutto il nucleo familiare che risulta anagraficamente connesso all’utenza.
Le scadenze sono strutturate su finestre temporali: dal 1° luglio al 31 gennaio è possibile chiedere l’esenzione per l’anno intero, mentre dal 1° febbraio al 30 giugno si può ottenere l’esonero per il secondo semestre. Se nel periodo di esenzione si acquista un televisore, occorre comunicarlo tempestivamente all’Agenzia delle Entrate in modo che l’addebito riprenda nella bolletta. Un fenomeno che in molti osservano è la difficoltà a rispettare i termini senza un promemoria: per questo è utile segnare la finestra temporale nel proprio calendario.
In pratica, il passaggio chiave è verificare la composizione del nucleo familiare e valutare il reale possesso di dispositivi riceventi. Il modulo dedicato è disponibile presso i canali istituzionali competenti; la presentazione corretta e nei tempi evita l’addebito automatico in bolletta ma, allo stesso tempo, impone responsabilità di comunicazione nel caso di acquisti successivi. Un ultimo dettaglio realistico: molte famiglie scoprono la possibilità di esenzione solo quando la bolletta diventa un problema concreto, e da quel momento la procedura diventa un’operazione amministrativa da gestire con attenzione.






