Un asteroide largo 19 metri, chiamato 2025 PN7, ha seguito la Terra in orbita per oltre sei decenni senza che nessuno se ne accorgesse, rivelando nuovi misteri sul nostro vicinato cosmico.
Per oltre sessant’anni la Terra ha avuto un compagno celeste di cui non sapevamo nulla. Si chiama 2025 PN7 ed è un asteroide di circa 19 metri di diametro scoperto ad agosto 2025 grazie all’osservatorio Pan-STARRS delle Hawaii. Da allora, i dati raccolti hanno confermato un fatto sorprendente: questo oggetto ha seguito il nostro pianeta in modo silenzioso e invisibile sin dai primi anni Sessanta, mantenendo una relazione orbitale stabile e unica.
Una presenza rimasta nell’ombra per decenni
La caratteristica che rende affascinante 2025 PN7 è che non orbita realmente attorno alla Terra, come fa la Luna. È definito un quasi-satellite, perché mantiene una risonanza orbitale 1:1 con il nostro pianeta: percorre il Sole con lo stesso periodo della Terra, creando l’illusione di un compagno fedele che non ci abbandona mai.
In termini pratici, 2025 PN7 oscilla tra una distanza minima di circa 4,5 milioni di chilometri e una massima di 60 milioni di chilometri, senza però avvicinarsi troppo. Gli astronomi, analizzando vecchi archivi fotografici, hanno trovato tracce del corpo celeste già nel 2014, ma i modelli al computer hanno dimostrato che la sua orbita si è mantenuta stabile almeno dagli anni Sessanta, durante l’epoca dell’amministrazione Eisenhower.
Gli studi più recenti indicano che il quasi-satellite continuerà a rimanere nella stessa configurazione per almeno altri sessant’anni, prima che interazioni gravitazionali lo spingano verso orbite diverse, forse in direzione di Marte o Venere.
La danza celeste dei quasi-satelliti
Il caso di 2025 PN7 non è isolato, ma resta comunque raro e prezioso. Ad oggi, si conoscono appena sette quasi-satelliti della Terra, piccoli oggetti che tracciano anse retrograde nel cielo, dando l’impressione di orbitare intorno al nostro pianeta pur restando legati principalmente al Sole.
Tra i più noti c’è Kamoʻoalewa (2016 HO3), con dimensioni comprese tra 40 e 100 metri. Proprio Kamoʻoalewa è stato scelto dalla missione cinese Tianwen-2, partita nel maggio 2025 e diretta a raccogliere campioni che dovrebbero rientrare sulla Terra nel 2027.
Questi oggetti non sono semplici curiosità astronomiche: rientrano in una categoria particolare chiamata Arjuna-type, caratterizzata da orbite molto simili a quella terrestre e da una grande stabilità dinamica. Per questo motivo, rappresentano una palestra naturale per lo studio dell’interazione gravitazionale e dell’evoluzione delle orbite nel sistema solare.
Valore scientifico e prospettive per l’esplorazione spaziale
La scoperta di 2025 PN7 non è solo un colpo di scena astronomico, ma anche un segnale per il futuro dell’esplorazione spaziale. Secondo gli studiosi, i quasi-satelliti offrono una serie di vantaggi unici: sono più facili da raggiungere rispetto ad altri oggetti near-Earth, hanno velocità relative più basse e permettono missioni meno costose dal punto di vista energetico.
Come ha spiegato l’astronomo Sam Deen a Sky & Telescope, “gli oggetti in orbite straordinariamente stabili sono tra i bersagli più accessibili per le navicelle spaziali”. Questo significa che in futuro potrebbero diventare piattaforme ideali per missioni scientifiche, per test tecnologici e persino per progetti legati alle risorse minerarie spaziali.
Inoltre, il fatto che un corpo celeste di quasi venti metri sia rimasto inosservato per sessant’anni dimostra quanto lo spazio vicino alla Terra sia ancora sconosciuto e pieno di sorprese. Come sottolineato da Alan Harris dello Space Science Institute, le caratteristiche orbitali del 2025 PN7 lo distinguono da frammenti lunari generati da impatti: tutto indica che abbia avuto origine nella cintura degli asteroidi interna, aprendo scenari di studio sulle dinamiche di migrazione dei corpi minori.
In definitiva, il caso del 2025 PN7 ci ricorda che la Terra non è sola nel suo viaggio attorno al Sole: al contrario, è accompagnata da una piccola flotta di compagni temporanei, testimoni silenziosi della complessità e della bellezza del sistema solare.






